
La presenza di figli condiziona il tasso di occupazione femminile in modo diverso a seconda del titolo di studio: per le laureate, il tasso di occupazione delle madri è maggiore, e non minore, rispetto a quello delle donne senza figli. La presenza di figli e le difficoltà della conciliazione allargano però il gender pay gap delle neolaureate con figli rispetto a quello delle neolaureate senza figli, anche quando tutte lavorano a tempo pieno.
Popolazione femminile per titolo di studio e numero di figli
La distribuzione percentuale della popolazione femminile in età 25-54 anni per titolo di studio e numero di figli è rappresentata nella Figura 1. Circa la metà delle donne è senza figli: 49% tra le non laureate e 52% tra le laureate. Solo il 3% delle diplomate e delle laureate ha tre o più figli, contro il 6% delle donne senza diploma.
Distribuzione percentuale della popolazione femminile in età 25-54 anni per titolo di studio e numero di figli

Elaborazioni su dati Eurostat
Il confronto con la media dei Paesi europei, presentato nella Figura 2, evidenzia che il distacco maggiore del nostro Paese dalla media europea si ha in corrispondenza di tre o più figli: in Italia sono solo il 4% delle donne contro il 7% della media. In Francia, in particolare, la quota delle donne con tre figli e più sale fino al 10%, abbassando notevolmente la quota delle donne senza figli (42% in Francia contro 50% dell’Italia e 48% della media europea).
Distribuzione percentuale della Popolazione femminile in età 25-54 anni per numero di figli nei Paesi europei

Elaborazioni su dati Eurostat
Anche tra le laureate la situazione del nostro Paese non è sostanzialmente diversa dalla media europea: le donne senza figli sono il 52% in Italia, il 55% in Spagna, il 50% in Germania e il 48% in media europea; solo in Francia la loro quota scende al 45%. Per contro, le laureate con tre o più figli sono solo il 3% in Italia, mentre salgono al 7% in Francia e al 6% in media europea.
Distribuzione percentuale della Popolazione femminile laureata in età 25-54 anni per numero di figli nei Paesi europei

Elaborazioni su dati Eurostat
Tassi di occupazione delle donne con e senza figli per titolo di studio
Il tasso di occupazione femminile nel nostro Paese è attualmente il più basso d’Europa, e questo vale sia per le donne con figli sia per le donne senza figli. La presenza di figli condiziona il tasso di occupazione femminile in modo diverso a seconda del tipo di famiglia e del Paese in cui la donna vive, ma anche a seconda del titolo di studio.
Tassi di occupazione delle donne in età 25-54 anni con e senza figli residenti per titolo di studio in Italia e in media europea (2024)

Elaborazioni su dati Eurostat
In media europea il tasso di occupazione delle donne con figli è minore di quello delle donne senza figli, quale che sia il loro titolo di studio: la presenza della prole riduce il tasso di occupazione delle donne senza diploma da 57% a 48%; per le diplomate da 80% a 74%; per le laureate da 88% a 87%. Anche in Italia si osserva una analoga riduzione della probabilità di lavorare per le non laureate (da 47% a 38% per le donne senza diploma e da 69% a 63% per le diplomate), ma non per le laureate, il cui tasso di occupazione aumenta in presenza di figli da 80% a 83%.
L’aspettativa che l’occupazione femminile si riduca progressivamente al crescere del numero dei figli viene confermata tra le donne senza diploma sia in Italia sia negli altri Paesi europei (Figura 5). Solo in Spagna la presenza di un figlio lascia invariato il tasso di occupazione rispetto a quello di una donna senza figli (60%).
Tassi di occupazione delle donne in età 25-54 anni senza diploma per numero di figli in Italia e nei Paesi europei (2024)

Elaborazioni su dati Eurostat
Questa progressiva riduzione del tasso di occupazione femminile vale anche per le diplomate (Figura 6), sia in Italia sia nella media europea; si conferma anche in Germania e in Spagna, ma non in Francia, dove il tasso di occupazione cresce in corrispondenza del primo figlio, resta uguale per le donne con due figli e si riduce nettamente solo in presenza del terzo figlio: 54% contro 79% delle diplomate senza figli.
Tassi di occupazione delle diplomate in età 25-54 anni per numero di figli in Italia e nei Paesi europei (2024)

Elaborazioni su dati Eurostat
Tra le laureate, però, la relazione tra tasso di occupazione e numero di figli sopra descritta perde linearità (Figura 7). In Italia il tasso di occupazione delle laureate con uno o due figli è maggiore di quello delle laureate senza figli (84% contro 80%); solo quello delle laureate madri di tre o più figli si riduce, ma solo di un punto percentuale. In Francia, in Spagna, e nella media dei Paesi europei le madri di tre o più figli hanno un tasso di occupazione maggiore dell’80%, se sono laureate, e la probabilità di lavorare delle laureate con due figli è maggiore, e non minore, rispetto a quella delle madri di un solo figlio.
Tassi di occupazione delle laureate in età 25-54 anni per numero di figli in Italia e nei Paesi europei (2024)

Elaborazioni su dati Eurostat
Due ostacoli alla parità di genere: la segregazione dei percorsi formativi e la penalizzazione della maternità.
Il basso livello del tasso di occupazione femminile nel nostro Paese sembra dunque essere legato più alle carenze strutturali della domanda di lavoro che alla presenza di figli e alle difficoltà della conciliazione, almeno per quanto riguarda le laureate.
La presenza di figli e le difficoltà della conciliazione si traducono però nella riduzione della retribuzione delle laureate rispetto a quella dei colleghi di genere maschile, allargando il gender pay gap fin dall’inizio del loro percorso di carriera. Considerando infatti i soli neolaureati di secondo livello che lavorano a tempo pieno, a cinque anni dalla laurea la componente maschile percepisce retribuzioni più elevate rispetto a quella femminile del 12% tra i laureati senza figli e del 21% tra i laureati con figli (Almalaurea 2024)[1].
Marianne Bertrand (2020), descrivendo i divari di genere nel ventunesimo secolo, osserva che la partecipazione al mercato del lavoro delle donne in età 25-54 anni è aumentata in tutto il mondo, portando verso la convergenza i tassi di attività di entrambi i generi. Nonostante questi progressi, però, permangono due ostacoli importanti sul cammino verso la parità di genere nel mercato del lavoro: la differenza dei percorsi formativi e l’impatto asimmetrico della genitorialità.
In tale contesto, l’organizzazione del lavoro svolge un ruolo fondamentale. Come ha dimostrato Claudia Goldin, riduzioni anche piccole delle ore lavorate causano un forte calo dei salari femminili perché l’elasticità delle retribuzioni al numero di ore lavorate è particolarmente elevata tra le professioni più qualificate ed è crescente nel tempo. Pertanto, afferma Claudia Goldin, «Il divario retributivo di genere si ridurrebbe considerevolmente e potrebbe scomparire del tutto se le aziende non fossero incentivate a premiare in modo sproporzionato gli individui che lavorano molte ore e in orari specifici».
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[1] A cinque anni dalla laurea la percentuale di coloro che hanno figli è pari al 5,9% tra gli uomini e al 10,8% tra le donne.