L’innovazione è la risposta alle domande urgenti che poniamo quando un problema minaccia lo status quo o la nostra evoluzione. Non c’è innovazione se non c’è un problema da risolvere. La ricerca scientifica e tecnologica è solo una delle facce di questa poliedrica medaglia, ma attualmente si trova sotto minaccia: dal biennale rapporto OCSE 2016 risulta che le spese dei governi in ricerca e sviluppo sono crollate per la prima volta dal 1981, anno a partire dal quale sono stati raccolti i dati. In Italia sappiamo che la questione è annosa e il precariato e la mancanza di fondi sono la causa per cui i ricercatori preferiscono l’estero.
Le iniziative private restano un importante sostegno per permettere la continuità dello studio nei laboratori del nostro Paese. Soprattutto quando si propongono di finanziare la ricerca indipendente, senza interferire con evidenti conflitti di interesse che possono sorgere quando, ad esempio, una casa farmaceutica sostiene la ricerca farmacologica.
Il bando Roche per la Ricerca, nel 2017 alla sua seconda edizione, è un’opportunità decisamente rara per chi ha scelto di fare della ricerca un mestiere.
Con queste parole Maurizio de Cicco, presidente e amministratore delegato di Roche, ha presentato il bando: “Sosteniamo la ricerca scientifica nella sua forma più ambiziosa e indipendente, con l’obiettivo di incoraggiare i giovani e promuovere le idee e i progetti che plasmeranno la medicina di domani”. Roche ha messo a disposizione un totale di 800.000 euro per finanziare 8 ricercatori con progetti relativi alla medicina di precisione e ad approcci farmacologici personalizzati. La garanzia di indipendenza è data, oltre che dai criteri di ammissione, dal fatto che Roche rinuncia a qualsiasi diritto sui risultati delle ricerche dei progetti vincitori.
Altro interessante criterio di ammissione al bando era che il responsabile del progetto di ricerca avesse un’età uguale o inferiore a 40 anni, sottolineando l’attenzione verso i giovani ricercatori. Il fatto che ben sette degli otto vincitori siano donne, è un dato casuale, come sottolineato da Anna Maria Porrini, direttore medico di Roche Italia: “La valutazione dei progetti di ricerca avviene in maniera anonima attraverso l’ente indipendente GIMBE. Siamo comunque molto soddisfatti di poter supportare giovani donne impegnate nella ricerca scientifica”.
Il 20 febbraio nella sede di Monza di Roche Italia verranno dunque premiati i vincitori provenienti da tre aree di ricerca:
– Oncologia: Giulia Bertolini, Silvia Pesce, Giulia Siravegna, Michela Lupia, Davide Ferraris;
– Neuroscienze: Flavie Strapazzon, Sara Marceglia;
– Ematologia: Teresa Calimeri.
Possiamo dire che in questa rosa di ricercatori sia rappresentata tutta l’Italia, da Catanzaro a Milano passando per Torino, Genova e Trieste. Ma cade l’occhio su un nome straniero, quello di Flavie Strapazzon, francese di origine italiana. Nata e cresciuta in Francia, dove ha anche studiato, ha scelto l’Italia per il suo post-dottorato, in netta controtendeza a quel fenomeno che vede i nostri ricercatori preferire il trasferimento all’estero. Quando le viene chiesto se abbia mai sentito la mancanza della Francia risponde così: “Solo da quando sono diventata mamma. In Francia la maternità è sostenuta economicamente in modo diverso e non è un problema per nessuno, è un fatto normale. Peraltro mediamente i ricercatori francesi possono avere un contratto fisso intorno ai 33-34 anni. Qui in Italia ho trovato difficile lavorare come mamma, sia per l’organizzazione della vita che da un punto di vista sociale: sembra che la maternità sia un problema che carica di difficoltà e sensi di colpa le madri che lavorano. In Francia avere un figlio è un fatto assolutamente naturale”. Flavie non è l’unica mamma in questa rosa di vincitori del bando Roche, e vale la pena sottolinearlo, come un messaggio positivo e forte per le ragazze che oggi guardano alla ricerca con tutto il carico di precarietà che comporta. Queste giovani donne ci raccontano che si può fare, e possono essere di ispirazione. Ma allo stesso tempo sono un dito che rimesta nella ferita di una generazione, quella dei 30-40enni, a cui una sconsiderata politica del lavoro ha tolto le garanzie che servono per raggiungere una reale indipendenza economica, che dia il coraggio di creare una famiglia.
Ben vengano dunque i bandi come Roche per la Ricerca, che a questa seconda edizione aggiunge un altro importante messaggio di fiducia: la creazione di una Fondazione che si propone l’obiettivo di sostenere la ricerca indipendente e il dialogo tra istituzioni e pazienti, tra privato e cittadini, guardando verso un’ipotesi di cure sempre più personalizzate. Una nuova frontiera della ricerca che vede il paziente come soggetto attivo, non un consumatore ma un utilizzatore consapevole.
Nel 2018 il Sistema Sanitario Nazionale compirà quarant’anni. Un’età in cui è risaputamente un buon momento per fare bilanci e porsi nuovi obiettivi.