Quando gli uomini si sentono discriminati

joshua-ness-9iqqfz7ouwy-unsplash

“Prof, anch’io mi sento discriminato!” Ma da chi? “Dalle donne!”

Va bene, parliamone, perché questa sensazione non è così rara, e purtroppo la discriminazione percepita, anche se non è reale, produce gli stessi danni della discriminazione reale. Basta infatti la percezione della discriminazione per attivare la “minaccia dello stereotipo”, e la profezia si avvera, producendo le stesse conseguenze negative della discriminazione reale (minore produttività). E’ importante dunque cercare di ridurre la percezione della discriminazione proprio quando quest’ultima NON è reale, poiché in tal caso la legge non può nulla contro di essa.

La percezione della discriminazione nei confronti del genere maschile è rilevata nell’indagine Eurofound (EWCS 2015). I dati mostrano che lo 0,7% degli uomini ha affermato di aver subito una discriminazione di genere nei 12 mesi precedenti l’indagine (contro il 3,1% delle donne), e l’andamento nel tempo evidenzia una notevole crescita di questa percentuale tra il 2010 e il 2015 (da 0,2% a 0,7% per la componente maschile, e da 2,1% a 3,1% per la componente femminile).

La percezione degli uomini di essere discriminati nasce solitamente in ambiti professionali con forte segregazione femminile (come le professioni di cameriera, segretaria, assistente sociale e docente di scuola primaria), oppure in contesti in cui le regole di comportamento sono tradizionalmente diverse tra i generi (come la richiesta di allineamento al codice di abbigliamento aziendale o la concessione di permessi e benefit).

Ma la percezione maschile di essere discriminati nasce soprattutto in contesti di azioni positive, come ad esempio l’introduzione delle quote di genere nelle assunzioni e nelle promozioni. In alcuni casi, sono le aziende stesse che scelgono di adottare un trattamento preferenziale nei confronti del genere femminile con l’intento di evitare l’accusa di discriminazione contro le donne e il conseguente onere del contenzioso, e in queste situazioni è ricorrente l’uso del termine “discriminazione a rovescio” per sottolineare il fatto che la disparità di trattamento in negativo e quella in positivo rappresentano le due facce della stessa medaglia. In entrambi i casi, infatti, verrebbe tradito il criterio del merito, cioè il meccanismo di selezione efficiente sia dal punto di vista aziendale sia dal punto di vista sociale.

Le posizioni ostili alle quote sembrano prevalentemente fondate sull’idea che le persone favorite dalle azioni positive siano di fatto meno qualificate dei loro rivali, e che pertanto non sarebbero in grado di superare le prove previste nel caso di una selezione puramente meritocratica. In realtà, il concetto di merito non è privo di ambiguità. Per esempio, è interessante notare che i risultati di un’indagine condotta specificamente su questo tema riportano che ben il 54% degli intervistati considera la meritocrazia una grave carenza della classe dirigente italiana, ma al tempo stesso il 91% di loro ritiene di applicarla a titolo personale. Dunque quasi tutti ritengono di essere meritocratici, ma poi giudicano il sistema gravemente carente da questo punto di vista. (Istituto Piepoli 2008).

Inoltre, è importante tenere presente che la mera intenzione di premiare il merito non garantisce che i valutatori sappiano riconoscerlo. In un contesto decisionale non libero dal condizionamento degli stereotipi chi è il vincitore di una procedura di valutazione? L’individuo più meritevole o quello ritenuto più “adatto” secondo lo stereotipo? Inoltre, la normativa sulle azioni positive specifica che il trattamento preferenziale del genere sottorappresentato non è incondizionato, ma si applica a parità di qualificazione per una data posizione lavorativa o a parità di merito per un dato benefit. Ciò significa che i candidati del genere più rappresentato non possono essere esclusi a priori dalla competizione, ma devono essere presi comunque in considerazione, così che l’appartenenza di genere rappresenti l’elemento preferenziale della procedura di selezione solo a parità degli altri criteri di valutazione.

