Avremo ancora le lavagne? Il compagno di banco? L’insegnante che ci guarda negli occhi e che ci aiuta a formare uno spirito critico? L’Ai generativa, come Internet negli anni ‘90, come l’invenzione della stampa o, andando ancora più indietro, come il fuoco di Prometeo, ha una capacità trasformativa “che non ha eguali nella storia della tecnologia dell’ultimo secolo” e partendo da questo presupposto Luca Tremolada, giornalista del Sole 24 Ore e scrittore, nel suo libro ‘La lezione è finita. Come intelligenza artificiale, social media e realtà virtuale stanno cambiando il nostro modo di apprendere’ (edito dal Sole 24 Ore) si pone interrogativi sulle ripercussioni che le nuove tecnologie hanno sulla scuola, sul modo di studiare e lavorare, sulle tecniche di insegnamento e sulle capacità cognitive degli studenti.
Stiamo crescendo ragazzi più stupidi e fragili?
L’allarme è iniziato già da tempo, già con l’avvento di Wikipedia ormai un ventennio fa. L’autore si addentra, dunque, tra le novità che le nuove tecnologie – non ultima la rivoluzionaria Ai – portano con sé, tra i difetti che al momento hanno, indagando l’utilizzo che ne fanno i ragazzi e le ragazze di tutto il mondo. Innegabile il cambiamento che questi strumenti comportano nel modo di studiare e apprendere. Al momento i dati disponibili mostrano un calo nelle capacità di apprendimento dei giovani. Il dilemma alla base è questo: le nuove tecnologie, nel lungo periodo, contribuiranno a creare una nuova generazione di super giovani, o ci stanno semplicemente rendendo più fragili e stupidi?
In ogni caso, oggi l’unica cosa certa è che non possiamo fare a meno di farci i conti. Non possiamo non occuparcene.
Il libro rende consapevoli sia degli effetti dello strumento che maneggiamo e maneggeremo sempre di più, sia dell’incertezza grande – anche questo un elemento imprescindibile con cui fare i conti – che aleggia attorno all’Ai. Per fare solo un esempio, la stessa Mira Murati, allora responsabile tecnologica di OpenAi, intervistata dal Wall Street Journal, ha dovuto ammettere la scarsa consapevolezza riguardo alla provenienza dei dati usati per addestrare il modello. Da qui nascono anche i rischi di discriminazione. E le difficoltà di prevenirli. Anche Tremolada, come altri esperti della materia, pone, quindi, l’accento sull’human touch, sul controllo umano necessario sia all’inizio che alla fine del processo. Tutto ciò per evitare che si cada nella discriminazione, che si calpestino i diritti in uno Stato di diritto.
L’accesso alle tecnologie va regolato e limitato
“La lezione è finita” non manca di rappresentare i pericoli che le nuove tecnologie costituiscono, a livello psicologico ed emotivo, per i più giovani. Jonathan Haidt li stima nel suo libro, dal titolo significativo: “The anxious generation”. Fino a 20 anni fa ansia e depressione erano rimasti stabili mentre si assiste oggi a un’impennata di questi fenomeni e dei suicidi in giovane età, in particolare nell’era post Covid.
Giovani che, differentemente dalle generazioni precedenti, non hanno conosciuto la realtà solo analogica e, quindi, si trovano a vivere in una società onlife, stando per molto tempo dietro uno schermo, senza avere gli strumenti per difendersi dai pericoli. Giovani che hanno vissuto l’isolamento del Covid, e la dad (la didattica a distanza), uno spartiacque nella loro vita che ha marcato profondamente la loro esperienza della realtà. Anche qui, da quello che sappiamo oggi, gli effetti dell’uso delle nuove tecnologie, o dell’abuso, sono presumibilmente negativi. Ma Tremolada, lui stesso gamer e profondo conoscitore dell’offerta tecnologica che oggi a disposizione dei ragazzi, non è un misoneista, pensa che il progresso non possa essere fermato, ma che, in questo contesto incerto, sia fondamentale il ruolo degli adulti, dei genitori. A loro l’arduo compito di stabilire, e far seguire, delle regole.
Alimentare lo spirito critico
Human touch da parte di chi sviluppa i processi; guardrail, come li chiama l’esperto di etica e Ai padre Paolo Benanti nell’applicazione, fino ad arrivare alla necessità di sviluppare uno spirito critico in chi usa le tecnologie: occorre – dice Luca Tremolada che insegna data science e al Sole 24 Ore ha fondato Info data – alimentare un nuovo spirito critico negli studenti che innegabilmente dovranno confrontarsi con Chat Gpt.
E torniamo al nodo centrale dell’apprendimento, al dilemma se i nuovi giovani saranno, nel lungo periodo, più o meno preparati e consapevoli rispetto alle generazioni passate. Si riscopre, quindi, il ruolo ancora più centrale che oggi deve svolgere la scuola, il compito, la mission impossible che gli insegnanti sono chiamati a compiere. Contribuire ad alimentare lo spirito critico, anche e soprattutto nell’uso delle tecnologie: questo dovrebbe essere alla base delle scelte degli insegnanti, questo il compito principale della scuola. Non è facile, ma essenziale, per evitare la tentazione di dire, con tutto quello che ne consegue: la lezione è finita.
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Autore: Luca Tremolada
Titolo: La lezione è finita
Editore: Il Sole 24 ore
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