I giovani pensano che la scuola non educhi all’inclusione

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Se fossimo tutti uguali ci piacerebbero le stesse cose e faremmo sempre lo stesso gioco!” risponde così una bambina durante un’intervista con la psicoterapeuta Stefania Andreoli nell’ambito della campagna #crescerefelicinsieme che Fruttolo ha da poco lanciato per raccontare i propri valori di apertura e inclusione. Le video interviste ai bambini ci restituiscono un’immagine genuina della visione del “diverso” e confermano quello che i dati ci raccontano da tempo: la diversità è un problema da adulti.

I pregiudizi verso chi è ritenuto “diverso” sono correlati all’età e i bambini vedono la diversità come un pregio. A metterlo in evidenza è un’indagine di Human Highway, secondo la quale l’’87% degli intervistati crede che ci sia ancora molto da fare per accettare le persone “socialmente diverse” e 7 su 10 mettono in correlazione i pregiudizi con l’età. Per l’85% del campione, i bambini, a differenza degli adulti, non prestano attenzione alle diversità tra le persone, anzi per 6 intervistati su 10 i più piccoli vedono la diversità come un pregio e un valore aggiunto. Per il 76% la scuola ha un ruolo fondamentale nell’insegnare l’integrazione, ma i più giovani sono i meno d’accordo (11,2% dei 18-24enni rispetto a 24,1% dei 55-64enni).

Gli italiani dovrebbero imparare a (non) vedere la diversità come fanno i bambini.

Il tema della diversità viene percepito come importante, ma ancora affrontato con sospetto e per cui emergono termini come ignoranza, superficialità, paura, razzismo.
L’85% del campione è concorde sul fatto che quando si è bambini non si presti troppa attenzione alle persone “diverse”.

La maggior parte delle persone (92%) pensa che sia la famiglia a dover educare i bambini alla tolleranza, perché è proprio la famiglia a influenzare maggiormente i pensieri dei più piccoli (88,4%). Anche la scuola ha un ruolo fondamentale nell’educazione alla diversità per il 76% del campione. Analizzando i risultati per fasce d’età emerge tuttavia una minore fiducia proprio dei più giovani: soltanto l’11% dei 18-24enni crede che la scuola insegni a essere inclusivi, rispetto al 24% dei 55-64enni. Nonostante questo, il 67% delle persone crede che l’apertura verso la diversità aumenti con il livello di istruzione.

La ricerca, inoltre, evidenzia come tutti i temi legati alla diversità vengano trattati più spesso dai giovani fra i 18 e i 24 anni e a seguire da chi appartiene alla fascia 55-64. Decisamente più basse le percentuali per gli over 64. Amore, educazione e rispetto sono infine le parole chiave indicate dal campione come elementi essenziali per una crescita sana e felice dei bambini.

Il dialogo con i piccoli protagonisti del progetto ci ha confermato che per loro parlare di differenze sia persino più a fuoco che per noi adulti”, ha dichiarato la dottoressa Andreoli, che prosegue: “Per un bambino la diversità è un’idea del tutto scevra da giudizi di merito e di valore, la assumono come un naturale dato di fatto e ci vanno spontaneamente d’accordo. Solo in seguito, se esposti a convinzioni prive di fondamento, organizzeranno un pensiero discriminatorio. L’impegno degli adulti allora deve essere quello di preservare la loro genuina accettazione dell’altro. Ecco perché ho voluto fare parte di questa iniziativa”.

Per un ruolo attivo nell’ambito dell’inclusione, Frùttolo collabora con Dynamo Academy, impresa sociale che nasce dall’esperienza e dalla mission di Dynamo Camp Onlus. Nell’ambito della campagna #crescerefelicinsieme, infatti, Frùttolo sostiene la partecipazione di bambini e ragazzi con difficoltà socioeconomiche ai Camp estivi di Dynamo Academy, progettati per bambini e ragazzi dai 7 ai 17 anni, con l’obiettivo di far trascorrere loro una settimana all’insegna di attività ludico ricreative e, per i più grandi, di confrontarsi con temi sociali e approfondire il valore del bene comune.

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