Sofia Goggia: la lezione di una campionessa di dieci anni

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“Il sogno della mia carriera agonistica è: vincere le olimpiadi di discesa libera”.

Quando, a poco meno di dieci anni, ti viene richiesto dal tuo allenatore di compilare una scheda di autovalutazione e tu scrivi una frase del genere, gli adulti che ti circondano possono reagire in due modi: farti un buffetto affettuoso, oppure guardare lontano, nel tempo e nello spazio, fino al 2018, fino e Pyeongchang, per vederti salire davvero su quel podio a stringere la tua medaglia.

goggia-twitterLa bambina in questione è in effetti Sofia Goggia, che pochi giorni dopo aver vinto l’oro che sognava da bambina, ha pubblicato in un tweet la scheda degli obiettivi agonistici compilata nel 2002. Se già può sembrare incredibile che in una bambina di dieci anni ci sia una così precisa chiarezza di intenti e determinazione, nel continuare a leggere la scheda c’è ancora da emozionarsi. Alla domanda “Quanto sono motivata a raggiungere i miei obiettivi”, Sofia risponde cerchiando il numero 10 e sottolinea tre volte moltissimo. E ancora, in questa saggia e lungimirante analisi di sogni, quando alla piccola Sofia viene chiesto quanto sarà disposta ad accettarsi come persona se non dovesse raggiungere i risultati, lei di nuovo cerchia il numero 10 e sottolinea tre volte “completa accettazione”.
Determinazione, autostima, positività. Sicuramente Sofia ci ha regalato con questa condivisione uno spunto di riflessione importantissimo sugli effetti benefici dello sport per la psiche, tanto più quando lo sport è praticato nell’infanzia e nell’età dello sviluppo.

pratica-sportiva520Secondo i dati Istat il 34,3% di italiani è sedentario, ovvero rinuncia a tutti i benefici che derivano dalla pratica sportiva anche moderata. Ma quali sono esattamente questi benefici?
Negli Stati Uniti già dagli anni Settanta si studia la relazione tra attività fisica e benessere psicologico e sociale. Praticare sport riduce l’ansia, rilassa, annulla gli effetti dello stress e agisce positivamente sulle depressioni di tipo nevrotico alle quali nessuno di noi è totalmente immune (diverse da quelle di tipo psicotico che richiedono interventi e cure specifici). Le spiegazioni per questi effetti positivi sono molteplici: anzitutto focalizzarsi su un obiettivo, non necessariamente una medaglia olimpica, distrae dagli eventi stressanti con una durata temporale maggiore rispetto ad altre modalità di distrazione di tipo più intellettuale.

In secondo luogo la biologia insegna che l’esercizio fisico consente il rilascio di β-endorfine, sostanze che agiscono sul sistema nervoso come antidolorifici e si fanno responsabili di uno stato emotivo di leggerezza e sollievo. Una specie di felicità, insomma. È stato inoltre dimostrato come lo sport induca importanti effetti cognitivi grazie all’impatto sui livelli di BDNF (Brain Derived Neurotrophic Factor), un fattore implicato nei processi di apprendimento e nelle aree della memoria.

Infine va sottolineato con vigore, tre volte come faceva Sofia, l’impatto sociale della pratica di sport, soprattutto nell’infanzia e adolescenza. Far parte di un clima di gruppo, anche negli sport individuali, e sperimentare in prima persona l’autoefficacia e sentimenti di competenza e autonomia, sono fattori determinanti contro l’annichilimento emotivo alla base dei comportamenti sociali devianti come il bullismo.

Non a caso il CONI investe una parte importante dei propri fondi in progetti rivolti alle scuole. Il presidente Giovanni Malagò afferma: “In questi anni abbiamo fatto molta strada con il MIUR. Prima del mio arrivo non c’era un dipartimento che si occupava dei rapporti tra sport e scuola, lo abbiamo creato perché era diventato una necessità. Non so cosa accadrà con la prossima legislatura ma dobbiamo cercare di farci carico della parola scuola, servono investimenti mirati che prescindono da chi arriverà dopo: questa è la madre di tutte le battaglie e vogliamo vincerla”.

Così il progetto “Scuole aperte allo sport”, nato sotto il ministero di Valeria Fedeli, ha permesso a studentesse e studenti tra gli 11 e i 13 anni di usufruire delle palestre scolastiche e di impegnarsi con gli insegnanti di educazione fisica e con tecnici federali anche oltre l’orario scolastico, consentendo a molti ragazzi e ragazze di avviarsi a uno sport anche in caso di basso reddito famigliare. Un progetto importante, soprattutto se svolto in quartieri disagiati e periferici dove diventa fondamentale un percorso educativo di aggregazione e inclusione come può essere l’attività sportiva.

Tanto più per le bambine e le ragazzine: se è vero che la consapevolezza di genere passa anche attraverso le Storie delle buonanotte per bambine ribelli, è altresì vero che sono altrettanto inspiring girls atlete come Sofia Goggia, Sara Gama, Arianna Fontana, Maria Beatrice Benvenuti, Monica Boggioni, Sara Cardin, Elisa Di Francisca, Serena Ortolani, Cecilia Zandalasini, che saranno ospiti all’evento di Alley Oop del 26 marzo, ma anche tutte le donne di sport che contribuiscono con le loro imprese a mostrare una femminilità positiva e determinata. Una versione sempre più aggiornata dello storico “we can do it“, che si arricchisce di una nuova sfaccettatura ogni volta che una donna fa puntare un riflettore in una direzione diversa dai clichè.

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