Lavoro, per crescere l’Italia deve rimettere in moto le energie delle donne

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Dopo un anno che ci ha visto affrontare una crisi inedita e globale, con la pandemia che ha acuito i limiti e le disuguaglianze sistemiche del nostro paese, non possiamo che guardare al 2021 come a un tempo di opportunità.

Tra le disuguaglianze più profonde ci sono certamente quelle di genere, e questo è il principale spazio di opportunità che dovremo saper conquistare, per fare del 2021 un anno di cambiamento positivo, a partire dalle donne, e in particolare dal lavoro delle donne, ulteriormente e fortemente penalizzato nel 2020 come ben descritto sul Sole 24 Ore di lunedì 21 dicembre.

Rimettere in moto le energie femminili è un modo concreto per costruire la ripresa, in termini di Pil come di benessere diffuso, e non può che essere una priorità del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che dovrà prevedere azioni strutturali per sostenere la parità di genere e l’autonomia delle donne, dal lavoro alla famiglia alle scelte di maternità, e dovrà essere supportato con strumenti trasversali a di valutazione dell’impatto di genere ex ante di tutte le decisioni e le politiche pubbliche attivate.

Questo significa modificare il modo in cui guardiamo ai compiti familiari e di cura, smettendo di considerarli compiti femminili ma invece responsabilità della società, delle istituzioni e delle famiglie nel loro insieme, in un quadro in cui gli strumenti di conciliazione non sono più questioni di genere ma politiche di welfare (smettendo di considerare le donne e le mamme il vero pilastro del welfare). Serve allora, concretamente, un piano straordinario per la realizzazione di asili nido in ogni territorio. E serve un programma straordinario per l’occupazione femminile, la parità salariale, le pari opportunità di carriera.

Per fare questo dovremo saper scegliere i valori che determinano la qualità dei percorsi di crescita e di uguaglianza che vogliamo attivare, che a mio parere sono tre: sostenibilità, digitale, conoscenza.

La sostenibilità, per come definita dall’Agenda 2030 dell’Onu, è il più straordinario programma di cambiamento sociale che possiamo attivare, che non a caso considera la parità di genere uno degli obiettivi e dei prerequisiti fondamentali per la realizzazione di tutti gli altri, e prevede percorsi di sviluppo che necessitano di energie e competenze ampie e plurali.

Quanto sia importante il digitale – e quanti siano ancora i gap e le disuguaglianze taglienti, ancora una volta a carico soprattutto delle donne – è apparso evidente in questi mesi, da tanti punti di vista. Concentrandoci sullo smartworking, è il momento di passare da una condizione di necessità emergenziale a una scelta di innovazione, immaginando un nuovo assetto regolatorio. Perché lo smartworking è un’opportunità se vissuto come grande trasformazione di tutto il mondo del lavoro, e non certo come uno strumento di conciliazione, cosa che si è visto finisce per gravare soprattutto sulle donne. Serve allora un quadro di regole minime e di diritti garantiti, per governare questa trasformazione in positivo, per le lavoratrici e i lavoratori, per le imprese, per le famiglie, per la comunità.

Infine la conoscenza. Una delle principali sfide che abbiamo di fronte per i prossimi anni, già dal 2021, è investire su quella che chiamo filiera della conoscenza: istruzione di qualità per tutte e tutti, già dai servizi educativi 0-6, che permette di trovare un lavoro di qualità e di realizzare con soddisfazione i propri progetti di vita, partecipando così a una comunità più coesa e solidale e a un sistema economico attento ai diritti, alla sicurezza, all’inclusione.

Sostenibilità, digitale e conoscenza sono opportunità tutte da realizzare, e non si realizzano da sole. Dovremo sapere compiere le scelte giuste, con coraggio, condivisione, determinazione. Sarà utile alle donne, sarà utile per iniziare a pensare e costruire una società con più uguaglianza, più diritti, più crescita, più inclusione.

  • Emanuela vavassori |

    Serve vedere fondi stanziati per progetti concreti

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