Cuoche Combattenti, l’autoimpresa femminile che contrasta la violenza di genere in cucina

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“Avere un reddito mio, non dover dare conto a nessuno, riconoscere le mie capacità e l’abuso che le aveva soffocate: il potere economico mi ha restituito la libertà”.

Nicoletta Cosentino, founder del progetto di imprenditoria sociale Cuoche Combattenti, si definisce “una donna dal temperamento perentorio e assertivo”. Eppure, per 18 anni della sua vita, non si è sentita capace: la violenza psicologica è “l’elefante nella stanza” di troppe relazioni abusanti “così integrata all’interno delle coppie da essere considerata normalità”. Ingombrante, eppure invisibile. Cosentino ne ha squarciato l’esistenza, dando un nome alla cosa e ribaltandone la narrazione con un progetto concreto: “Appena ho acquisito consapevolezza sulla violenza psicologica ed economica che stavo subendo, ho sentito l’esigenza di parlarne con altre donne”. Sorellanza, scambio reciproco, unione: da questi ingredienti, combinati con passione e maestria, nasce Cuoche Combattenti. Un laboratorio di produzione alimentare, una bottega, un progetto nato dal riscatto personale rispetto a una storia di abuso e che, del riscatto per tutte, ne fa obiettivo.

Lanciato nel 2019, unisce donne diverse, ne custodisce le storie e dà loro l’opportunità per ricominciare insieme ribaltando un altro stereotipo: la cucina, il luogo a cui storicamente le donne sono state relegate, diventa un avamposto rivoluzionario contro la violenza e l’abuso.

“Non siamo vittime, ma combattenti”: le etichette anti-violenza

Nel laboratorio-bottega delle Cuoche Combattenti, in piazza Generale Cascino a Palermo, si producono le specialità della tradizione siciliana: dalle confetture di frutta di stagione e marmellate, insieme alle conserve dolci e salate, fino ai prodotti da forno: “Trasformare la materia prima con le tue mani, dalla mela grezza alla marmellata, è un processo di trasformazione importante che rappresenta perfettamente quello che facciamo: trasformarci per sbocciare”. Ai sapori, si mescolano i messaggi: ogni vasetto riporta un’etichetta anti-violenza che parla senza giri di parole di autostima, amore e autodeterminazione: “Tu vali e sei libera sempre”, sul vasetto di pesto alle melanzane.“L’amore non ammette minacce, mai”, sulla confettura di pere e noci. “Chi ti ama non ti critica continuamente”, per l’extra di cipolle rosse. “Senza paura sei molto più bella”, pesto con le noci.

La prima etichetta, racconta Cosentino, è nata da una passata di pomodoro che stavo facendo in casa, con l’idea di venderne dei barattoli agli amici e ricavarne un piccolo reddito che non avevo: ho iniziato a scrivere le frasi che avevo dentro con un semplice pennarello. Su quei barattoli, c’è esattamente il mio vissuto”. Nicoletta Cosentino è la prima delle Cuoche Combattenti, non l’unica. Il simbolo che le abbraccia tutte è un pugno alzato che stringe fieramente un mattarello da cucina: un segno di dignità inequivocabile, per dire che non siamo vittime ma combattenti”. La storia di cui parlano le etichette è la loro.

Dall’idea al progetto: imparare a chiedere aiuto

“Ho imparato a esporre le mie fragilità e chiedere aiuto”: le Cuoche Combattenti rivendicano tutte le loro vulnerabilità e, proprio dalla capacità di affidarsi, nascono. Come racconta Cosentino, “il progetto è nato come idea nel 2017, dopo essermi rivolta al centro antiviolenza Le Onde Onlus nel 2015: all’inizio non riuscivo a riconoscere gli abusi che subivo”. Qui, con il supporto delle operatrici, Cosentino comincia un percorso di reinserimento lavorativo e mette a segno i primi passi che l’avrebbero portata all’intuizione: “Scelgo di svolgere il tirocinio in un campo in cui non avevo alcuna competenza, ma tanta passione: la cucina. Per sei mesi lavoro nel laboratorio Peccatucci di mamma Andrea in cui imparo l’arte dei dolcetti, dei cioccolatini e i biscotti: un tempo decisivo nella mia vita perché è lì che ho finalmente smesso di sentirmi incapace”.

Come racconta Giusi Chirco, psicologa psicoterapeuta e socia de Le Onde Onlus dal 2017 dove si occupa di orientamento a lavoro, “i tirocini di reinserimento o inserimento nel mondo lavorativo consentono di svolgere un’attività all’interno di aziende ospitanti in una cornice protetta, garantita dall’accompagnamento al lavoro da parte di due tutor: aziendale e didattico-organizzativa”. Un passaggio essenziale, non solo per gli impatti positivi nel campo professionale: “le donne ritrovano l’autostima e avviene un vero e proprio spostamento del focus nelle loro vite: si passa dal bisogno al desiderio. Piuttosto che pensare «va bene qualsiasi lavoro/ho bisogno di lavorare», si ragiona in termini progettuali: «sono capace di/quindi vorrei fare questo»: se il tempo del trauma è ripetitivo e circolare, quello della progettualità diventa progressivo: un cambiamento importantissimo per donne che, nella maggior parte dei casi, hanno subito per anni condizioni di isolamento e di mancanza di autonomia personale, risorse e opportunità”. La passione diventa progetto: “quando ho incontrato Nicoletta per aiutarla a scegliere un settore di suo interesse in cui svolgere il tirocinio” – spiega Chirco – “parlando delle sue passioni extra lavorative, mi ha mostrato un pacco di farina in un sacchetto: la sua passione era la pasticceria. Da lì siamo partite”.

