Occupazione femminile: poche dirigenti e molte impiegate, anche tra le laureate

Il tasso di occupazione femminile in Italia è il più basso d’Europa. Nella popolazione maggiore di 15 anni si attesta al 38% contro il 49% della media europea. Le donne che lavorano, inoltre, sono scarsamente rappresentate nelle posizioni apicali e marcatamente concentrate nelle categorie meno qualificate della classificazione professionale (ISCO 08).

Le professioni meno “frequentate”

La distribuzione dell’occupazione per gruppi professionali mostra che in Italia la componente femminile è minoritaria, rispetto alla media europea, proprio nei tre gruppi delle professioni più qualificate: la quota delle dirigenti è del 38% in meno, quella delle professioni intellettuali è del 24% in meno, e quella delle professioni tecniche è del 5% in meno.

Da notare che la differenza è particolarmente marcata proprio in corrispondenza della professione che aggrega il maggior numero di occupate: le donne che svolgono professioni intellettuali e scientifiche sono il 26% in Europa e solo il 20% in Italia.

L’occupazione femminile italiana si concentra invece in misura maggiore della media soprattutto in 2 ambiti: quello degli impiegati di ufficio (18,7% contro 13,8%, una differenza del 36%) e quello delle professioni nelle attività commerciali e nei servizi (24,7% contro 21,9%, pari al 13% in più rispetto alla media).

Tabella 1 – Occupate in età maggiore di 15 anni per titolo di studio e professione (ISCO08)

Ns. el. su dati Eurostat

Poche dirigenti nella PA, molte insegnanti

Disaggregando più in dettaglio la categoria dei dirigenti (ISCO08 2 digit) si nota che le occupate sono meno della media europea tra i dirigenti della pubblica amministrazione (0,25% contro 0,52%), tra i dirigenti amministrativi (0,15% contro 1,27%), e anche tra i dirigenti nei servizi di produzione (0,71% contro 1,09%).

L’unico ambito dirigenziale in cui il nostro Paese mostra una concentrazione di occupate sopra la media è quello dei dirigenti nei servizi alberghieri e commerciali (1,34% contro 0,99%). Anche nella categoria delle professioni intellettuali e scientifiche c’è un solo ambito in cui le occupate italiane sono più concentrate della media europea: l’insegnamento (10,38% contro 8,47%). In tutti i restanti ambiti professionali l’occupazione femminile è carente, mentre in tutti i ruoli impiegatizi e nelle attività commerciali la quota di occupate nel nostro Paese supera la media europea.

La laurea migliora la situazione, ma di poco

In primo luogo è da notare il fatto che la laurea facilita l’abbinamento alle posizioni più qualificate nei Paesi europei, ma non cambia sostanzialmente la situazione nel nostro Paese: ad esempio, in Europa le laureate sono il 43% delle occupate, ma salgono al 67% nella categoria delle dirigenti; in Spagna le laureate sono il 52% delle occupate, ma salgono al 75% tra le dirigenti; in Francia le laureate sono il 51% delle occupate, ma raggiungono il 72% tra le dirigenti.

In Italia invece, la quota di laureate, già molto bassa per l’insieme delle occupate (33%), aumenta di soli tre punti percentuali tra le dirigenti (36%). Anche nelle professioni intellettuali e scientifiche le laureate rappresentano una quota ben più consistente in Europa rispetto al nostro Paese: 87% contro 77%, un distacco di dieci punti percentuali che aumenta ancora rispetto alla Francia (92%) e alla Spagna (98%).

I dati della tabella di questo articolo mostrano che anche per le laureate l’occupazione femminile italiana è sotto la media europea nelle professioni più qualificate: la quota delle dirigenti è del 56% in meno (rispettivamente 2,7% contro 6,1%), e quella delle professioni intellettuali è del 10% in meno (rispettivamente 47,1% contro 52,3%).

Nelle professioni tecniche e impiegatizie invece l’occupazione delle laureate italiane si concentra in misura maggiore della media soprattutto in 2 ambiti: quello delle professioni tecniche intermedie (25,3% contro 18,6%, una differenza del 26% in più della media europea), e quello degli impiegati d’ufficio (15,3% contro 11,2%, pari al 27% in più della media europea).

Segregazione professionale ancora marcata

L’occupazione femminile italiana non solo è bassa, ma è anche troppo concentrata nelle professioni più tradizionali, come l’impiegata e l’insegnante, e troppo poco rappresentata nelle posizioni dirigenziali.

Ad esempio, sono di genere femminile l’83% degli addetti alle buste paga[1], l’82% degli addetti alla contabilità, l’82% degli interpreti e traduttori, il 79% dei professori di scuola secondaria inferiore e il 99% dei professori di scuola pre-primaria. Per contro, le dirigenti del settore manifatturiero sono solo 8 su 100, le dirigenti nel settore del commercio sono solo 16 su 100, e le dirigenti di partiti e sindacati sono solo 21 su 100.

Questa marcata segregazione professionale si manifesta anche tra le neolaureate. I dati Almalaurea sulle professioni (2024) confermano la difficoltà delle giovani donne di essere abbinate alle posizioni apicali. Le laureate infatti sono ormai da un decennio in netta maggioranza tra coloro che conseguono il titolo: sono il 58% nei corsi magistrali biennali e 69% nei corsi a ciclo unico, ma restano in netta minoranza tra i neo assunti come dirigenti del settore manifatturiero (31%), come dirigenti nel settore del commercio (38%) e come dirigenti di partiti e sindacati (44%).

Per contro, le neolaureate sono ancora predominanti tra i professori di discipline umanistiche nella scuola secondaria inferiore (80%), tra gli interpreti e traduttori di livello elevato (81%), tra gli psicologi dello sviluppo e dell’educazione (89%), e tra i professori di scuola pre-primaria (99%). Nessun progresso per le giovani laureate da questo punto di vista: queste sono infatti le stesse percentuali delle laureate più anziane, riferite al totale degli occupati dell’ultimo triennio (2018-2020); non c’è dunque alcun segnale di cambiamento per quanto riguarda la segregazione professionale.

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[1] I codici della classificazione ISCO 08 riferiti alle professioni citate nel testo sono: 4.3.2.2 Addetti alle buste paga; 4.3.2.1 Addetti alla contabilità; 2.5.4.3 Interpreti e traduttori a livello elevato; 2.6.3.3 Professori di scuola secondaria inferiore; 2.5.3.3.2 Psicologi dello sviluppo e dell’educazione; 2.6.4.2 Professori di scuola pre-primaria; 1.2.2.2 Direttori e dirigenti generali di aziende che operano nell’estrazione dei minerali, nella manifattura, nella produzione e distribuzione di energia elettrica, gas, acqua e nelle attività di gestione dei rifiuti; 1.2.2.4 Direttori e dirigenti generali di aziende nel commercio; 1.1.4.1 Dirigenti di organizzazioni di interesse nazionale e sovranazionale per la rappresentanza di interessi collettivi (partiti e movimenti politici, sindacati delle imprese e dei lavoratori, associazioni per la tutela dell’ambiente e dei consumatori) (Istat, occupati in media nel triennio 2018-2020).

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