Quattro figli portano sicuramente un genitore ad aspettarsi di sentire canticchiare per casa ogni tipo di musica. Ma sentire Tommaso, il più piccolo dei miei quattro, che dall’alto dei suoi cinque anni abbozza a modo suo “Fratelli d’Italia” è un segnale forte. Il nostro inno ha accompagnato le innumerevoli vittorie sportive di questa estate e noi italiani abbiamo potuto cantarlo in continuazione. Le emozioni che sportive e sportivi hanno saputo donare a tutti i “Tommaso” che hanno intonato l’inno di Mameli, insieme a fratelli, amici e parenti sono sicuramente uniche e, come mai prima d’ora, ricche di significato. Lo sport appare la metafora di una Italia che scottata dalle difficoltà del 2020 è pronta a tornare più forte di prima.
Esemplari le nostre campionesse e i nostri campioni che sono riusciti, in questi anni di pandemia, a trasformare le evidenti difficoltà in stimoli e opportunità per raggiungere risultati insperati e sicuramente migliori di quanto non si sia fatto in precedenza. Sono stati in grado di “rimbalzare più avanti” del punto da cui sono partiti. Hanno superato il vecchio concetto di resilienza che nell’antica concezione appare come un aggiustamento positivo di fronte alle avversità (Weick et al., 1999), come abilità di “bouncing back” (rimbalzare – tornare al punto di partenza) da battute d’arresto impreviste (Zolli e Healy, 2013), come capacità di assorbire tensioni (Bunderson e Sutcliffe, 2002) tornando allo status quo iniziale o adattandosi al nuovo ambiente.
Sportive e sportivi hanno dato a tutti un esempio concreto di una nuova resilienza, la “resilienza trasformativa”, capace di permettere un “bouncing forward”, rimbalzare più avanti di dove si era prima della crisi. Il record di medaglie a Tokio e la rinascita della pallavolo maschile e femminile dopo gli insuccessi olimpici sono i più evidenti segnali di questa capacità. Proprio da queste gesta appare importante prendere ispirazione per ricostruire una nuova, solida Italia post pandemica.
Sappiamo ripartire
Ripartire non può infatti significare tornare come prima. Lo shock che abbiamo avuto è stato così estremo che è praticamente impossibile aspettarsi che la società ne assorba gli effetti o trovi il modo di tornare alla situazione precedente alla crisi. Non si può rinascere adottando un pensiero ormai superato, non è possibile far finta di nulla e non riflettere sulla situazione per proiettarsi verso nuovi confini. Non è sufficiente far ricorso a semplici misure di adattamento per riprendersi da un contesto così mutato e rinnovato. Diventa fondamentale considerare il cambiamento stesso un’opportunità per “rimbalzare in avanti” attraverso misure trasformative che ci renderanno più resilienti a shock futuri sconosciuti.
La contaminazione di successo che è già avvenuta in settori diversi da quello sportivo (sono italiani i pasticceri campioni del mondo a fine settembre, sono undici i minuti di applausi per il film di Nanni Moretti a Cannes, sono i Manneskin a portare la musica italiana sul tetto d’Europa all’Eurovision song contest) deve poter ispirare anche la ripartenza in altri ambiti, tra i quali non deve mancare il mondo dell’innovazione e del lavoro. Il Nobel per la fisica assegnato al prof. Giorgio Parisi dell’università La Sapienza, ci dice infatti che abbiamo possibilità di primeggiare anche nelle Stem.
Appare un buon segnale che l’economia del nostro Paese stia crescendo ad un ritmo più alto di quello che era stato previsto dal nostro governo. Secondo il nostro premier questo aspetto sarebbe legato all’effetto rimbalzo rispetto al crollo del PIL che abbiamo potuto osservare nel 2020. Ma per saper “rimbalzare più avanti” in maniera consistente e solida non basta riprendersi nel breve i 9 punti di PIL persi, non basta questo “bouncing back”, non sarebbe sufficiente!
“La vera sfida, si vedrà nei primi due trimestri del prossimo anno, sarà riuscire a mantenere un tasso crescita considerevolmente più elevato di quello che si aveva prima della pandemia. Da lì si giudicherà veramente la capacità dell’economia italiana di trasformarsi e diventare strutturalmente più solida”.
Mario Draghi.
Il messaggio da leggere nelle parole del premier e tra le righe delle emozioni estive è quello che non è sufficiente il naturale moto di rimbalzo da una caduta per rendere stabile la ripartenza. Bisogna esser pronti a reagire con un approccio multidisciplinare, concreto e duraturo, che non si spaventi delle complessità della ripartenza stessa e sappia basarsi sulle nuove dimensioni create dalla crisi. Questo modo di procedere a mente aperta permetterà di tener conto di tutte le interconnessioni durante la progettazione delle nuove misure di trasformazione così da porre le basi per un cambiamento più solido e persistente nel tempo.
Le future politiche e le scelte economiche dovranno fornire gli impulsi positivi necessari per incoraggiare questo tipo di cambiamento, ma ogni azienda ed ogni lavoratore sarà chiamato a far ricorso alla propria naturale predisposizione alla “resilienza trasformativa”. Questo potrà essere il punto di partenza affinché ognuno di noi si faccia parte attiva per “rimbalzare più avanti”. Questa potrà essere la pietra miliare così che ogni italiano possa dare il proprio contributo a quel “record di medaglie” non più olimpionico, bensì lavorativo, che potrà permettere all’Italia di riprendersi un posto di rilievo nell’economia globale.
Una società resiliente che sa trasformarsi è fatta di persone resilienti che sanno trasformarsi. I segnali sono chiari, l’Italia s’è desta. Ora è il momento che tutti si stringano a coorte: l’Italia chiamò!
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