Stress pandemico: dopo quasi 18 mesi, possiamo affermare che il coronavirus non è l’unico nemico invisibile che stiamo affrontando. Oltre alle varianti del virus, stiamo vivendo anche nuove varianti di burnout, per nulla inaspettate. Esaurimento emotivo o fisico, senso di distacco dal lavoro o dalla famiglia, sensazione di essere meno efficaci. Lo stress e l’ansia che la maggior parte di noi ha provato nell’ultimo anno non scompariranno magicamente. Sebbene l’introduzione dei vaccini abbia generato molte speranze, ci sono nuove preoccupazioni e nuove domande, poche risposte, molte contraddizioni.
E se fosse il momento giusto per fare silenzio? Per svuotare gli spazi mentali, liberare il tempo e dare aria ai pensieri, rinunciare all’ansia del futuro e al rimpianto del passato, starsene semplicemente ad ascoltare il proprio respiro, esercitarsi al silenzio, oziare bene, annoiarsi meglio. Nei mesi scorsi l’isolamento era coercitivo e forse abbiamo fatto fatica a dargli una virtù creativa. Ma adesso che siamo meno spaventati, potrebbe essere il momento giusto per riappropriarci del nostro tempo e farlo davvero nostro. Farlo fiorire.
“Manuale di fioritura personale” è il sottotitolo dell’ultimo libro di Maura Gancitano e Andrea Colamedici, edito da HarperCollins lo scorso gennaio. Manuale pratico, ricco di esercizi che recuperano le idee di filosofi dell’antichità, nello spirito dei nostri tempi e adattate alla vita dell’individuo contemporaneo, con un titolo che è già un invito al rilassamento e al respiro: “Prendila con filosofia”. Le parole chiave per compiere questa fioritura sono “accorgersi”, ovvero prendere consapevolezza del qui e ora del nostro stare al mondo, “meraviglia” e “gioco”. Il libro, infatti, può essere utilizzato come un vero e proprio libro game, che snoda gli esercizi tra i sentieri di una mappa sapientemente composta dagli autori, laddove il gioco però va preso nella sua accezione più seria. Non seriosa: seria. Il gioco, non dimentichiamolo, è la dinamica attraverso cui i bambini scoprono il mondo, lo mettono in scena, lo comprendono facendolo proprio. In questo senso il manuale di Gancitano e Colamedici è una splendida occasione per riprendere confidenza con se stessi, riappropriandosi del proprio tempo e delle proprie emozioni.
Già, le emozioni, queste sconosciute. Conosciamo perfettamente la composizione biologica del nostro corpo, ma se potessimo conoscere la composizione spirituale dell’anima, forse le emozioni giocherebbero il ruolo dell’acqua. Eppure le viviamo così poco, educati sin da bambini a nasconderle, reprimerle, chiamarle con altri nomi. “Non piangere”, “non avere paura”, “calmati”. Siamo abituati a diffidare delle emozioni, o a nasconderle per vergogna dello sguardo altrui, inconsapevoli di quanto questo atteggiamento ci renda analfabeti in un dialogo emotivo. La vita delle emozioni resta segreta, ma non per questo meno intensa e vibrante. Anzi, primitive e universali, sono parte fondante del monito apollineo che ci invita a conoscere noi stessi. “Vita segreta delle emozioni” (Einaudi) è il nuovo libro di Ilaria Gaspari, filosofa e scrittrice, che dopo averci dato “Lezioni di felicità” conducendoci per mano attraverso la storia della filosofia, ora ci regala un viaggio emotivo, costruito per tappe, dieci, tra affetti e “passioni tristi”. E lo fa con grazia, con garbo e sapientemente, offrendo lei per prima il disvelamento della sua vita segreta emotiva in un libro che sa essere memoire e trattato filosofico, persino un po’ racconto, alla scoperta di come l’autrice ha imparato a legittimare l’antipatia o ad assecondare la meraviglia.