In conclusione, poiché il percorso verso la parità di genere può trovare un ostacolo non trascurabile nella percezione della discriminazione sia da parte degli uomini sia da parte delle donne, e poiché questa percezione ha conseguenze negative sulla produttività di entrambi i generi, è conveniente per tutti investire risorse per contrastare questo fenomeno.

  • Luisa Rosti |

    Segnalo a questo link un altro breve contributo (economico) sullo stesso argomento
    https://alleyoop.ilsole24ore.com/2022/01/10/svezia-2021-la-discriminazione-adesso-un-problema-gli-uomini/

  • Lorenzo Casesa |

    Egr. Dott.ssa Luisa Rosti,
    ho letto il suo articolo e intanto mi lasci dire che finalmente si inizia timidamente (TROPPO) a parlare di questioni maschili e del disagio profondo che vi è tra i giovani ragazzi e gli uomini.
    Sono Amministratore Delegato del World Trade Center di Rimini e San Marino, ci occupiamo di internazionalizzazione di impresa ma studiamo anche le dinamiche sociali per capire dove sta andando la nostra Società e quali trend ci si può aspettare in futuro.
    Studiando alcune tematiche sociali, tre anni fa, mi sono imbattuto e ho studiato e analizzato il disagio maschile visitando anche diversi siti della Uomosfera. Le devo dire che sono rimasto molto sorpreso perchè questo malessere non è finto o frutto di una misoginia o di una avversione verso le Donne, No. Assolutamente no. Ovviamente ci sono alcuni individui che, oramai esasperati, radicalizzano le loro posizioni e tendono ad avere atteggiamenti di odio e rifiuto delle donne, ma questo accade ampiamente all’interno del femminismo contro gli uomini. Il fatto è che i problemi che sollevano questi ragazzi sono problemi veri e gravi, spesso vissuti indirettamente sulla pelle dei loro Padri.
    Sono oramai convinto anche io che il Femminismo ha emancipato la Donna, ma questa emancipazione (giusta per carità) probabilmente gestita male, sta creando numerosissimi problemi sociali, alcuni molto preoccupanti.
    Il primo grande errore del femminismo è stato quello di volere SCIENTEMENTE la distruzione della Famiglia Nucleare e del Matrimonio.
    Prima domanda: In alternativa alla Famiglia cosa ci presenta il femminismo per crescere in armonia i nostri figli e i nipoti? Al momento non c’è stato presentato nulla. E’ allucinante come si decide di distruggere una istituzione come la Famiglia senza sapere cosa presentare al suo posto. Non crede?
    Avendo voluto distruggere la Famiglia, Il secondo grande errore (il più importante e drammatico) è quello di avere completamente DERESPONSABILIZZATO l’Uomo. Come? distruggendo i Tre primari ruoli esistenziali dell’Uomo, cioè quello di essere il Padre, il Protettore e il Provveditore della Famiglia, dei Figli e della Moglie. In questo modo il maschile è andato in profonda crisi esistenziale, non vede futuro, non capisce il suo ruolo, non si prende più responsabilità perchè non c’è più la Famiglia e non ha più i suoi tre ruoli in Società: Father, Protector e Provider della famiglia.
    Contestualmente il genere maschile viene privati di molti diritti fondamentali, alcuni esempi:
    Nessun diritto riproduttivo.
    Nessun diritto sull’Aborto, seppure il 50% del patrimonio genetico appartiene all’Uomo.
    Minori diritti sul lavoro (quote rosa, discriminazioni positive, Opzione Donna, Finanziamenti solo all’impresa femminile, etc..etc..), calpestando completamente l’Art.3 della nostra Costituzione.
    Mortificazione dei diritti genitoriali maschili su affidamento dei figli in caso di separazione.
    Impossibilità di difendersi dalle false pedo accuse. Credete alle Donne!!! Urlano le femministe. Peccato che l’85% delle denunce sono false denunce per alienare i figli ai Padri separati.
    Mortificazione dei Padri separati che oramai sono 4 milioni, di cui 800.000 mangiano alle mense della Caritas e vivono sotto i Ponti.
    La Scuola è stata totalmente femminilizzata, 87% insegnanti Donne e solo il 13% Insegnanti Uomo con gravissimi danni sul rendimento e sull’abbandono scolastico per il genere maschile, peggiori voti, si diplomano meno, si laureano meno (un gap di oltre il 6%).
    Il doppio standard femminista è oramai insopportabile, qualche esempio? Si incentivano le ragazze a frequentare le materie STEM all’Università facendo pagare loro meno tasse universitarie ma non si fa altrettanto per incentivare i ragazzi a frequentare le materie umanistiche, dell’istruzione, dell’accudimento, in psicologia. In Psicologia siamo già alla farsa, la quasi totalità degli psicologi è Donna. Lei sa meglio di me che per affrontare certi argomenti d’avanti ad uno psicologo è opportuno che coincida il sesso di paziente e medico. Lo sa questo, vero? E allora come mai a nessuno è venuto in mente di imporre una parità di genere in materie importantissime come psicologia e insegnamento? Come può la Scuola insegnare la parità di genere agli alunni quando i ragazzi, già privati dei loro padri, arrivano a Scuola, si guardano intorno, e cosa vedono? Solo e ancora Donne.
    Potrei continuare per ore a scrivere ingiustizie e privazioni di diritti maschili, ma mi fermo qui.
    C’è poi una grandissima questione ancora non risolta che è questa:
    Perchè tutti hanno paura di dire qualcosa contro il femminismo? Cosa è diventato il femminismo, una ideologia radicale non criticabile? Un Dogma?
    Anche Voi giornalisti ci andate piano, è evidente che avete paura di confrontarvi.
    Ho sollecitato molte volte il Ministro Bonetti a non sottovalutare la Questione Maschile, la stanno sottovalutando tutti!!! La Uomosfera è una pentola a pressione che ribolle, prima o dopo il problema esploderà, speriamo che nessuno si faccia male.
    Manca completamente il dialogo, lo si è reso ancora più difficile grazie alla insana e falsa narrativa dell’Uomo sempre carnefice e la Donna sempre vittima.

