Maria Cecilia Guerra: “Vincoli per i fondi del Pnrr per aumentare l’occupazione femminile”

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Il vincolo per le donne in Italia è ancora avere un figlio. Il bilancio di genere non lascia dubbi, nel caso ne avessimo ancora: l’Italia non è un Paese per donne, ma soprattutto non è un Paese per mamme. Sul tema si è tornati nel corso di un incontro organizzato dal dal gruppo “Legislazione sulle pari opportunità” della Rete nazionale dei Comitati Pari Opportunità facenti capo al Consiglio Nazionale Forense, a cui ha partecipato Maria Cecilia Guerra, sottosegretaria ministero dell’Economia e delle Finanze.

“Per il quinto anno è stato pubblicato il bilancio di genere, che accompagna il consuntivo dello Stato e esamina se le politiche attuate hanno avuto un impatto di genere. Il bilancio presenta una raccolta di 128 indicatori che vanno dal lavoro alla conoscenza, dalla salute al potere e al denaro. Indicatori che hanno anche un taglio comparativo” ha sottolineato Guerra, aggiungendo poi: “Il bilancio si apre con il riferimento al Gender Equality Index dell’Eige, sull’uguaglianza di genere, che evidenzia come l’Italia sia sotto la media europea ma abbia visto la propria posizione migliorare negli ultimi anni soprattutto per il sottoindicatore del potere decisionale, dove siamo passati dal 23esimo al 15esimo posto. Questo miglioramento è dovuto al balzo registrato nel potere economico grazie alla Legge Golfo Mosca, sulle quote di genere nei consigli d’amministrazione delle società quotate  e delle società a controllo pubblico”.

Il tema della rappresentanza negli organi societari era proprio quello del Corso di alta formazione per la preparazione alle cariche di governance nelle società in house e partecipate dagli enti pubblici, di cui l’evento rappresentava l’atto conclusivo. L’analisi di Guerra, però, si è allargata alla situazione generale delle donne in Italia, a partire dalla partecipazione al mondo del lavoro.

“Se andiamo a vedere i dati sull’occupazione femminile siamo di fronte a uno spreco, un dramma molto forte. La distanza fra uomini e donne è di 18 punti. Il grosso del problema è la maternità e la ripartizione del lavoro domestico. Le donne che lavorano part time sono nel 61,2% dei casi confinate in part time involontari. le donne giovani sono occupate solo 1 su tre e se hai un figlio piccolo il tuo tasso di occupazione è il 57,5% rispetto alle donne della stessa età senza figli” ha commentato la sottosegretaria, aggiungendo: “La conciliazione è declinata solo al femminile quando dovrebbe essere della persona umana. Ma guardiamo alle donne: in casa non c’è condivisione e fuori casa non c’è aiuto. Lo si è visto nel periodo della pandemia, quando i congedi parentali Covid sono stati presi dalle donne nell’84% dei casi di genitori con bambini sotto i 4 anni”.

Che si tratti di quote nei cda o di occupazione è ora, a detta della sottosegretaria, che non ci siano titubanza nell’usare delle “azioni positive” che possano ribilanciare la situazione. “Allora dobbiamo agire senza aver paura dei vincoli e con il governo lo abbiamo fatto inserendo nel Pnrr indicazioni per gli appalti: se le aziende assumono persone per lavori legati ai capitali del Pnrr, il 30% deve essere donne. Ci saranno delle deroghe per settori specifici come l’edilizia, ma in questi casi ci sono altri vincoli” ha chiosato Guerra, concludendo: “L’obiettivo che il Pnrr si pone non è solo la costruzione degli asili nidi, ma di raggiungere il 33% della copertura nel 2025-2026. Lo vogliamo raggiungere in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, perché oggi abbiamo una discriminazione nella discriminazione: se sei una donna giovane al Sud la tua possibilità di essere donna lavoratrice è quasi nulla”.

D’altra parte, come ha ricordato la sottosegretaria, lo stesso neo confermato presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo discorso di insediamento ha ribadito:

“La marginalità femminile costituisce uno dei fattori di rallentamento del nostro sviluppo, oltre che un segno di ritardo civile, culturale, umano”.

E ieri è tornato sul tema anche il neopresidente della Consulta Giuliano Amato:

“Il posizionamento delle donne nei ruoli apicali è condizionato dalla cooptazione maschilista. Le donne cercano di conquistare le vette. Ma più si sale e più c’è il collo di bottiglia”.

C’è bisogno, secondo Amato, di una visione femminile: le donne “cambiano l’ordine del giorno“.

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