Eugenia Carfora, preside da Caivano: “La bellezza può combattere l’illegalità”

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È da questa parola “bellezza” che ripete spesso la preside Eugenia Carfora, ormai diventata il simbolo della scuola che resiste, che inizia una lunga chiacchierata dove “bellezza e illegalità” combattono, troppo spesso, ad armi impari nella quotidianità della provincia di Caivano.

eugeniaNell’ultima intervista rilasciata a AlleyOop avevamo raccontato l’inizio della sua storia e delle sue battaglie e aveva chiesto di non spegnere i riflettori sulla sua battaglia e noi continuano a seguirla e sostenerla. Eugenia Carfora oggi è la dirigente scolastica dell’Istituto Superiore Tecnico Professionale “Morano” di Caivano, in quel Parco Verde troppo spesso associato solo a tristi storie di degrado, spaccio, criminalità, dispersione scolastica, di “bambi che cadono giù” tra omertà e illegalità. Si fa difficoltà a scrivere tutte insieme queste parole, e con ancor più difficoltà pensare che possano convivere tutte insieme, ogni giorno. Figuriamoci combatterle. Ma la preside ci prova. Con fatica, ma con un impegno quotidiano.

La raggiungo poche ore dopo che ha ritirato il “Premio Speciale GreenCare 2019”. “La dirigente Eugenia Carfora rappresenta un grande esempio di come la cura del verde possa affermare e sottolineare i valori di legalità anche in un luogo come la piazza di spaccio del Parco Verde, dove affaccia il Morano”, afferma Benedetta de Falco, presidente dell’associazione Premio GreenCare. La cura del verde è però solo uno dei molteplici aspetti in cui la bellezza della preside Carfora è impegnata.

Una bellezza che parte dalle piccole, significative cose quotidiane. Il mio compito è abituare i bambini e i ragazzi alla bellezza all’interno della loro scuola, in modo che si facciano portavoce di questi valori una volta che varcano i cancelli dell’Istituto. Devono essere la mie estensione nelle famiglie, nelle strade e nelle istituzioni. Da sola altrimenti non ce la posso fare”.

Nella sua ultima intervista televisiva durante la trasmissione condotta da Domenico Iannacone “Che ci faccio” (in onda su Rai3 dal lunedì al venerdì alle 20.20), ha ben raccontato da dove sia partita la sua idea di legalità: dalla pulizia delle aule dove c’erano più birre e materassi che alunni. “Se non respirano e se non vedono la bellezza nella scuola che è il posto dove dobbiamo educarli e da dove loro devono trarre esempio, come possiamo pretendere che tornino con piacere e portino la loro esperienza fuori quando terminano il percorso di studio?

I ragazzi finché rimangono sotto la guida e l’occhio della Preside, in quello che lei chiama “un albergo a 4 stelle” sono protetti. Ma il pensiero è al dopo, quando escono. Quando dovranno combattere, da soli: la loro bellezza contro il sistema dell’illegalità. Difficile, ma a sentire la Preside Carfora, non è impossibile, anzi. Ma come fare? “Il primo passo, quello più difficile, è farli arrivare a scuola e farli abituare alla normalità: orari, ritmi, rispetto, studio. È un percorso impegnativo, perché coinvolge sia le famiglie sia le istituzioni. Quando la famiglia inizia a mandare a scuola il proprio figlio, sono felice. E’ una prima vittoria perché significa che hanno capito il mio obiettivo. La loro quotidianità purtroppo rispecchia un sistema consolidato che è difficile da scardinare. Ci vogliono tempo e risorse”.

E le istituzioni molto spesso hanno una burocrazia troppo lenta per la Preside.
Come già detto durante la trasmissione di Iannacone , mi ribadisce le stesse parole: “Non c’è tempo da perdere! Se io perdo un giorno, un minuto, ho perso un ragazzo. Perché in quel minuto viene qualcun altro che con uno solo sguardo “rapisce” quel ragazzo. Uno sguardo ti preclude la possibilità di salvarne altri…” e prosegue “Ogni mattina li vado a cercare uno a uno, li riprendo e li porto dentro la scuola“.

Dentro e fuori la scuola. Sembrano due mondi così distanti a Caivano. L’obiettivo della Preside è proprio questo: accorciare e eliminare le distanze. L’esempio deve uscire dalla scuola e diventare quotidianità, normalità, legalità. Non ci devono più essere confini. Il cancello deve rimanere aperto in un sistema di continuità.

Per questo motivo, nella scuola alberghiera che dirige manda i ragazzi a respirare un’aria diversa . I miei studenti devono viaggiare e conoscere altre realtà ed altri esempi positivi. Devono sapere che una realtà diversa esiste. Loro studiano la bellezza sui libri, ma poi non la vivo nella vita reale. È questo non è giusto. Solo aprendo loro una finestra sul modo è possibile il cambiamento”.

Noi manteniamo i riflettori accessi, augurandoci che arrivino altri attori a condividere la bellezza.