Rimuovere gli stereotipi e valorizzare la diversità, un percorso che inizia da piccoli

Group of happy children playing outdoors. Kids having fun in spring park. Friends lying on green grass. Top view portrait

Introdurre politiche dell’istruzione fin dalla prima infanzia, attente al valore delle differenze e alla rimozione di stereotipi di genere, è l’obiettivo di “BEYOND”, progetto internazionale in corso in Italia in queste settimane attraverso laboratori e azioni di formazione e apprendimento con insegnanti della scuola dell’infanzia e dei primi anni della scuola primaria.

Il progetto internazionale, finanziato dal programma REC-Rights, Equality and Citizenship della UE, è promosso da 6 partner provenienti da Italia, Lituania, Bulgaria e Belgio e si pone come obiettivo quello di migliorare l’offerta educativa, mediante la rimozione di stereotipi di genere praticati da educatori, genitori e famiglie, ampliandone la consapevolezza su come gli atteggiamenti ed i comportamenti di bambini e bambine, sin dai primi anni di vita, siano influenzati dalle aspettative sociali legate al genere, andando inevitabilmente a condizionare, se non a limitare, le loro possibilità future. L’obiettivo è quindi il superamento dei limiti che la presenza di stereotipi di genere determina sul pieno sviluppo personale e sulle aspirazioni future dei nostri bambini e delle nostre bambine.

Il progetto BEYOND si struttura sul principio di condivisione di modelli e buone pratiche provenienti da altri paesi europei, grazie ai quali è possibile modificare comportamenti e attitudini degli insegnanti della prima infanzia. Lavorando sulla rimozione dei loro pregiudizi inconsapevoli, gli insegnanti possono aiutare bambini e bambine a dare spazio al loro vero potenziale e talento, a prescindere dalle aspettative sociali legate al genere di appartenenza. Il progetto prevede un lavoro congiunto dei genitori e della comunità educante allargata, che vengono coinvolti in azioni di sensibilizzazione e informazione sull’impatto negativo che gli stereotipi di genere hanno, determinando spesso scelte professionali, lavorative, espressione di talenti in maniera condizionata e forzata dalle convenzioni sociali, dalla cultura di genere che predomina, piuttosto che dalle effettive ambizioni e aspirazioni di ognuno.

Gli esempi delle buone pratiche all’estero confermano che questa potrebbe essere una direzione da percorrere. Il caso Islanda, tra i Paesi nordici nei quali il lavoro svolto a livello politico va nella direzione di accrescere la qualità complessiva delle scuole includendo gli aspetti che rafforzano l’uguaglianza di genere, è emblematico. Alle recenti elezioni il numero di donne elette al parlamento islandese è superiore a quello degli uomini. Sono fenomeni distinti? Implicazioni casuali? Certo è che il contesto favorente, la presenza dei cosiddetti role model – donne in posizioni di vertice e in ruoli politici di spicco – e politiche dichiaratamente a favore dell’equità di genere, rappresentano elementi imprescindibili per cominciare a cambiare cultura e pratiche lavorative. Da Sofia, in Bulgaria, arriva l’esperienza di una scuola d’infanzia che lavora con laboratori artistici di musica e belle arti con l’obiettivo di decostruire gli stereotipi di genere attraverso performance che incoraggiano bimbe e bimbi ad esprimersi liberamente, a sviluppare la loro creatività e incoraggiando tutti ad esibirsi davanti ad un pubblico.

Si è visto che nei bambini e nelle bambine intorno ai primi 2 anni di vita, l’acquisizione di abilità, quali quelle spaziali, di orientamento e posizionamento nello spazio che li circonda, in soli 3 mesi, contribuisce a plasmare diversamente il proprio cervello, introiettando appunto la consapevolezza di cosa li circonda e di come appropriarsi e muoversi nello spazio intorno a loro. Appare evidente che, se proponiamo in modo stereotipato giochi che non consentono di fare questo tipo di esperienze “fisiche”, tipicamente alle bambine, quanto piuttosto suggeriamo loro di stare ferme, esercitare la contemplazione o giocare con pupazzetti e bambole, sicuramente non offriamo loro la possibilità di ampliare le abilità spaziali o comunque di farlo in maniera ridotta rispetto alla possibilità offerta ai bambini.

In questa attuale ondata di disinformazione, che purtroppo attraversa orizzontalmente tutta Europa – ci ricorda Sylvia Liuti, esperta di politiche di genere nel mercato del lavoro e Titolare di FORMA.Azione – non si presta sufficiente attenzione alle conseguenze di non proporre ai nostri bambini e alle nostre bambine un’educazione di genere, attenta cioè a rimuovere stereotipi che rischiano di condizionarli per tutta la vita. C’è bisogno di fare chiarezza, perché si comprenda che se offriamo opportunità di apprendimento e di gioco condizionate da pregiudizi di genere, vale a dire solo bambole e pentolini alle bimbe/costruzioni e macchinine ai bimbi, non solo perpetuiamo degli stereotipi che non ci appartengono più, ma soprattutto limitiamo le loro potenzialità e possibilità di scegliere percorsi che più si addicono al loro talento, oltre le aspettative sociali e culturali. Un lavoro di riflessione e consapevolezza da fare insieme ad educatori, genitori, famiglie e alla comunità allargata, perché si colga appieno il valore di liberare il potenziale di bambini e bambine, così che possano esprimere il meglio di sé in ambienti favorevoli, aperti e stimolanti”.

Anche in Italia sono diverse le pratiche messe in campo da educatori ed educatrici. Molte le sollecitazioni che emergono durante i laboratori di scambio e confronto, in merito alla necessità di formarsi per fare proprie conoscenze e strumenti utili a scardinare le aspettative sociali e culturali ancora spesso legate a maschi e femmine.
Nel Database delle buone pratiche consultabile una raccolta che continuerà ad arricchirsi di contributi nei mesi a venire e che contiene pratiche di formazione degli educatori ma soprattutto il ripensamento degli spazi, dei giochi e degli approcci pedagogici.

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