  • Lorenzo |

    Bravissimo. Condivido completamente ciò che hai scritto.
    Aggiungo che oggi le insegnanti donne sono l’87% e gli uomini solo il 13%.
    Nessuno ne parla. Il ministro delle NON pari opportunità Elena Bonetti, sollecitata da me numerose volte via email, non risponde.
    Problema del femminismo radicale?

  • Eros Polazzon |

    La più grande e pericolosa discriminazione la subiscono i bambini, costretti (9 bambini con certificazioni su 10 sono maschi) a crescere e tentare di riconoscersi in un ambiente scolastico prettamente femminile, che premia prevalentemente, sono convinto non volontariamente, più le studentesse (che si sentono più a loro agio e che maturano in anticipo rispetto ai maschi); nonostante questa assoluta disparità nel mondo dell’educazione esistono campagne per avvicinare le donne alle materie STEM ma non esistono campagne per avvicinare gli uomini alle materie di cura alla persona! Incomprensibile che un ragazzino che vuole fare l’educatore, l’infermiere, il maestro debba seguire un corso in cui molto probabilmente sarà l’unico del proprio genere. Come può non essere discriminato? La maggior parte degli abbandoni scolastici, dei suicidi, delle certificazioni, sono maschili, al contrario le femmine mediamente hanno voti più alti e maggiori successi scolastici… considerando che il percorso scolastico è obbligatorio almeno fino ai 16 anni, gran parte del proprio periodo di sviluppo viene vissuto da un ragazzo in un ambiente prevalentemente femminili, senza punti di riferimento di genere, senza la possibilità di condividere una modalità diversa di approccio educativo.

  • Simone |

    Ma che modo di approcciarsi orribile!
    durante tutto l’articolo lascia intendere, dopo averlo chiaramente sottinteso all’inizio, che la discriminazione maschile sia solo una percezione ma che non sia reale… benvenuti nel 21º secolo.

  Post Precedente
Post Successivo