Nicoletta Cosentino

Nicoletta Cosentino

Dall’autostima ritrovata, all’urgenza di aiutare altre donne a fare lo stesso: Cuoche Combattenti apre il suo spazio il 27 settembre del 2019, ma i due anni precedenti sono fondamentali per preparare il terreno, affinare il progetto e, soprattutto, trovare i fondi e imparare a redigere un vero business plan: “Non avevo soldi e lo ribadisco perché si pensa sia impossibile lanciare un progetto partendo da zero. Non lo è”. Per farlo, spiega Cosentino, “potente è la capacità di chiedere aiuto”. È così che il network dispiega il suo supporto: “Il centro antiviolenza è stato fondamentale per conoscere le possibilità di finanziamenti a cui potevo ambire: attraverso un percorso di accompagnamento all’auto-impresa, supportato dalla Regione e dal Ministero delle Pari Opportunità, una start up mi ha aiutata a individuare lo strumento del microcredito che mi avrebbe permesso di trasformare la mia idea in realtà: con un tetto massimo di 25mila euro, a fronte di un business plan economicamente sostenibile, l’80% dei fondi stanziati è garantito dallo Stato e accessibile attraverso diverse banche”.

Il resto del finanziamento arriva dalla rete di D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, associazione nazionale che unisce in un unico progetto 82 organizzazioni sul territorio italiano, gestendo oltre 100 centri antiviolenza e più di 50 case rifugio. Come dichiara la presidente Antonella Veltri, “i nostri dati ci dicono che delle oltre 20.000 donne che accogliamo ogni anno, una su tre è a reddito zero (32,9%) e meno del 40% può contare su un reddito sicuro”. Numeri che denunciano una realtà: “Non poter pensare a una vita autonoma dal punto di vista economico, rende impossibile immaginare di poter uscire da una relazione violenta. Per questo, i Centri antiviolenza della Rete D.i.Re costruiscono percorsi di libertà dalla violenza e per l’indipendenza economica, seguendo le donne in un percorso che restituisce autonomia nel rispetto della volontà di ognuna di loro”. Cuoche Combattenti ne è testimonianza concreta e – afferma Veltri“è uno degli esempi virtuosi del nostro progetto Autonomia, per garantire alle donne un contributo economico a fondo perduto e realizzare i loro progetti. Nel 2019 abbiamo contribuito a far nascere le Cuoche Combattenti e oggi guardiamo con soddisfazione al risultato”.

Dalle donne, per le donne

Quando apre le porte, Cuoche Combattenti ha già il suo pubblico a varcarle: “Mentre organizzavo il business plan” – racconta Cosentino – “ho continuato con la produzione casalinga e organizzato degustazioni per presentare il progetto”. Un lavoro appassionato e attento che, alla produzione, ha affiancato la divulgazione: “Ho usato molto i social per raccontare la mia storia e l’anima del progetto: farlo mi è servito a capirne ancora di più i punti di forza e ciò che sarebbe potuto diventare”. Oggi Cuoche Combattenti è una realtà virtuosa che mette al centro l’indipendenza economica delle donne, ospitando tirocini attivati da centri antiviolenza e associazioni che si occupano di migranti come Centro Astalli e Pellegrino della Terra. Sono quattro le Cuoche Combattenti che vivono il laboratorio e, una di loro, ha concluso il percorso di tirocinio con l’assunzione, entrando a pieno titolo nel progetto: “vorremmo essere di più, il numero varia in base all’attivazione dei tirocini dalla durata di un anno. Abbiamo avviato una collaborazione con la facoltà di tecnologie alimentare dell’Università di Palermo: insieme andremo a standardizzare alcuni parametri della produzione”.

Un progetto sempre in divenire e dirompente, piaciuto anche al capo dello Stato Sergio Mattarella che, nel 2020, ha insignito Cosentino del titolo di cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica italiana “per il suo esempio di reazione e per il contributo offerto nella promozione di una cultura di contrasto alla violenza sulle donne”. Dalle difficoltà, l’iniziativa di Cosentino trae nuovo vigore: “con il lockdown il laboratorio è rimasto chiuso. Ma è stato il momento giusto per lanciare l’e-commerce e arrivare in tutta Italia”. Così, è possibile partecipare alla rivoluzione delle Cuoche Combattenti non solo a Palermo: tutti i prodotti sono acquistabili sia nello shop fisico che in quello virtuale. Oppure, adottando il progetto attraverso Copernicana: la piattaforma digitale che, insieme ad altre iniziative di sostenibilità ambientale e sociale, chiama a supporto di Cuoche Combattenti “chi vuole cambiare le cose” diffondendone la mission e creandone intorno una community.

Tra le ambizioni future, quello di rendere Cuoche Combattenti un’esperienza replicabile in altre città e con altri centri violenza: “la violenza è ovunque, per questo è giusto che ci sia uno strumento di indipendenza economica e autodeterminazione accessibile in ogni luogo”. Quando Cosentino ne è stata consapevole, ha portato i suoi figli al mare. Il blu di Mondello, la spiaggia bianca e un gelato per pranzo: “un gesto di ribellione per celebrare la mia libertà: potevo finalmente decidere cosa acquistare, quando e dove”. Una scintilla che ne ha accese altre, “il mio lavoro è meraviglioso perché sono in costante relazione con tante donne”,  illuminando la direzione verso cui le Combattenti si muovono insieme: l’amore per se stesse, prima di tutto e per tutto.

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