Qual è il criterio per entrare nell’università? Il talento, il potenziale, la motivazione, le competenze o le attitudini?
A dicembre 2021, Harvard aveva dichiarato di non tener conto dei punteggi dei test internazionali (SAT o ACT) per l’ammissione nei prossimi quattro anni privilegiando il potenziale dei ragazzi.
Il trend è arrivato anche nel nostro Paese. L’università italiana sta rivoluzionando l'”iconico” concorso per entrare nelle facoltà di medicina e odontoiatria. La ministra dell’Università Cristina Messa ha rivisto l’intero processo, che sarà attivo dall’anno accademico 2022/2023, con una risoluzione approvata il 15 febbraio all’unanimità in Commissione Istruzione alla Camera e adesso in attesa di un decreto definitivo.
La nuova riforma è stata disegnata per rendere il test di ammissione un percorso più inclusivo e soprattutto più democratico. La situazione attuale parte da un paradosso: non ci sono medici a sufficienza ed è complicatissimo entrare alla facoltà di medicina. A settembre 2021 sono stati oltre 76.000 gli studenti che hanno tentato il test per soli 14.000 posti messi a disposizione per medicina e chirurgia e i 1.200 per odontoiatria, circa un 1 studente su 5 poteva farcela.
I contenuti dell’attuale test riguardano domande di cultura generale, ragionamento logico e materie più scientifiche che necessitano di una preparazione, spesso a caro prezzo. Da un’analisi di Skuola.net è emerso che i candidati non solo devono pagare la tassa per partecipare al concorso ma spesso ricorrono a corsi preparatori e libri di simulazione del test a pagamento. Secondo quest’analisi, più di 1 su 4 (il 28%) ha speso oltre 500 euro per aumentare le probabilità d’accesso, l’11% tra 300 e 500 euro, un altro 28% tra 100 e 300 euro, solo 1 su 3 ha limitato l’esborso sotto i 100 euro.
La nuova riforma prevede di creare un percorso per iscriversi a medicina che inizia dagli ultimi anni delle superiori per capire davvero la vocazione e la propria preparazione, rivedere i contenuti del test ma anche rendere più democratico l’accesso alla preparazione del test grazie all’introduzione di corsi online gratuiti, in cui tutti possono prepararsi equamente e non solo chi proviene da famiglie più abbienti. Le domande di carattere generale saranno ridotte, proprio come ha fatto Harvard per evitare che solo chi proveniva dalla cultura occidentale avesse rating superiori.
«Sono tutte misure che consentono un percorso di preparazione che sia il più equo per tutti: chiediamo agli atenei di tenere corsi di formazione gratuiti, ci saranno test attitudinali che i ragazzi potranno svolgere per auto-valutarsi, investiamo nell’orientamento sia con fondi Pnrr sia con risorse nazionali, anche andando nelle scuole per aiutare i ragazzi a scegliere. Vogliamo sostenere i sogni dei giovani e consentire loro di fare scelte consapevoli», spiega la ministra Messa.
La facoltà di medicina resterà sempre ad accesso programmato ma saranno aumentati i posti per i ragazzi con una riforma che sembra essere disegnata per accompagnarli in un percorso non solo di studi ma anche di vita.
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