Lavoro, politiche di inclusione per persone con disabilità

Disabilità e lavoro. Un binomio che ancora fatica a trovare un equilibrio che permetta una piena realizzazione e sviluppo, sociale e professionale, delle persone con disabilità. La nuova riforma della disabilità, approvata nel luglio scorso pone le basi per presupposti differenti nella relazione fra chi ha una disabilità l’ambiente in cui vive.

In quest’ottica un ruolo fondamentale può essere svolto dalle imprese che, con iniziative singole e testimonianze di esperienze concrete, possono farsi propulsori di quell’evoluzione di cui il nostro Paese ha bisogno.

Inclusione lavorativa

Riuscire a creare ambienti di lavoro inclusivi è un’opportunità che arricchisce tutti e soprattutto fa in modo che lì’organizzazione possa aprirsi non solo a nuovi talenti ma anche a nuove soluzioni interne ed esterne, con evidenti risultati positivi sul fronte economico.

La ricerca “Persone con disabilità e lavoro: oltre le barriere – Dati e storie di inclusione lavorativa in Italia,” promossa da Fondazione Italiana Accenture ETS insieme ad Accenture, in partnership con SDA Bocconi School of Management e in collaborazione con Politecnico di Milano, Tiresia, Fondazione Politecnico di Milano e Free Thinking, ha cercato di delineare in modo concreto lo stato dell’arte in Italia in tema di inclusione lavorativa delle persone con disabilità.

Prima della pandemia, in base ai dati del Ministero del Lavoro, l’inserimento delle persone con disabilità era in lento ma graduale miglioramento. Questa situazione in evoluzione ha reso necessario avviare una riflessione sul modo in cui la disabilità viene oggi percepita dalle imprese italiane. La ricerca nasce proprio con l’intento di far luce sullo stato attuale dell’inclusione lavorativa in Italia delle persone con disabilità e si interroga sul modo in cui si pongono le imprese rispetto al loro inserimento e quali difficoltà stanno riscontrando.

Attraverso una indagine quantitativa su 100 realtà coinvolte, un’analisi qualitativa di tre casi aziendali (Intesa Sanpaolo, Google Italia, E-Work,) e una disamina delle buone pratiche di collaborazione tra imprese ed Enti del terzo settore, la ricerca ha tracciato un quadro aggiornato e multidimensionale del fenomeno, caratterizzato da luci e ombre.

Politiche per la diversità

La principale evidenza è il cambio d’opinione nei confronti della disabilità in azienda, spinto dalla prevalenza dei vantaggi percepiti rispetto alle difficoltà: benché persista il concetto di inclusione come obbligo di legge e dovere sociale, la disabilità non è più vissuta come un problema ma, con gli strumenti adeguati, può rivelarsi un’occasione di crescita aziendale e di vantaggio competitivo. Dai dati raccolti emerge che il 76% delle aziende ha già adottato politiche di gestione della diversità non previste dalla legge, mentre il 22% dichiara di avere in programma di adottarle.

Le testimonianze hanno inoltre evidenziato che, quando l’inserimento risulta efficace, le imprese e le persone ne beneficiano in termini di miglioramento del clima, della reputazione aziendale e di maggiore produttività.

Non mancano, tuttavia, alcuni ostacoli che rendono l’inserimento più difficoltoso e che attengono prevalentemente a strumenti e spazi inadeguati e a bias culturali, il cui superamento ha inizio con un’azione di sensibilizzazione al fenomeno e di preparazione all’accoglienza nei luoghi di lavoro.

Partnership imprese-Terzo settore

La principale sfida emersa nella costruzione della partnership non è solo di tipo organizzativo, ma è la necessità di sviluppare maggiormente una cultura dell’inclusione. Infatti, gli intervistati rilevano la presenza di barriere culturali, stereotipi, pregiudizi e, in un certo qual modo, di paura da parte delle imprese, che considerano l’inserimento di persone con disabilità o come “un problema” da risolvere nel modo meno oneroso possibile, oppure che lo affrontano con una visione “buonista” che non percepisce come le persone inserite possano esprimere il loro potenziale lavorativo e divenire risorse importanti. A volte poi l’approccio è inquinato dalla volontà di avere soltanto un riscontro in termini di visibilità. Tale problema è percepito maggiormente nelle piccole e medie imprese rispetto alle multinazionali, mentre alcuni settori, quali retail e hospitality, risultano più aperti a percorsi di inclusione.

«Le barriere sono dovute agli stereotipi: quando incontriamo le aziende, capita che per prima cosa dicano quali sono le tipologie di disabilità che non vogliono come target, mentre le aziende chiariscono la necessità di avere dipendenti autonomi e performanti» ha dichiarato uno degli intervistati per la ricerca.

«Le aziende – osserva un altro intervistato -pensano di non essere compatibili con l’inserimento di persone con disabilità, ma a volte devono solo essere accompagnate in questo percorso».

Di conseguenza, in una fase iniziale di costruzione della partnership, gli enti del terzo settore sono chiamati a scardinare questi approcci e a realizzare una serie di azioni per costruire una relazione basata sulla fiducia reciproca, che sembra essere una componente fondamentale di questo tipo di partnership. Questa relazione di fiducia si crea principalmente attraverso meccanismi informali: «si ottiene soprattutto creando una relazione stretta con i vari referenti aziendali, che vuol dire anche semplicemente ogni tanto andargli a trovare e creare un tutoring molto stretto».

Un costante presidio sia della relazione sia a livello di operatività del percorso di inserimento è l’elemento chiave per la buona riuscita della partnership, soprattutto con le grandi imprese. «L’elemento di successo è proprio il fatto che le aziende sentano di avere un riferimento, sia sulla parte tecnica e su quella sociale (gestione sia della persona che del rapporto con gli enti invianti ecc.), sia nell’ordinario che nello straordinario» chiosa un altro intervistato.

Le testimonianze

«Intesa Sanpaolo ha voluto dare valore all’impegno a favore delle persone con disabilità: oltre 80 disability manager appartenenti a molteplici strutture della Banca operano a supporto e sostengono ogni persona del Gruppo; il Gruppo conduce anche numerosi progetti per la disabilità con enti e associazioni, partecipa a tavoli di confronto sulle diverse esperienze maturate ed è impegnato per diffondere, dentro e fuori la Banca, consapevolezza e rispetto. Siamo convinti le caratteristiche individuali di ciascuna persona possano rappresentare un’opportunità di crescita per l’impresa e sono fiera che Intesa Sanpaolo sia stata riconosciuta
prima banca al mondo tra i 100 luoghi di lavoro più inclusivi e attenti alle diversità» ha dichiarato Patrizia Ordasso, responsabile Affari sindacali di Intesa Sanpaolo, uno dei casi aziendali presi in esame nella ricerca insieme a E-Work e Google Italia..

Superare le barriere e favorire l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità è una delle mission che Fondazione Italiana Accenture ETS si è data fin dalla sua nascita”, ha spiegato Simona Torre, Direttore Generale Fondazione Italiana Accenture ETS. “Con questa ricerca intendiamo accendere i riflettori su un fenomeno di grande attualità e fornire uno sguardo integrato della disabilità nei luoghi di lavoro, con l’obiettivo di sensibilizzare le imprese e generare un impatto positivo sull’occupabilità di persone con disabilità».

***

La newsletter di Alley Oop

Ogni venerdì mattina Alley Oop arriva nella tua casella mail con le novità, le storie e le notizie della settimana. Per iscrivervi cliccate qui.

Per scrivere alla redazione di Alley Oop l’indirizzo mail è alleyoop@ilsole24ore.com