Il trading online conquista spazi ma il rischio “gioco d’azzardo” è dietro l’angolo

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Gli italiani investono sempre di più nel trading on-line, un fenomeno già molto popolare in Italia prima della pandemia ed esploso quando il Covid ci ha costretti a ridurre al minimo i contatti sociali. Il trading esercita un gran fascino per l’attrazione (che può diventare una mera illusione) di poter guadagnare seduti da casa o da una spiaggia e senza bisogno di timbrare il cartellino.

Tuttavia, prima di tuffarsi in questo genere di attività occorre valutarne con molta attenzione i rischi e le insidie nascoste perché la rovina finanziaria è sempre dietro l’angolo. Non tutti, nonostante l’ambizione, possono diventare trader professionisti. Serve una adeguata formazione, servono competenze specifiche ma non solo. Un ruolo di primo piano è giocato dalla componente psicologica ed emotiva. Un aspetto fondamentale dell’attività di negoziazione, strettamente legato ad altri elementi tipici del business online, come la gestione delle perdite, la paura del tracollo e gli eccessivi entusiasmi. C’è inoltre una pericolosa associazione con il gioco d’azzardo che sposta il trading sotto una luce completamente diversa e lo porta in un ambito pericoloso perché il comportamento del trader può sfociare in qualcosa di compulsivo.

E in questi casi, secondo Rossana Putignano, psicologa clinica e psicoterapeuta,  “il successo e il fallimento possono raggiungere picchi estremi difficili da gestire se non si è strutturati mentalmente e non si hanno legami solidi per affrontare sia i guadagni sia le perdite ingenti”. Al fine del successo, occorrerebbe essere “stabili mentalmente, circondarsi da persone affidabili con cui confrontarsi e avere capacità e competenze tecniche”. In sostanza, afferma la psicologa, “quello del trading è un mondo affascinante e può essere profittevole ma per farlo correttamente bisogna rimboccarsi le maniche e studiare. È possibile guadagnare anche bene ma è una attività che dà risultati grazie allo studio, all’applicazione e a un metodo comprovato”.

Un italiano su tre sogna guadagni facili, boom durante la pandemia

Secondo il sondaggio dell’Osservatorio della Unger Academy, società di trading di Andrea Unger, trader che ha vinto quattro volte la World Cup Championship of Futures Trading, l’approccio delle persone verso gli investimenti online è duplice: molti sono timorosi, ma c’è una fetta consistente di persone che ritiene che si possano fare guadagni facili. Il 49% degli intervistati (uno su due) pensa che il trading sia un rischio eccessivo; il 29% pensa che il trading sia un metodo di guadagno facile, mentre il restante 22% pensa che dedicarsi al trading comporti effettuare operazioni frequenti. Secondo Unger, il fenomeno ha avuto massima diffusione proprio durante il periodo di pandemia perché tante persone si sono trovate chiuse in casa davanti al computer, bombardate da pubblicità create ad arte per attirarli verso il trading online. Tante persone si sono trovate in difficoltà con il lavoro e hanno cercato una soluzione nella chimera dei guadagni online, capitando sul trading”. Il problema, però, osserva è che nel tempo “la comunicazione di massa ha portato a pensare al trading online come ad una soluzione ai problemi finanziari, cosa assolutamente non vera”.

Non solo competenze tecniche, anche stabilità mentale

Il quattro volte campione del mondo traccia un identikit del “trader tipo” e spiega quali sono le principali difficoltà che incontra. “La prima è puramente tecnica: interfacciarsi alle infrastrutture tecnologiche necessarie per avere accesso ai mercati”. La difficoltà più grande però è la competenza necessaria. “Tutti possono fare trading, una volta imparato ad usare il software necessario, ma devono capire quello che stanno facendo. Una volta che scelgono un mercato su cui operare devono comprendere il mondo che si apprestano ad affrontare. E queste competenze – precisa – non si possono acquisire dall’oggi al domani. La competenza principale in ottica di capire quello che si sta facendo è quella di comprendere i rischi che sono coinvolti in questa attività”.

“Se io compro un titolo – prosegue – la domanda che mi dovrei porre è ‘ho un piano d’azione?’. Una volta comprato questo titolo ho idea di quale sarà il punto in cui deciderò di uscire?”. Tutte questi aspetti in genere vengono trascurati completamente. Ci si affaccia a questo mondo convinti che basti comprare (sulla base di non si sa bene quale regola) e miracolosamente quell’asset crescerà di valore portando ricchezza. Purtroppo sappiamo benissimo che non è così. Secondo Unger le persone non ragionano quasi mai partendo dalle perdite ragionano soltanto col miraggio del guadagno. “Questa è una lacuna enorme – dice – perché ci si espone ad un mondo convinti di trovare quello che poi non si trova”. Quindici vuole una competenza sugli strumenti che si utilizzano, comprendendo l’effetto che questi strumenti portano al proprio portafoglio una volta acquistati o venduti a seconda dei casi”.

