Povertà mestruale: partecipare alla vita pubblica non è un lusso

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Nell’Africa subsahariana 1 ragazza su 10 salta la scuola perché non ha accesso a prodotti mestruali o perché non ci sono bagni privati sicuri. In alcune forme di giudaismo le donne partecipano a un bagno rituale alla fine del periodo mestruale, il Mikvah, prima di riprendere i rapporti sessuali con i mariti. In Nepal, il Chaupadi era una pratica ancestrale che consisteva nell’obbligare le ragazze con le mestruazioni a dormire fuori casa. La tradizione è stata messa fuori legge nel 2017, ma ActionAid racconta che negli ultimi anni due ragazze sono morte a causa di questa pratica.

La povertà mestruale (period poverty) è un problema globale che colpisce chi non ha accesso a prodotti mestruali sicuri e igienici o chi non è nelle condizioni di gestire il ciclo con dignità, a volte a causa dello stigma sociale e delle sanzioni comunitarie. Molte ragazze e donne hanno un accesso limitato ai prodotti mestruali, per il costo, per la difficoltà nel reperirli, per questioni culturali. Inoltre, secondo l’OMS, nel mondo una persona su tre continua ad avere uno scarso accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari. Quante di queste persone sono donne con le mestruazioni in corso? È evidente che non si tratta soltanto di comprare assorbenti: la scarsa igiene mestruale può comportare rischi per la salute fisica ed è collegata a infezioni del tratto riproduttivo e urinario.

La situazione in UE

Per chi pensasse poi che il problema riguardi soltanto Paesi poveri e in via di sviluppo, riportiamo quanto dichiarato il 27/11/2020 nella Gazzetta Ufficiale dall’Unione Europea, che “ritiene che la povertà legata al ciclo mestruale sia un problema costante nell’UE, in relazione al quale Plan International UK stima che una ragazza su dieci non possa permettersi prodotti sanitari”.

Era il 2017 quando Kerry Wright, una donna scozzese di 35 anni, raccontava al Guardian: “Se si tratta di scegliere tra elettricità, snack per i bambini o assorbenti igienici… Anche quelle 2 sterline alla fine del mese sono importanti“. Kerry stava crescendo da sola tre adolescenti: una figlia e due ragazzi con autismo. Quattro anni prima aveva dovuto rinunciare al lavoro per prendersi cura dei figli, e mentre lottava per richiedere i benefit statali, le difficoltà finanziarie sono aumentate fino a render le mestruazioni un altro costo che non poteva permettersi. Racconta di aver cominciato a fare la volontaria in un banco alimentare locale, per poter accedere ai prodotti di igiene femminile, finchè una delle organizzatrici le ha chiesto a bassa voce se avesse bisogno di aiuto. “Come fai a dire a qualcuno che non hai 2 sterline per i tamponi? Come lo verbalizzi?

È la testimonianza di un’attivista, ma quante testimonianze invisibili non raccontano l’imbarazzo, la vergogna, la difficoltà nel chiedere aiuto per questo tipo di problema? Basti pensare a quanto sia difficile parlare pubblicamente di mestruazioni, a come anche in contesti non di povertà si tenda a nascondere l’assorbente nella manica quando ci si alza per andare a cambiarlo, ad andare in bagno con la borsa quando l’unica cosa di cui si ha bisogno è un tampax. È la versione occidentale di uno stigma che altrove ha risvolti ben più drammatici. 

Il report Ue prosegue lamentando che “i prodotti per l’igiene femminile e i prodotti e i servizi per la cura dei bambini, degli anziani e delle persone con disabilità non sono ancora considerati beni essenziali in tutti gli Stati membri; invita tutti gli Stati membri a eliminare la cosiddetta tassa sui prodotti per l’igiene femminile («tampon tax»), avvalendosi della flessibilità introdotta dalla direttiva sull’IVA e applicando esenzioni o aliquote IVA allo 0% a questi beni essenziali”.

Attualmente Spagna e Austria hanno un’aliquota al 10%, Portogallo e Belgio al 6%, la Francia al 5,5%, il Regno Unito al 5%. La Scozia ha previsto l’accesso gratuito ad assorbenti e prodotti analoghi, estendendo quanto già previsto nelle scuole e nelle università. 

E in Italia?

Già sappiamo che da noi viene applicata un’Iva del 22% sui prodotti per l’igiene mestruale, considerati beni di lusso. Nonostante petizioni ed emendamenti presentati dalle deputate italiane, l’unica piccola conquista è stata ottenere l’Iva al 5% su assorbenti compostabili e biodegradabili. Positiva perchè dovrebbe stimolare all’acquisto di prodotti che hanno un impatto minore sull’ambiente, ma dall’altro lato sono comunque prodotti costosi e non presenti in tutti i supermercati. Scarsa comunque è la sensibilizzazione e l’informazione sul tema, e in ogni caso, considerando che le mestruazioni non sono una scelta, ciascuna donna dovrebbe essere nelle condizioni di poter scegliere il dispositivo a sé più adeguato. 

Va poi sottolineato che sappiamo che con l’emergenza Covid si sono aggravate le condizioni di povertà per molte persone e soprattutto per le donne. Parlare di povertà mestruale, anche se non abbiamo dati a disposizione per la situazione italiana, è oggi più pertinente che mai.

E riguarda un tema molto più ampio della semplice tampon tax. Ha a che fare con la salute delle donne: quante possono permettersi visite specialistiche che allevino disturbi anche seri dovuti al ciclo mestruale? L’endometriosi su tutti, ma anche crampi, sbalzi d’umore  e tutto ciò che può avere impatto invalidante. Inoltre ogni ragazza, ma anche ogni ragazzo, ogni persona che abbia o non abbia le mestruazioni, ha diritto a un’educazione alla sessualità e all’igiene, alla cura del corpo, per cancellare i taboo e le ansie che si accompagnano a una naturalissima funzione fisiologica. Infine, normalizzare e rendere agevole il ciclo mestruale è anche una questione di uguaglianza e parità di genere. Dietro alla tassazione come beni di lusso c’è infatti un importante asset culturale. È come se si stesse dicendo alle donne, di fatto, che la loro partecipazione alla vita pubblica è un lusso, soprattutto in certi giorni del mese. Laura Coryton, che ha iniziato la campagna Stop Taxing Periods nel maggio 2014 mentre studiava alla Goldsmiths, ha affermato: “Si tratta anche di riconoscere che i problemi che riteniamo essere problemi delle donne riguardano tutta la società. Mettiamo fine a una politica sessista”.

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  • Margherita |

    Era ora…
    Meglio tardi che mai
    Proposta: dare a ciascuna donna adulta in età mestruale n. 5 assorbenti lavabili a testa.
    Grazie

  • Loredana |

    Grazie per questo articolo che sensibilizza e speriamo aiuti !!!

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