Inclusione, assegnati a Milano i Diversity Media Awards 2023

Nel corso della storia, Milano ha sempre cercato di dare una casa alle diversità e spazio alle uguaglianze. Fin dai tempi di Ambrogio, figura prima appartenente all’Impero Romano nelle vesti di funzionario, e poi al mondo spirituale come Vescovo scelto (per acclamazione dei milanesi) a succedere ad Aussenzio di Milano.

La storia racconta che sotto il regno di Valentiniano I, Aussenzio professava una dottrina (Arianesimo) che riconosceva sì la Trinità (Padre, Figlio e Spirito Santo) ma ne sosteneva la subordinazione al Padre come principio cardine. I forti contrasti tra i seguaci dell’Arianesimo (ariani) e i cattolici (che invece professavano una Trinità divina), furono risolti proprio da Sant Ambroeus, le cui doti di pacifico mediatore gli valsero un largo apprezzamento da parte di entrambe le fazioni.

Nominato poi Vescovo, divenne una guida importantissima per combattere il potere imperiale e affermare il diritto dei meneghini a vivere in una città equa nei diritti e operosa nei fatti. E a proposito dei meneghini, furono proprio i milanesi a dare il via alla costruzione del Duomo attraverso quello che oggi verrebbe chiamato referendum popolare, a cui parteciparono anche le classi meno abbienti. Questo a testimonianza di come, già allora, il pensiero di inclusività fosse parte del Dna di Milano.

Milano festeggia la diversità

Ed è proprio a Milano, nella cornice del Teatro Lirico Giorgio Gaber, che si è svolta l’ottava edizione dei Diversity Media Awards (Dma), gli oscar dell’inclusione ideati dalla Fondazione Diversity (no-profit fondata e presieduta da Francesca Vecchioni) per premiare contenuti mediali e personaggi che nel 2022 hanno contribuito a una rappresentazione inclusiva delle persone e delle tematiche legate alla diversity: uguaglianza di genere, orientamento sessuale e affettivo, etnia, età, disabilità, aspetto fisico. Perché la diversità e le discriminazioni sono intorno a noi. Le tocchiamo con mano tutti i giorni, spesso si insinuano in maniera silente nel nostro quotidiano. E saperle riconoscere ed estirparle non solo ci rende più umani, ma soprattutto fa di noi persone veramente libere.

La mission Dma

Tra gli obiettivi del Diversity Media Award, unico evento in Europa dedicato alla D&I, c’è quello di creare un forte impatto mediatico parlando di diversità a un numero di persone sempre più alto. A tutti i costi (#WhateverItTakes), come recita il claim. L’edizione 2023, andata in onda sabato 1 luglio su Rai Uno, ha alternato le premiazioni a momenti musicali e testimonianze toccanti, come ad esempio quella di Giulia Paganelli (EvaStaiZitta), vincitrice della categoria “miglior prodotto digital” con “Diet culture, ripassino smart”.

Giulia si occupa di fare cultura riguardo i corpi non conformi, la grassofobia e il femminismo. Giulia non ama le etichette. Giulia ama la vita e ama sé stessa. E mentre ritira il premio riesce a raccontare un piccolo spaccato personale che riassume tutto il senso del suo lavoro: “Da qualche parte c’è una bambina di 7 anni che è seduta su un divano azzurro orribile mentre guarda Twin Peaks. A un’età in cui, probabilmente, David Lynch non è consigliatissimo. E che inizia a chiedersi come mai il suo corpo non magro faccia così tanto la differenza per le altre persone. Perché non può permettersi di fare tutto quello che vuole?”.

“La grassofobia – afferma – è una discriminazione silenziosa, ed è velenosa perché arriva col contagocce fino a diventare un’abitudine. È lo sguardo che indossiamo quando commentiamo quanto e cosa mangiano le altre persone, quando ci complimentiamo quando dimagriscono, quando chiediamo se c’è qualcosa che non va perché secondo noi sono ingrassate. O quando consigliamo di fare dei digiuni, delle diete, o le invitiamo ad andare a camminare come se camminare dovesse piacere per forza. E non è così”.

“Ma la grassofobia – conclude – non riguarda solo i corpi grassi, riguarda tutti i corpi. Perché viviamo all’interno di strutture, di sacrifici, di cose che dobbiamo fare per forza per mirare a un modello di perfezione che, scusate se ve lo dico in modo brutale, non esiste”.

