Ucraina, le profughe gridano la “grammatica dell’inferno”

Il grido di dolore di Halyna, fuggita a Milano
Onu e diritti umani:
come può una guerra, la nostra guerra,
tutelare i diritti umani?
In guerra vale tutto,
ma allo stesso tempo non vale più niente,
perché non resta nulla
se non il crimine,
il dolore, la distruzione,
la morte
e la fine.

Questo è uno dei tanti messaggi accorati delle donne ucraine in Italia, raccolti dal giornalista Filippo Poletti e stampato da Lupetti nel libro “Ucraina, grammatica dell’inferno”. Il volume ha visto la collaborazione di Fondazione Progetto Arca, da anni impegnata a offrire assistenza ai bisognosi e racconta i fatti tragici del conflitto e le testimonianze delle profughe arrivate in Italia.

La guerra – racconta Poletti – ha visto arrivare in Italia 145.829 persone, di cui 77.212 donne e 45.628 minori. Il 60 per cento di loro ha trovato accoglienza nel Nord Italia con oltre 500 pratiche burocratiche presentate ogni giorno al consolato di Milano, per un totale di 56mila nel 2022. Le donne, i bambini e gli uomini ucraini sono con noi, tutti i giorni qui a Milano e nel resto d’Italia, dal supermercato alla metropolitana, nelle piazze come nelle vie: fanno parte della nostra vita e della nostra comunità. A loro è dedicato questo libro il cui ricavato andrà, per quanto mi riguarda, a Progetto Arca”.

Ogni capitolo è introdotto da una parola (in ordine alfabetico), con la relativa etimologia: archivio, cuore, chirurgia, gasdotto…Solo le parole sarebbero sufficienti a fornire il racconto didascalico dei 365 giorni di guerra. Di fatto ogni capitolo poi declina la parola nel racconto di un evento che ha segnato il diario del conflitto.
Dalle stragi di Borodynka e Bucha ai messaggi tristemente noti alle cronache della moglie del soldato russo che gli concede di non preoccuparsi e stuprare le donne ucraine. Da Mariupol rasa al suolo come Guernica dalla difesa strenua degli ucraini all’isola dei serpenti, all’Italia finita nella lista dei Paesi ostili.

Una grammatica, una cronaca di eventi, e le grida delle donne che assumono i tratti della poesia della disperazione. Donne di cui “la più giovane – spiega Poletti – è nata nell’anno del crollo del Muro di Berlino, la più anziana nel 1972: tra di loro ci sono diverse mamme. Nel loro Paese, ad eccezione di una, lavoravano: c’è chi faceva l’imprenditrice, chi l’ingegnere, chi la farmacista, chi la biologa, chi l’insegnante di danza, chi la traduttrice, chi la cassiera o la commessa, chi l’addetta alla reception. Dal 24 febbraio 2022 hanno perso tutto: la casa, gli affetti familiari rimasti in patria e il lavoro”.

Le notizie di questi 365 giorni sono intrise dal dubbio e la menzogna. Quando scoppia la guerra la prima vittima è la verità. Lo grida Caterina, profuga a Milano:
Fake news:
come può essere
una notizia falsa
quella di Bucha?
Ho visto tutto
con i miei occhi
e non dimenticherò mai
quelle immagini.

Non si sa più quale sia la verità. “Mosca nega l’evidenza, bollando immagini atroci, scattate nelle città liberate, come fabbriche di falsità”.

L’ultima lettera della grammatica di Poletti è la “Z”, che “fino al 23 febbraio 2022 è una delle tante lettere dell’alfabeto, associata ad esempio alla Generazione Z, i cosiddetti ‘digitarians’ figli della Generazione X o Y, molto attivi in rete con i social media Instagram, TikTok o BeReal. Dal 24 febbraio 2022, data di inizio della guerra in Ucraina, la Z indica il sostegno incondizionato all’eccidio scatenato dai russi, di cui a Capodanno 2023 non si vede ancora la fine. È la grammatica dell’inferno, dove non c’è spazio per la ‘permapace’, ma solo per la ‘permaguerra’”.

Le grida delle donne del libro raccontano però un’altra storia: di terrore, di perdita di tutto, di desiderio di tornare in una casa da ricostruire, perché finisca la guerra permanente e inizi la pace permanente.

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Titolo: “Ucraina: grammatica dell’inferno”
Autori: Filippo Poletti
Editore: Lupetti
Prezzo: 24,90 euro 

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