Che bene fa alla coppia, se il papà resta a casa un po’ di più

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Quando sono nati i miei figli, il loro papà è rimasto nei paraggi per una settimana circa prima di riprendere ad andare all’estero per lavoro. Nonostante fossi una donna adulta e “moderna”, non ho protestato: non ho trovato strano che mi lasciasse da sola con i frutti del nostro grembo. Il papà dei miei figli è uno degli uomini più “paritari” che conosca. Quando è in casa, non c’è attività casalinga che non lo veda impegnato in prima persona. Eppure nemmeno lui ha trovato strano dileguarsi dopo pochi giorni, lasciandomi da sola a cavarmela in una rivoluzione che non ha eguali nella vita di due persone.

Nella vita di “due” persone? L’obiettivo comune sembrava essere quello di limitarne l’impatto alla mia vita, come se una rivoluzione piena per una persona sola fosse più vantaggiosa di due mezze rivoluzioni. Io, come quasi tutte le donne con cui ho parlato da allora, mi sono sentita infinitamente sola, senza essere consapevole di essere stata letteralmente “abbandonata”. La quantità di fatica, fisica ed emotiva, che comporta un cambiamento del genere può essere insopportabile per una persona sola: una circostanza che dovrebbe potersi verificare solo in assenza di qualunque alternativa, in casi rarissimi.

Altrimenti perché la natura ci obbligherebbe a essere in due, per generare un terzo essere umano?

Molte delle storie che ho raccolto in questi anni finiscono con una separazione. Essere così distanti nel modo di vivere un’esperienza travolgente come la nascita di un figlio può provocare una biforcazione da cui una coppia non si riprende più. Da quel punto in avanti, tra le due traiettorie si forma un cumulo di recriminazioni ed amarezze, o anche di semplici incomprensioni che poggiano su due percezioni completamente diverse di un’esperienza che sentiamo istintivamente dover essere più simile.

zezza5Parlando di congedo di paternità, dovremmo quindi allargare la prospettiva al benessere della coppia, mentre paradossalmente oggi facciamo l’inverso: ci ritroviamo a ragionare di parità genitoriale solo in sede di separazione.

Negli ultimi 10 anni, diverse ricerche hanno iniziato a osservare come la condivisione del “lavoro genitoriale” impatti altri aspetti della famiglia, oltre la relazione padre figlio – a cui si sa che la maggiore presenza paterna sin dalla nascita porta notevoli benefici.

Ecco quindi tre sorprendenti (e poco noti) benefici che un più ampio e coraggioso congedo di paternità porterebbe alle famiglie italiane:

1) una migliore salute (delle donne): uno studio svedese ha rilevato che le madri i cui partner prendono il congedo di paternità hanno meno probabilità di prendere antibiotici e farmaci contro l’ansia;

2) una minore probabilità di divorzio: è degli Stati Uniti una ricerca che indica una diminuzione delle probabilità di divorzio per le coppie che condividono in modo paritario l’esperienza genitoriale sin dal primo giorno:

il congedo di paternità riduce infatti dell’8,3% le probabilità di separarsi nei 5 anni dopo la nascita del bambino e continua a ridurle del 3,4% anche 10 anni più tardi;

3) una migliore vita sessuale: infine, un’ampia ricerca americana rivela che meno di un terzo delle coppie condivide in modo egualitario il lavoro domestico… ma sono proprio quelle che riportano la maggiore soddisfazione di coppia e sessuale.

Donne più forti perché meno sole, uomini più liberi dallo stigma del “breadwinner”, coppie che evolvono e si trasformano insieme: lo stato di salute della famiglia si potrebbe misurare sulla capacità di un Paese di saper vedere anche questi aspetti, in un congedo di paternità.