I vincitori dei Diversity Media Awards 2023

Tanti i nomi del mondo del cinema, della televisione, della cultura inclusiva e dell’attivismo digitale, che si sono aggiudicati i DMA 2023. Ornella Vanoni è stata eletta personaggio dell’anno, “per essersi riconfermata una libera pensatrice, icona di una vecchiaia creativa e allegra, e per essersi esposta con numerose dichiarazioni sul tema della salute mentale, ancora troppo stigmatizzato e poco affrontato da media e istituzioni”.

Mara Maionchi ha ritirato il premio “Miglior programma Tv” per Quelle Brave Ragazze, vinto a pari merito con lo show condotto da Antonella Clerici “The Voice Senior”. La regista del film documentario “La Timidezza delle Chiome”Valentina Bertani ha ritirato il premio al “Miglior film” insieme ai due protagonisti Joshua e Benjamin Israel, mentre il riconoscimento alla “Miglior serie Tv italiana” è stato vinto da “Prisma” e ritirato dall’attrice Caterina Forza e dalla sceneggiatrice Alice Urciolo.

Il premio per la “Miglior serie Tv KIds” è andato a “Super Benny”, un cartoon con protagonista Benedetta Rossi, mentre il riconoscimento al “Miglior programma radio” è andato a “I Miracolati” (Radio Capital) di Fabio Canino Laura Piazzi. Spazio anche ai contenuti audio con “Storia del Mio Nome” (Chora Media). Premio “Creator dell’anno” è andato a Aida Diouf Mbengue, mentre la vittoria per la “Migliore serie Tv straniera” è andata a “The Umbrella Academy”.

Durante la premiazione sono stati attribuiti anche i riconoscimenti all’informazione: il premio al “Miglior servizio Tg” è andato al TG3 per il servizio “Ius scholae e diritto alla cittadinanza: a che punto siamo?” di Cristiana Palazzoni, mentre il “Miglior articolo stampa quotidiani” se l’è aggiudicato La Stampa con “Sono stato un bimbo non conforme. Proteggiamo il cuore dei più piccoli” di Jonathan Bazzi). Il “Miglior articolo stampa periodici” è andato a 7 del Corriere della Sera con “Leggi, percorsi e il balzo tra gli adolescenti. Tutti i punti che dividono” di Greta Sclaunich, mentre il “Miglior articolo stampa web” è andato a TheWom.it con “Mai Dati: l’inchiesta che denuncia l’assenza di dati sulla legge 194” di Francesca Polizzi.

Il Sole 24 Ore in short list

Il Sole 24 Ore è entrato in shortlist per il Miglior Articolo Stampa – Quotidiani  per i Diversity Media Awards (DMA) 2023 con l’articolo Dal cognome alle separazioni – I diritti conquistati dalle mamme firmato da Monica D’Ascenzo. L’articolo era parte dello speciale di 4 pagine pubblicato dal quotidiano in occasione della festa della mamma, come ogni anno, nel 2022.

In tre occasioni ogni anno viene pubblicato sul Sole 24 Ore uno speciale di 4 pagine e un dossier online sul sito dedicato alle donne: l’8 marzo in occasione della Giornata internazionale della donna, il giorno della festa della mamma e il 25 novembre in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Lo scorso anno un articolo pubblicato in occasione del 25 novembre aveva vinto come miglior articolo Stampa – Quotidiani: “Femminicidi e violenza aumentano, che cosa stiamo sbagliando?” di Chiara Di cristofaro e Simona Rossitto.

Il ruolo cruciale dell’informazione

Questo è il decennio dei diritti: diritti acquisiti che vengono persi e diritti da conquistare a livello globale. In Italia abbiamo ancora molta strada da fare per essere un vero Stato di diritto: manca una legge sul cognome materno, una legge sulla omotransfobia, una legge sullo Ius Scholae, una legge sulle famiglie Lgbtq*, una legge sui caregiver che si occupano di familiari con disabilità. Per questo il ruolo dell’informazione è essenziale per costruire un’Italia di diritti dove diversità e uguaglianza non siano più un problema che fa paura ma la soluzione per tornare a essere più umani. Perché in fondo, che cos’è la diversità se non un’altra faccia di uno stesso diamante?

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