C’è un’emergenza salute mentale ed è quella che colpisce i più giovani. Un adolescente su 4 ha sintomi di depressione causati dalla pandemia e 1 su 5 mostra segni di disturbo d’ansia. È quanto emerge da una metanalisi pubblicata su Jama Pediatrics, che ha incluso oltre 80mila persone a livello globale. Nella settimana dei Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza è necessario far luce sul peso psicologico che negli ultimi anni sta gravando su bambini e adolescenti e, di conseguenza, sulle loro famiglie.
In un’indagine italiana, “Chiedimi come sto”, promossa dalla Rete degli studenti medi, dall’Udu – Unione degli universitari e dal sindacato dei pensionati Spi-Cgil , l’88% degli intervistati dichiara che la pandemia ha avuto un impatto negativo sulla propria salute mentale. Negli ultimi due anni, il 63% si è sentito più solo, il 60% ha percepito più ansia e più del 90% dichiara che sarebbe utile avere un supporto psicologico nel proprio istituto scolastico o università.
Non è un caso, dunque, se in tutta Italia sono stati messi a disposizione e potenziati servizi per rispondere a questa emergenza. Primi tra tutti la sperimentazione, in alcune regioni, dello psicologo di base, così come gli sportelli di ascolto psicologico nelle scuole, promossi grazie al Protocollo tra Consiglio Nazionale degli Psicologi e Ministero dell’Istruzione.
A Milano è addirittura nato lo psicologo comunale, reso accessibile ai ragazzi tra i 14 e i 18 anni tramite un numero verde via chat su Whatsapp e Telegram. Un servizio che si propone di offrire orientamento psicologico per affrontare le difficoltà legate all’adolescenza e indirizzare alla rete di servizi sanitari, educativi e ricreativi del capoluogo.
Anche le aziende stanno facendo la loro parte: sono sempre di più le realtà ad attivare servizi direttamente o indirettamente dedicati alla salute psicologica dei figli delle proprie persone. Da una parte, attività di formazione e informazione a supporto della genitorialità, dall’altra, servizi di consulenza psicologica non solo per i genitori, ma anche per i membri dell’intero nucleo familiare. Se è vero che è necessario stare bene per lavorare bene, è anche vero che un ruolo essenziale nell’equazione lo ha l’equilibrio tra le mura domestiche, spesso profondamente influenzato dallo stato di benessere psicologico di bambini e adolescenti.
Ciò che è evidente, è che l’emergenza salute mentale dei più giovani non è in questione: esiste ed è riconosciuta a tutti i livelli istituzionali e non. La sfida è quella di riuscire ad accogliere i loro vissuti, offrendo supporto e servizi dedicati, che possano intervenire per evitare che il malessere si cronicizzi. I bambini e gli adolescenti di oggi sono gli adulti di domani: la loro salute mentale non è solo un diritto, ma anche una responsabilità sociale e un investimento per il futuro.
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