Negli ultimi 10 anni i crimini a danni di minori in Italia sono aumentati del 34%. È il dato diffuso dal Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale, che conferma come i reati su minori continuino ad aumentare e segnare nuovi record. Se nel 2021 era stata superata per la prima volta quota 6mila casi, nel 2022 il balzo è così grande da spingere il numero verso i 7mila (6.857).
Grande prevalenza di bambine e ragazze tra le vittime: i reati a sfondo sessuale su bambine e ragazze sono l’89% sul totale di 906 casi di vittime di violenza sessuale nel 2022 (erano l’87% l’anno precedente, su 714). La percentuale femminile persiste anche in altri tipi di reato, come maltrattamento di familiari e conviventi minori (53%), detenzione di materiale pornografico (71%), pornografia minorile (70%), atti sessuali con minorenne (79%), corruzione di minorenne (76%), violenza sessuale aggravata (86%).
Numeri da record per i reati sui minori
I dati della Polizia Criminale sono sono stati resi noti dalla Fondazione Terre des Hommes nel Dossier “Indifesa – La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo” 2023, diffuso in occasione della Giornata mondiale delle bambine (11 ottobre). Un dossier che anno dopo anno, raccolta dopo raccolta, mostra come siamo ben lontani da quell’agire sulla cultura di cui tanto si parla ogni volta che un caso di violenza emerge dalla cronaca.
La fattispecie dei reati di cui si registrano gli aumenti, racconta di un mondo di adulti ancora molto lontani dalla funzione educativa e protettiva che dovrebbero avere verso l’infanzia: violazione degli obblighi di assistenza familiare (551 casi nel 2022, +10% dal 2021), abuso dei mezzi di correzione o disciplina (345 casi, +17%), maltrattamenti contro familiari e conviventi (2.691 casi, +8%), abbandono di persone minori o incapaci (550 casi, +13%), detenzione di materiale pornografico (72 casi, +9%), atti sessuali con minorenne (430 casi, +4%), violenza sessuale aggravata (697 casi, +13%).
«Per affrontare questo fenomeno è necessario un esame accurato e un approccio complessivo, che prendano le mosse da un’effettiva conoscenza del fenomeno, nelle sue dimensioni e nelle sue tendenze evolutive. In particolare, è fondamentale riservare la massima attenzione alle violenze e agli abusi sui minori online non solo nella prevenzione e nel contrasto, ma anche nell’attività di supporto alle vittime e nella predisposizione di campagne informative mirate a rimuovere quegli ostacoli socioculturali per debellare il fenomeno nel prossimo futuro.», ha affermato Stefano Delfini, direttore del servizio analisi criminale della direzione centrale della Polizia Criminale del dipartimento della Pubblica sicurezza.
La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo
“Il mondo sta deludendo le donne e le ragazze” si è letto nel report da poco pubblicato dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i diritti delle donne UnWoman. Quanto siamo lontani dal raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati per il 2030? Secondo UnWoman, gli ambiziosi traguardi dell’Agenda 2030 in molti casi, purtroppo, non verranno raggiunti. “Il mondo non riesce a raggiungere l’uguaglianza di genere” si scrive nel rapporto, “rendendolo un obiettivo sempre più distante. Se le tendenze attuali continuano, entro il 2030 più di 340 milioni di donne e ragazze vivranno ancora in condizioni di povertà estrema e quasi una su quattro vivrà un’insicurezza alimentare moderata o grave“.
La campagna di Terre des hommes che accompagna il dossier Indifesa, ha lo scopo di sensibilizzare e mettere al centro la promozione dei diritti delle bambine nel mondo, delineando il quadro entro cui gli interventi di educazione e protezione si fanno più che mai urgenti e indispensabili. Dalle mutilazioni genitali ai matrimoni e gravidanze precoci, dall’istruzione allo sport, dalla violenza di genere ai pericoli del web, sono ancora molte le aree in cui bambine e ragazze si scontrano con drammi e ostacoli che ne impediscono la piena realizzazione.
