Servizi dedicati alla famiglia, asili, rette scolastiche e servizi accessori, materiale didattico. Sono le scelte dei 35-45 anni in tema di welfare aziendale. I più giovani, invece, scelgono abbonamenti a palestre, teatro, cinema e divertimento. Le opzioni si moltiplicano e più le aziende riescono ad essere flessibili e maggiore è la soddisfazione che riescono ad ottenere fra i loro dipendenti. La fotografia delle preferenze emerge da uno studio di Day Gruppo Up, azienda che si occupa di consulenza per servizi di welfare. “Per garantire il successo di un piano di welfare l’offerta di servizi deve essere molto variata e tenere conto delle varie tipologie che compongono la popolazione aziendale. Le nostre rilevazioni statistiche sull’emesso rispondono a questa classificazione: nella fascia di età dai 35-45: netta predilezione per i servizi dedicati alla famiglia, asili, rette scolastiche e servizi accessori, materiale didattico, con punte fino all’80% e grande preponderanza della modalità rimborsuale, per accedere alle strutture di fiducia. Nella fascia over 45 vengono preferiti visite e check-up, previdenza integrativa e offerte wellness e benessere che coprono oltre metà delle richieste, ma anche assistenza domiciliare ai familiari non autosufficienti, e grande richiesta delle nostre offerte in tema di arte spettacolo e cultura, in particolare strutture museali, mostre ed eventi. Se si considera la fascia di età under 35, invece, la focalizzazione preponderante sulle offerte in termini di sport, palestre, corsi e attività per il tempo libero, offerte in termini di entertainment, eventi e spettacoli, qualche coda su visite e check-up” spiega Mariacristina Bertolini, direttore generale di Day Gruppo Up parlando ad AllyOop dei nuovi scenari del welfare aziendale.
Cosa ha reso il welfare aziendale più interessante, anche per le pmi in virtù dell’ultima normativa?
La Legge di Stabilità 2017 conferma i vantaggi già presenti nella normativa aggiungendo elementi importanti come l’aumento dell’importo dei premi di risultato che, convertiti in welfare aziendale, risultano completamente detassati. È prevista la completa deducibilità consentendo a tutte le aziende, comprese le pmi, di dare un sostegno concreto ai dipendenti. Nel corso del 2016 è stata inserita la possibilità di ricorrere ai voucher, favorendo la creazione di soluzioni welfare diversificate in base alle esigenze del cliente.
Quali sono le leve che fanno maggiormente presa sull’imprenditore, nel convincerlo ad investire in welfare aziendale?
La fiscalità è tra le leve principali per convincere un imprenditore a sviluppare piani di welfare per i dipendenti. L’azienda ha un concreto ritorno economico e al tempo stesso riconosce un vantaggio importante al dipendente, che può accedere a soluzioni risparmiando notevolmente. Il dipendente ha un potere di acquisto maggiorato, perché lo stesso premio di risultato se inserito in busta paga è tassato al 10%. Se il dipendente fosse escluso dal premio di risultato l’onere salirebbe intorno al 30% come retribuzione ordinaria, ma se è convertito in welfare è detassato totalmente, sia per il datore di lavoro che per il lavoratore. Il concetto di welfare va ben oltre il premio di risultato. Quando parliamo di piani di welfare in generale intendiamo ad esempio servizi alla famiglia come rette per gli asili, mense, sostegno per parenti anziani. Il dipendente può chiederne il rimborso o ricorrere alle soluzioni già confezionate che offriamo. Questo tipo di welfare è interamente deducibile dal reddito d’impresa e anche da reddito di lavoro dipendente non formando base imponibile.