“Dobbiamo contrastare gli stereotipi di genere che limitano l’accesso e la carriera delle donne nelle discipline STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics) e in particolare nell’ambito cibernetico, come quello della cybersicurezza che ha fame di nuovi talenti e di nuove competenze. Per questo ho presentato una proposta di legge che promuove la scelta delle lauree STEM da parte delle ragazze, dando la possibilità alle studentesse meritevoli di non pagare la retta universitaria nelle lauree tecnico-scientifiche per tutta la durata regolare del corso“.
La vice presidente della Camera dei Deputati Mara Carfagna, introducendo l’incontro “Cyber parità. Opportunità per le donne nel cyber e nelle professioni ad alto contenuto tecnologico” alla sala della Regina di Montecitorio lunedì scorso, non ha fatto un discorso di circostanza o di presa d’atto della situazione. Ha fatto un passo in più, parlando della proposta depositata in Parlamento, per incentivare la scelta di materie Stem all’univerwsità da parte delle ragazze:
“Per promuovere le iscrizioni delle studentesse a corsi di studio universitari con indirizzo scientifico e il successivo accesso delle donne laureate alle carriere professionali nell’ambito delle discipline della scienza, tecnologia, ingegneria e matematica (cosiddette discipline STEM), propongo di istituire presso il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca un fondo speciale, denominato “Fondo STEM”, destinato a finanziare l’esonero totale dalle tasse e dai contributi dovuti dalle studentesse per iscriversi ai corsi di laurea triennale, magistrale e magistrale a ciclo unico, nelle discipline STEM” ha spiegato la vice presidente, aggiungendo poi: “Abbiamo calcolato il costo intorno ai 100 milioni annui, ma ritengo sia un errore classificare queste spese come costi, poiché si tratta di investimenti che moltiplicheranno il loro valore. Come la Commissione Europea Women Active in the ICT Sector ha dimostrato, una maggiore partecipazione femminile in professioni collegate all’economia digitale porterebbe ad un aumento del PIL comunitario di circa 9 miliardi di euro all’anno“.
L’occasione per parlare della proposta è stato il convegno “Cyber parità”, dedicata alle opportunità per le donne nel cyber e nelle professioni ad alto contenuto tecnologico, promosso proprio dalla vice presidente della Camera Mara Carfagna e tenutosi nella Sala della regina a Montecitorio lunedì scorso.
Il parterre della tavola rotonda sottolinea l’attenzione che il panorama delle Istituzioni e delle aziende stanno rivolgendo a questo tema. Fra i relatori della giornata sono intervenuti, dopo i saluti della vice presidente Carfagna e della ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti, Domitilla Benigni membro fondatore di Women4Cyber e coo di Elettronica; Nunzia Ciardi, direttore del servizio di polizia postale e delle comunicazioni; Carmen Gonsalves, head of international cyber policy, ministero degli Esteri dei Paesi Bassi, membro di Women4Cyber; Gaetano Manfredi, presidente della conferenza dei rettori delle università italiane; Paola Severino, vicepresidente università Luiss-Guido Carli; e in video collegamento da Bruxelles Despina Spanou, direttore digital society, trust and cybersecurity Commissione europea, membro di Women4Cyber.
E dalla scuola, ma a livello molto precoce, bisogna iniziare secondo il presidente della conferenza dei rettori e rettore dell’Università Federico II di Napoli, Gaetano Manfredi: “Se vogliamo incidere su questo trend è necessario operare per aumentare le abilità informatiche dei ragazzi, che non vuol dire l’uso degli smartphone, e lavorare tutti insieme con i protagonisti della formazione a partire da età molto precoce“. A suo giudizio è necessario un cambiamento nell’immaginario collettivo che oggi è penalizzante per le ragazze; è necessario migliorare la capacità dei docenti di orientare gli studenti; è necessario infine una maggiore consapevolezza delle famiglie delle opportunità di lavoro che si aprono scegliendo le materie stem.
A giudizio della prof.ssa Severino, poi, è necessario anche un adeguamento legislativo, ad esempio per le prestazioni lavorative non continuative proprie della Gic economy, che rappresentano un’opportunità di impiego per le donne. Severino, che è vice presidente dell’Università Luiss, ha poi espresso un giudizio positivo sull’ipotesi di creare borse di studio o esoneri delle tasse per le ragazze che scelgano materie stem nel loro corso di studi.
Nel corso del dibattito una serie di dati hanno reso evidente come il tema non sia rimandabile oltre:
- perché la “data economy” vale 60 miliardi di euro in Europa e nel 2020 si stima che i dati disponibili saranno 10 volte quelli attuali (fonte: “Geopolitica del digitale” realizzata da Elettronica in collaborazione Ambrosetti).
- perché da qui al 2021 ci saranno globalmente circa 3.5 milioni di posti di lavoro globali non coperti nella cybersecurity (fonte: “Cybersecurity jobs report 2018-2021”).
- perché entro il 2022, l’Europa dovrà affrontare una carenza di competenze sulla sicurezza informatica di 350.000 lavoratori (fonte: ISC).
- perché solo il 28% dei ricercatori in ambiti STEM a livello globale è donna.
Eppure “il cyber è il futuro” interviene Domitilla Benigni, founding member di Women4Cyber, iniziativa europea nata per aumentare il coinvolgimento delle donne in questo settore direttore generale di Elettronica, Gruppo mondiale nei sistemi di difesa e sicurezza. Ci sono anche segnali incoraggianti che vanno perseguiti e supportati, se è vero che solo il 20% dei professionisti nel settore cyber a livello global sono donne, lo sono rispetto all’11% di 6 anni fa. “L’uguaglianza di genere non è solo un obiettivo desiderabile per ragioni ideali, morali, esistenziali, ma è una condizione di sopravvivenza per il sistema economico. Non è solo una questione di equità, ma anche di convenienza” ha sottolineato Benigni.
Il tema cyber riguarda anche la sicurezza stessa delle donne in rete: “La presenza femminile nella cyber security è importante anche per cambiare una certa mentalità “ricorda Nunzia Ciardi, che prosegue: “Le donne pagano spesso un prezzo più alto degli uomini per stare in rete, vittime come spesso accade di insulti e minacce che riguardano quasi sempre il loro aspetto fisico. Ecco perché un occhio femminile nel settore della cyber sicurezza diventa ancora più importante”.
Network è stato il filo rosso di tutti gli interventi in questa giornata di lavori che ha testimoniato una rete, un impegno diffuso e un lavoro corale di tutti gli attori coinvolti nella tavola rotonda, e in generale su questo tema: dalle Istituzioni che hanno un ruolo nell’agevolazione di proposte legislative e azioni concrete fin dall’istruzione e formazione dei ragazzi, alle imprese, porta di ingresso per il mondo del lavoro. Stimoli che non devono essere lasciati cadere.