Pensare a come vorrei il mio funerale, mi fa cambiare la mia vita

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Non è una mia idea, ma un’ottima idea copiata da un libro. Gabriele Romagnoli apre “Solo bagaglio a mano” con le immagini del proprio funerale. Amo il libro in modo particolare e l’ho letto e riletto. Ma non avevo mai pensato a usare il funerale come metodo di decisione.

E’ un periodo un po’ complicato, complesso, confuso. Ho tante cose da mettere in fila e altre che si mettono in coda da sole e allungano la fila. Alcune penso, e spero, si risolveranno da sole, ma altre hanno bisogno che io decida. Sono cose diverse e per ogni porta che si apre non solo una si chiude ma corridoi nuovi appaiono sulla schermata di questo rebus che mi tiene sveglia anche stanotte.

Se scegli di lasciare andare una o più cose nella la tua vita professionale e cominci a creare del vuoto sai che i corridoi per quella privata non sono gli stessi che avevi come opzione prima di quella scelta. Magari sono meno o sono più stretti. E poi arriverà qualcosa di nuovo, come capita di solito dopo aver fatto un vuoto, ma quello che potrebbe arrivare è oltre che incerto anche imprevedibile.

E poi trasloco o non trasloco? Compro o affitto visto che tutto cambia in fretta e le ragazze crescono. Tre figlie e tre scelte di scuola quest’anno. Pronta a sparigliare Parzani? Tre percorsi diversi, un pochino rischiosi e tutti su misura di talenti e sogni. Qualcuno a cui dedicare più tempo perché la salute scricchiola. E a tutti quelli che chiedono un piccolo favore ma che oggi sono tantissimi in giornate che se lette sull’agenda sono finite prima di cominciare?

Il tempo non è una variabile infinita. E dove meglio allocarlo? Quest’anno ho pensato che avrei iniziato ogni settimana là dove il mio cuore batte di più. E così ogni lunedì mattina ho una cosa bella da fare, una classe di ragazzini da incontrare, una fondazione da visitare, un’amica da aiutare per un sogno rimasto nel cassetto. Ma ora vogliono che il lunedì mattina ci sia la call settimanale di quel super progetto. E io che ho già incastrato, pianificato, scelto. Che faccio?

E così questa notte ho elaborato la teoria del funerale. Che persona voglio essere penso di saperlo, ma in tutto questo caos, dove nulla si risolve e tutto si incastra, pensare a cosa gli altri vedono di te, pensano di te, a chi ferisci senza volerlo, a chi trascuri, a chi vorresti ci fosse al tuo funerale, a chi volessi non mancasse e a chi non ti importa che presenzi, a dove vorresti fosse, aiuta. O almeno credo mi abbia aiutato.

Voglio un funerale di amici, delle persone che sto incontrando nelle prime ore dei mie lunedì mattina. Un funerale semplice. Campagna e fiori di campo vincono su maxi chiesa e corone. Chiederò di spostare la call di quel progetto o chiederò a qualcun altro di seguirlo. Voglio un funerale non “per gente di lavoro”.

Lo spazio che sto facendo nel mondo professionale è quindi giusto, è tempo di lasciare andare alcune esperienze già fatte e a cui ho dato il massimo di quello che potevo. Ora quel tempo devo salvarlo anche per altre cose, quelle che non ti danno un titolo ma ti stampano un sorriso. Quel sorriso di cui voglio vestirmi al mio funerale. E allora che spazio sia e quando le nuove opportunità busseranno alla porta che siano quelle giuste.

Ovvio anche, a questo punto, se procediamo logicamente, che il personale vince sul professionale. Uno dei due guida sempre. O almeno è stato così per me. Ma le fasi sono alterne. E ora che sono più grande e di cose ne ho fatte e alcune le ho pagate anche personalmente parecchio, e lo so, voglio le persone che mi amano e quelle che amo vicine a me.

Ci sono momenti nella vita in cui bisogna avere coraggio e lasciare andare. Fare un passo indietro e anziché guidare, sedersi comodi sul sedile di fianco se serve. Penso di poterlo fare questa volta. Oggi ci sono prima loro di me, io mi adatto, smusso, trasformo. Sono forte, rotonda, so cosa mi fa felice.

Quanto al tempo? Pensarmi lì, alla fine di tutto … non penso ci sia rimorso peggiore del tempo non speso o non dedicato a chi ami. Del tempo negato. Del tempo che ti sei fatto scippare o di quello a cui non hai prestato attenzione. Il tempo è quasi tutto quello che abbiamo. Dare tempo è il regalo più prezioso! Riguarderò anche la mia agenda domani.

Sapere dove vorrei fosse il mio funerale non mi aiuta invece con il trasloco. Milano e le mie piccole montagne non si possono conciliare. Sulla casa ci devo ancora pensare. Magari anziché usare il trucco del funerale qui mi faccio consigliare da qualcuno che fa real estate.