Ci sono ragazze che viaggiano da sole da sempre, come Alessia Piperno. Ragazze che, nello scoprire il mondo in solitudine, trovano una risposta alla loro voglia di sentirsi libere e indipendenti. E poi, ci sono donne che per essere libere davvero devono scendere in piazza. E rischiare la vita. È l’Iran del 2022.
Cristina Buonerba, The Lazy Trotter, è partita per Teheran nel 2018, ritenendolo un «Paese sicuro per una donna sola». «Ho dormito in ostello, viaggiato su treni notturni, incontrato molte persone del posto. Non mi sono mai sentita in pericolo, tranne in un caso: quando mi ha fermata la polizia morale».
La polizia morale è il corpo istituito per volontà della parte più conservatrice e intransigente del regime iraniano, il cui compito è «promuovere la virtù e prevenire il vizio». La polizia è intervenuta due volte con Cristina: la prima, per una ciocca di capelli sbucata fuori dal suo hijab, la seconda, per un vestito ritenuto poco consono.
«La gonna arrivava alle caviglie, sotto indossavo leggins e calzettoni coprenti, ma c’era un piccolo spacco in fondo che non avevo considerato. Quando ho compreso quale fosse il problema, sono corsa a cambiarmi. Ho avuto paura, sì, perché ho capito che in quel Paese, tutto ciò che a me poteva sembrare normale, non lo era affatto. E avrei dovuto prestare ancora più attenzione e rispetto» ricorda. In caso di abbigliamento “non corretto”, infatti, la polizia morale può arrestare le presunte colpevoli e portarle in un centro di correzione, dove vengono istruite sulle regole da seguire. In alcuni casi, il rilascio avviene il giorno stesso, altre volte invece possono verificarsi abusi e punizioni, anche fisiche.
Elizabeth Sunday di Too happy to be homesick ha avuto un’esperienza simile: «Anche io sono stata fermata a causa di capelli troppo ribelli sotto al velo. Le poliziotte sono state molto dure, ma dopo una verifica del passaporto e del visto, mi hanno lasciata andare – racconta -. Un Paese come l’Iran richiede una buona dose di cautela. Il coraggio da solo non basta, altrimenti si finisce nei guai. Non è un luogo che consiglierei, ad esempio, per lavorare da remoto: la connessione non è stabile e bisogna stare molto attenti anche a ciò che si posta sui social».
Di recente, infatti, le pene per chi muove critiche online sul tema dell’hijab, sono state rese ancora più severe, prevedendo in alcuni casi gli arresti. «L’Iran rimane però uno dei paesi più emozionanti in cui io sia mai stata: l’ho visitato tre volte, sempre da sola, incontrando persone straordinarie» assicura. Ma negli ultimi giorni ha perso i contatti con i suoi amici iraniani: «Internet è stato bloccato, sono in pena per loro. Il mio cuore è lì: quelle persone stanno compiendo un grande atto di ribellione. Una rivoluzione della cui potenza noi occidentali comprendiamo solo una minima parte. Le proteste delle ragazze iraniane ci arrivano raffreddate dagli schermi di Tv e tablet. Non ne capiamo appieno la potenza culturale» ammette.
«Se viaggi, ti assumi sempre una certa dose di rischio, ma provi a bilanciarlo con alcune precauzioni: studi le regole del posto, i comportamenti da adottare, le abitudini dei local, crei dei canali preferenziali, impari a scremare le informazioni e, se necessario, ti fai accompagnare da una guida del posto – spiega Valentina Borghi, di Be Borghi, anche lei volata in Iran nel 2017. Ma precisa: – Tutte queste accortezze, fino a qualche settimana fa, non servivano. L’Iran non era indicato come “Paese rischioso” neanche dalla Farnesina. La situazione è degenerata molto in fretta tanto che diversi amici che erano lì, hanno fatto rientro in Italia. Senza dubbio, ciò che è accaduto ad Alessia Piperno avrà delle conseguenze per tutti noi».
I viaggi in solitaria, al femminile, rallenteranno? Saranno sempre meno le giovani backpackers a partire alla scoperta del mondo? O forse, la voglia di conoscere e di mettersi in discussione diventerà ancora più acuta? «Viaggiando in Iran mi sono resa conto di quanto io sia privilegiata – riflette la Lazy Trotter, Cristina -. Io ho indossato il velo “con data di scadenza”, ma per le ragazze che ho conosciuto era tutto, da sempre. Oggi, che scelgono di toglierlo, stanno provando a riscrivere la storia. Sono potentissime! E sai cosa mi hanno detto quando le ho incontrate? “Parla di noi: dì che abbiamo fame di vita e di libertà”. Ecco, oggi, con le loro proteste e il loro coraggio, stanno parlando da sole».
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