Per fare un esempio: “Secondo le ultime stime del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) le ragazze a rischio di subire una mutilazione genitale nel corso del 2023 sono 4,3 milioni. Si prevede che questo numero raggiungerà i 4,6 milioni l’anno entro il 2030 poiché i conflitti, i cambiamenti climatici, l’aumento della povertà e delle disuguaglianze continuano a ostacolare gli sforzi per trasformare le norme sociali e di genere che sono alla base di questa pratica dannosa e a interrompere i programmi che aiutano a proteggere le ragazze” si legge nel rapporto.
Anche se si è diffusa la pratica di “medicalizzare” questa procedura, ammesso che ciò la renda più sicura, resta una grave violazione dei diritti umani e della libertà delle donne. E non si pensi che la mutilazione genitale femminile riguardi solo Paesi lontani: complessivamente si stima che in tutta Europa vivano circa 600mila ragazze e donne che hanno subito una mutilazione genitale femminile. In Italia, secondo il più recente studio disponibile su questo fenomeno, condotto dall’Università Bicocca di Milano e il Dipartimento Pari Opportunità nel 2018 erano presenti 80.000 donne e 7.600 minorenni con MGF.
Italia, peggiora la disparità di genere
D’altra parte l’ultimo Global Gender Gap Report, ha mostrato l’Italia al 79esimo posto su 140 Paesi: un crollo di 16 punti rispetto al 63esimo dell’ultima edizione. Restiamo in coda anche nella classifica europea, piazzandoci al 30esimo posto su 36 nazioni. Se prendiamo in considerazione la classifica mondiale per Partecipazione Economica e Opportunità di lavoro per donne e ragazze precipitiamo al 104esimo (tra El Salvador e il Tagikistan), ma un poco meglio del 110esimo dell’anno scorso.
Retrocediamo di un posto (da 59 a 60) invece nella classifica della parità nell’istruzione e ben di 24 posti (da 40 a 64) nella partecipazione politica delle donne. Questo ranking tiene conto del numero di donne presenti in Parlamento, Senato e tra i ministri durante tutto l’anno 2022, che ha visto solo nel 2022 la nomina di una Presidente del Consiglio dei Ministri donna, per la prima volta nella storia della nostra Repubblica.
È in questi dati e in questi numeri che va ricercato il perché dell’inarrestabilità della violenza di genere, così come l’aumento dei casi di violenza minorile di cui restano principali vittime proprio bambine e ragazze. “Alla luce del nuovo, tristissimo, record nei dati e degli aumenti di violenza sessuale e sessuale aggravata, vicende come lo stupro di Palermo appaiono come una cartina di tornasole della cultura patriarcale, maschilista, prevaricatrice e violenta che riduce il corpo di una donna a un “pezzo di carne”, in violenze nate per essere mostrate e che sembrano volere imprimere il sigillo del potere maschile, individuale e di gruppo“, ha dichiarato Paolo Ferrara, direttore generale di Terre des Hommes.
“Se vogliamo invertire la rotta – ha aggiunto -, dobbiamo costruire una risposta organica, sistemica, diffusa che affronti di petto questa situazione inaccettabile. Qualcosa in termini legislativi si è fatto, con l’introduzione del Codice Rosso, ma manca un piano di intervento di lungo periodo sulla parità di genere a scuola. Manca la volontà di introdurre, finalmente, materie come l’educazione sessuale e all’affettività, all’uso “etico” dei media digitali. E i ragazzi dovranno mettersi in gioco più di tutti: se la violenza di genere riguarda tutti e tutte, il violento è sempre o quasi sempre maschio“.
Il cambio di passo culturale invocato a più voci non può dunque che coinvolgere tutti, maschi e femmine, nel creare le condizioni affinché il contributo di tutte le ragazze e le giovani donne, possa esprimersi liberamente e senza pregiudizi e costrizioni. Per imprimere un cambiamento, per accelerare il progresso verso l’obiettivo della parità di genere e – in definitiva – un mondo migliore, serve più che mai che le giovani donne e le ragazze si sentano, e siano, al sicuro.
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