Tam Tam Basket, quando l’integrazione dei migranti passa per lo sport

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Mentre centinaia di immigrati vengono sfrattati dal centro di accoglienza a Castelnuovo di Porto nei pressi di Roma, mentre barconi di immigrati continuano a transitare nel Mediterraneo in cerca di aiuto e il nostro governo litiga con i vicini di casa per chi debba assumersi la responsabilità della povera gente che cerca asilo, a Castel Volturno c’è chi ha una missione: accogliere, accogliere, accogliere, senza nessun dubbio.

13La squadra di basket Tam Tam è infatti nata con l’idea di coinvolgere i ragazzi della comunità casertana di Castel Volturno italiani e figli di immigrati africani senza alcuna distinzione. L’ideatore è Massimo Antonelli, ex giocatore, che ha messo in piedi un’impresa, assieme ad altri amici e soci: Guglielmo Ucciero e Pietro D’Orazio colonne portanti che operano sul territorio; Antonella Cecatto vice presidente, ex giocatrice, innamoratissima di TamTam visto che vive a Bologna e aiuta economicamente il progetto; e il fratello Rino che anche da Pescara si attiva a favore della società.

15Dopo aver fatto scouting nelle scuole, a due mesi dall’inizio del progetto i ragazzi italiani hanno deciso di abbandonare la squadra perché troppo distante la palestra da casa mentre aumentavano i ragazzi di colore. La squadra come racconta ad Alley Oop il coach e fondatore: “è partita con una ventina di ragazzi che aumentava di numero anche quando ci siamo trasferiti ad allenarci sul campo aperto. Oggi abbiamo tre squadre con quarantadue ragazzi che si allenano, quasi tutti tesserati”.

Tam Tam BasketballAll’inizio i ragazzi non poterono iscriversi ai campionati FIP (Federazione Italiana Pallacanestro), perché il regolamento imponeva ci fossero massimo due stranieri per squadra. E l’esclusione avveniva nonostante gli atleti fossero figli di immigrati africani ma tutti nati in Italia.

Grazie a una vera e propria battaglia Tam Tam riuscì nel 2017, grazie al ministro dello sport Luca Lotti, a far approvare una legge di bilancio che concedesse la possibilità di tesseramento annuale anche ai minorenni extracomunitari, anche se non in regola con i permessi di soggiorno, purché avessero svolto un ciclo scolastico di almeno quattro mesi: la cosiddetta norma ‘salva Tam Tam’.

2Questo è stato uno dei primi traguardi raggiunti da Tam Tam che ha dato via ad un progetto più ampio, che pian piano si sta costruendo. Un progetto non solo sportivo: “Vista la realtà di degrado sociale in cui vivono – Massimo Antonelli non ha mai visto una comunità così povera – il progetto da sportivo diventa sociale ossia viene offerto in forma del tutto gratuita tutto: dai corsi al materiale a tutte le cose che sono necessarie alla vita degli atleti, come visite mediche, pulmino, assistenza psicologica individuale e di gruppo.”

3Che per Massimo Antonelli, che ha giocato nella Virtus Bologna in serie A, questo progetto non sia solo sportivo ma soprattutto educativo è ben chiaro: significa dare una possibilità a questi ragazzi che vivono ai margini della società, significa toglierli dalle strade, dalle cattive compagnie, dalla malavita che imperversa nelle zone in cui vivono: nulla di più semplice che cadere nel tranello della criminalità organizzata.

9“Il nostro compito più arduo è disciplinare i ragazzi che sono eccessivamente vivaci, pieni di energia e privi di cultura sportiva”. All’inizio il coach aveva cercato di far scrivere un decalogo di comportamento agli atleti, ma con scarsi risultati, per cui è stato istituito lo spirito S.O.L.E., come continua Massimo Antonelli: “un acronimo che sta per sudore, orgoglio, lealtà ed entusiasmo. Un premio a chi rispecchi nella vita in palestra e fuori questo spirito. Per ottenere un’ulteriore maturazione abbiamo pensato di mandare i ragazzi rei di comportamenti sbagliati sotto l’aspetto etico sportivo e sociale a fare lavori socialmente utili presso la cooperativa sociale ‘La casa di Alice di Castel Volturno’”.

00La Casa di Alice è un bene confiscato alla criminalità organizzata, una villetta che può ospitare tre persone, nata per accogliere chi ingiustamente accusato dai pregiudizi.

La fatica educativa ha portato i frutti desiderati: i ragazzi hanno migliorato la stima di sé, sono migliorati nella socializzazione, qualcuno ha vinto la timidezza, riescono a conciliare meglio studio e tempo libero.

Il progetto tuttavia non è finito: gli obiettivi da raggiungere sono tantissimi. La richiesta dei ragazzi che vorrebbero giocare con Tam Tam è crescente. Massimo Antonelli stima un centinaio di iscritti per il prossimo anno.

14È in programma anche la formazione di una squadra tutta al femminile, ragazzine dagli 11 ai 13 anni. Inoltre come racconta ad Alleyoop : “vorremmo far partire la fase due del progetto, ossia la realizzazione di una lab/factory nella nuova casa Tam Tam , dove fare uno studio scientifico su quanto ritmo e musica influiscano nell’apprendimento motorio. La ricerca sarà realizzata in collaborazione con l’università Federico II e la facoltà di scienze motorie di Napoli, grazie al mio know how, in quanto ideatore di Music Basketball.”

Tutti questi progetti sono ambiziosi e soprattutto costosi. Tam Tam continua ad attirare interesse dai media, eppure trovare sponsor sembra sia opera ardua : racconta Massimo Antonelli ; “la Tam Tam vive grazie a donazioni e sponsorizzazioni, a tal proposito voglio ringraziare la Fondazione Decathlon e la Progresso Sviluppo, la Clinica La Pinetina e l’azienda Archilegno (specializzata in arredi per farmacie) e i tanti che ci hanno sostenuto nei  tre crowdfunding e in altre donazioni libere. Nonostante i tanti generosi amici abbiamo ancora grosse difficoltà a sostenerci economicamente infatti in questo momento siamo alla ricerca di un main sponsor, qualche altra fondazione, di qualcun altro … che ci diano una mano … che vengano a vivere questa durissima ma anche meravigliosa favola con noi.”

Alley si augura che l’appello del coach Antonelli venga ascoltato e che la favola abbia un lieto fine.

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