Meraviglia, una parola che torna, e che come ci ricorda Gaspari è ciò da cui nasce la filosofia. Quanto siamo disposti a meravigliarci in questo momento? Nei 18 mesi di pandemia, tra quarantene e divieti, l’esercizio alla meraviglia si dev’essere un po’ assopito, consumato, forse siamo venuti a patti con un altro tipo di sentimento, più scivoloso: la noia. Ma come è possibile annoiarsi in un’epoca in cui abbiamo tutto a portata di mano? Mezzi, contenuti, strumenti per fruirli. Anche se poi, ammettiamolo, quante volte ci siamo trovati a chiederci se la ricerca del film su Netflix non fosse essa stessa il film? Il nostro continuo fare e disfare è in realtà uno stato di costante distrazione, inconsapevole, e per questo sostanzialmente inutile, quando non dannosa. Ma come ci ricorda proprio Maura Gancitano in un TedTalk, la noia è un’occasione per fiorire. Se infatti riusciamo a liberarci dall’ansia di non avere tempo, non solo facciamo spazio alle idee, ma scopriamo anche che la noia può essere un elemento fondamentale del processo creativo.
Per trovare questa noia produttiva e consapevole, è necessario addentrarci nei meccanismi della noia improduttiva a cui siamo abituati dallo scrolling fatale, hackerare noi stessi e i nostri sistemi di comunicazione, possibilmente in modo anche divertente, giocando quel gioco serio di cui si diceva sopra. “Come annoiarsi meglio” è il libro che viene in soccorso in questa fase di scoperta. Scritto da Pietro Minto, giornalista ed esperto di cultura digitale, si presenta come un “atlante delle distrazioni contemporanee e una guida per riprendere il controllo del proprio tempo libero”. Dai social network ai tools per lo smart working, da Animal Crossing ai viaggi spaziali, Minto conduce in una lenta presa di coscienza di quanto siamo dominati dai feticci dell’iperconnessione e della produttività. È un saggio, un manuale, un eserciziario, ma è anche un intrattenimento gradevolissimo, grazie alla guizzante e intelligente scrittura di Minto, che personalmente apprezzo da tempi prepandemici per la sua newsletter “Link molto belli”, titolo tautologico, contenuto sorprendente.
E se a questo punto abbiamo ripreso il controllo del nostro tempo, delle nostre emozioni, della nostra anima… Ecco, la frase finisce qui, continuarla sarebbe presuntuoso. Però una cosa possiamo dirla, ancora. Durante il primo lockdown dicevamo che ne saremmo usciti migliori, ora tutti a dire che ne siamo usciti peggiori. Una via di mezzo, diciamo. Ne siamo usciti forse più tristi e provati di quello che pensavamo, ma magari più sensibili e più disposti a comprendere le difficoltà altrui. Le battaglie, le sensibilità, le sconfitte e le piccole vittorie. Non sarebbe male guardarci con più pathos, che sia empatia, simpatia o compassione.
“Ragioni per continuare a vivere: La storia vera della mia depressione e di come ne sono uscito“ è un libro da aprire come uno scrigno che contenga un tesoro delicato, che in effetti è l’anima messa a nudo dell’autore, Matt Haig, che a distanza di anni rievoca un periodo di depressione e ansia. Espone se stesso raccontando la quotidianità e gli spettri di un’esperienza di malattia, perché la depressione è una malattia dei pensieri, invisibile e per questo troppo spesso minimizzata. C’è una sincerità che tocca il cuore nel racconto di Haig e del suo “cane nero”, offre sollievo, in qualche modo, per la possibilità di una condivisione che ha qualcosa di liberatorio. Sia per affrontare la pesantezza emotiva di questi mesi, sia per guardare con più attenzione i mali invisibili del nostro prossimo, il libro di Haig è un prezioso alleato per ricordare in questi tempi un’importante verità: “Uno dei sintomi principali della depressione è che non hai speranze. Non vedi un futuro. L’esistenza di questo libro è la prova che la depressione mente”.
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Titolo: “Prendila con filosofia – Manuale di fioritura personale”
Autori: Maura Gancitano, Andrea Colamedici
Editore: HarperCollins, 2021
Prezzo: 18 euro
Titolo: “Vita segreta delle emozioni”
Autore: Ilaria Gaspari
Editore: Einaudi, 2021
Prezzo: 13,50 euro
Titolo: “Come annoiarsi meglio”
Autore: Pietro Minto
Editore: Blackie, 2021
Prezzo: 18 euro
Titolo: “Ragioni per continuare a vivere”
Autore: Matt Haig
Traduttrice: Elisa Banfi
Editore: e/o, 2020
Prezzo: 16,50 euro
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