Anche in questo campo la formazione è fondamentale in questa come qualsiasi altra professione. “Non capisco perché qualcuno sottovaluti a tal punto questa professione, da ridurla ad essere quell’attività dei furbacchioni che si arricchiscono con 2 o 3 trucchetti. Questa è una professione – sottolinea – e come le altre richiede tempo per assimilarne i concetti. Tutte le professioni, come quella del chirurgo, dell’ingegnere, del fornaio, ecc. richiedono una formazione, così anche il trading”. Accanto alle competenze tecniche, bisogna considerare anche le emozioni che influenzano le scelte di un trader e che possono condizionare il successo e il fallimento dell’attività. Buttarsi in un mondo dove la mattina sei ricco e la sera cadi in miseria non è alla portata di tutti. In particolare, secondo la psicologa Putignano, occorre avere “molto coraggio” ed essere “stabili mentalmente”.Noi psicoterapeuti sappiamo che dopo l’idealizzazione vi è la svalutazione e l’abbassamento del tono dell’umore. Ecco, se c’è una componente emotiva che spinge verso questo mondo è proprio il tratto dell’idealizzazione”.

Per la psicologa, il “trader tipo” in realtà non coincide con il “perfetto trader” che dovrebbe avere “una certa esperienza nel campo finanziario, una buona centratura e consapevolezza di sé, una persona che accetta i rischi di fallimento e che non faccia dipendere il suo umore dall’andamento delle proprie azioni e che sappia, da ultimo, come ‘rimediare’ alle perdite – a accettarle – senza giungere alla disperazione e alla disintegrazione del proprio sé”. Invece “in una società narcisistica, liquida, centrata sul consumismo e sull’ apparire, in cui si vuole ottenere tutto e subito senza sacrificio alcuno, troppo spesso il “trader tipo” ha pochissima esperienza e aspetta con grande ottimismo una svolta nella sua vita”.

Il trading online è sempre una truffa? Falsi miti da sfatare

Unger, che conosce bene in prima persona questo mondo, punta a sfatare anche qualche falso mito: ‘il trading online in molti casi è una truffa’; ‘è un modo semplice per ottenere un rapido profitto’; ‘puoi avere successo senza formazione’. “Viene percepito come truffa – spiega – perché spesso quello che ci viene proposto è una truffa, ma il trading in quanto tale non è assolutamente una truffa. Le truffe sono quelle che vengono costruite attorno al mondo del trading da intermediari che prendono i nostri soldi, il più delle volte non ci fanno capire dove li mettono, oppure ci fanno credere che siano stati messi in certi asset, per poi sparire. Una delle truffe più comuni – racconta – è quella di fingere che si verrà seguiti da un esperto e che questo esperto risolverà tutti i nostri problemi. Poi si mostrano situazioni di un certo tipo, si chiedono altri soldi per gestire quelle situazioni o per massimizzare i profitti, poi altri soldi ancora e alla fine tutti questi soldi spariscono. Quando si chiede indietro una parte o tutto anche la controparte il più delle volte scompare”.

Secondo l’esperto questo avviene perché ci si affida al primo che capita. “Persone che telefonano a casa proponendo investimenti e trading ad esempio. La conoscenza del settore, la conoscenza di quello che si sta facendo, permette di comprendere che di queste persone non ci si può fidare, evitando molte truffe. Quindi il trading in quanto tale non è una truffa. Purtroppo ci sono dei truffatori nel campo del trading come in tutti i campi della vita”. Anche che il trading online sia un modo semplice per ottenere un rapido profitto “è ovviamente un falso mito, al quale ne aggiungerei un altro: ci sono persone meglio informate che sanno quello che si debba fare. Non è così. Il trading è basato su delle regole e delle analisi, ma non porta a un rapido profitto. Può capitare che nel trading si abbia un periodo estremamente positivo e quindi si faccia tantissimi soldi. Però guardando nella media di quelli che possono essere dei ritorni plausibili da un’attività di trading costruita bene, fatta seriamente, se parliamo del 20/30% annui abbiamo di fronte qualcuno bravo, qualcuno che sta facendo bene. Il problema è che ci sono i miraggi del 100/200%, tutte cose che vengono raccontate da quelli che si possono annoverare nella schiera dei truffatori. Certo, può capitare l’inesperto di turno che investe senza sapere dove sta investendo, come sta investendo, cosa sta facendo e ha un colpo di fortuna. Ma è davvero raro ed è molto più probabile che si finisca male”.

Trading come possibile alternativa alle scommesse

Esiste una pericolosa associazione anche tra trading e gioco d’azzardo, basti pensare alle espressioni “giocare in borsa”, “scommessa” su quello che potrebbe fare un titolo, il “fiuto” e così via. Questo sposta il trading sotto una luce completamente diversa dalla professione che è e lo porta in un ambito pericoloso perché il comportamento del trader può sfociare in qualcosa di compulsivo. La massima apoteosi di questa affermazione, spiega Unger, “è stata raggiunta durante il periodo delle Opzioni Binarie, dove si potevano fare delle vere e proprie scommesse su orizzonti temporali sempre più piccoli. Era quasi come un videogioco. E il risultato, come è possibile immaginare, non era dei migliori. Qualsiasi comportamento volto a cercare di indovinare, a puntare con la speranza di raddoppiare o triplicare chissà che cosa, senza una base di conoscenza solida alle spalle, rischia di rientrare nell’ambito compulsivo. La conseguenza diretta è la rovina, perché non solo si perde, ma si entra in un vortice che porta alla distruzione psicologica e alla sottomissione alle perdite stesse. Una frase celebre del film Rocky diceva ‘non fa male’. Si arriva quasi a quel punto, in cui si continua a prendere botte consapevole di prenderle senza sentire il dolore, ma anche se non fa male, alla fine il conto si azzera comunque”. Una professione, quindi, che va intrapresa studiando come per qualsiasi altra professione e non certo affrontata come “un’alternativa al Lotto o al Totocalcio”.

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