Come cambierà il mondo del lavoro dopo la pandemia?

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Addio alla scrivania, all’attesa degli ascensori, al caffé con i colleghi, alle plenarie, ai viaggi in business, agli eventi di team building: la pandemia ha rotto tutte le regole organizzative del lavoro e molti esperti si stanno chiedendo cosa succederà dopo.

Secondo Bill Gates, i cambiamenti così radicali che abbiamo visto quest’anno nel lavoro  e nei viaggi d’affari non scompariranno, anche dopo che la pandemia si sarà placata. “La mia previsione sarebbe che oltre il 50% dei viaggi d’affari e oltre il 30% dei giorni in ufficio spariranno“, ha detto Gates. Il tipo di viaggio d’affari in cui è importante volare da qualche parte per sedersi fisicamente di fronte a qualcun altro per discutere qualcosa di persona non sarà più lo standard. “Alcune aziende prenderanno posizioni estreme da una parte o dall’altra“, ha continuato Gates, probabilmente alludendo a società come Twitter, che hanno già annunciato che i loro dipendenti potrebbero lavorare da remoto per sempre, da qualsiasi luogo.

La storia racconta che nel gennaio 2018 il CEO di Twitter Jack Dorsey avesse lavorato da casa con ottime performance e, a quel punto, avesse inviato un’email a livello aziendale per celebrare i meriti del lavoro da casa. Ha quindi poi introdotto la flessibilità di scegliere dove poter lavorare per tutti i dipendenti di Twitter. Anche Facebook, Shopify, Slack e altri giganti del Tech hanno intrapreso lo stesso percorso.

Questa nuova abitudine ha portato nuove regole, ad esempio sono stati introdotti dei segnali con le mani per poter intervenire nei meeting online oppure acronimi come “ELMO”, come sta per “Enough! Let’s move on” — per aiutare i partecipanti dei meeting a tornare ai punto dell’ordine del giorno.

In Italia cosa sta succedendo?

Il mondo del lavoro aveva iniziato a mutare ben prima della pandemia da Covid-19 grazie alle nuove tecnologie digitali e anche ai nuovi strumenti di welfare. Gli eventi del 2020 hanno accelerato e amplificato questi mutamenti. Per dare rilevanza alla voce della forza lavoro e scoprire come i lavoratori abbiano reagito negli ultimi mesi, lo studio The voice of the European workforce 2020 di Deloitte ha raccolto le opinioni di oltre 10.000 lavoratori in sette paesi europei, presentando un quadro chiaro ed aggiornato del loro sentiment alla luce dei recenti cambiamenti nella vita lavorativa.

I risultati principali della ricerca sono stati:

  • Prima del lockdown, solo per il 37% degli europei e per il 33% degli italiani era possibile lavorare in maniera smart, mentre per il 41% (sia in Europa che in Italia) il proprio lavoro non poteva essere svolto in alcun modo da remoto
  • Per gli italiani i principali cambiamenti portati dalla pandemia nel proprio lavoro sono stati l’incremento di autonomia (43%) e una maggiore flessibilità della giornata lavorativa (45%)
  • La fiducia data dai colleghi (35%) e dalla leadership (33%) è stato l’elemento chiave per superare le difficoltà del “remote working” durante il lockdown per gli italiani
  • Due dipendenti su tre, sia in Europa che In Italia, si aspettano di lavorare da remoto più spesso del solito nella nuova normalità
  • La paura di dover lavorare più ore per la stessa retribuzione è una delle preoccupazioni principali per il post-COVID-19 (32% in Europa vs 31% in Italia), seconda solo all’aumento della precarietà del lavoro (36% in Europa vs 32% in Italia)

Dalla ricerca emerge anche un altro aspetto chiave sulle nuove competenze necessarie ad aumentare la resilienza.

L’ambiente di lavoro post-COVID-19 richiederà nuove competenze da parte della forza lavoro e i lavoratori sembrano esserne consapevoli. In particolare, il 66% degli intervistati italiani (60% in Europa) indica la capacità di adattarsi come una delle prime tre capacità che saranno più rilevanti nel mondo post-COVID-19. Un altro elemento che secondo gli italiani diventerà sempre più rilevante nel new normal sarà la capacità di lavorare in team (41% vs 43% in Europa), seguito dall’abilità di sviluppare un pensiero creativo e fuori dagli schemi del lavoro tradizionale (41% vs 25% in Europa). Infine, con l’aumento della flessibilità e dell’autonomia, è inevitabile che un efficace time management sarà sempre più importante (37% vs 41% in Europa).

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  • francesca devescovi |

    Grazie, mi sembra uno spunto molto interessante che non ho analizzato nell’articolo. Sicuramente stiamo vivendo tutti forte stress, chi più chi meno….

  • Ivan |

    Buongiorno,
    Rifkin nel testo “L’era dell’accesso” pubblicato in Italia nel 2000 delineava già questi scenari concludendo che chi non avesse il modo o le conoscenze sarebbe rimasto fuori per sempre, ovviamente con gravi conseguenze se stesso. Quindi mi permetto di dire che il sondaggio descrive uno scenario più o meno noto. Ciò che più mi preoccupa sono gli scompensi psico-fisici che il lavoro da remoto causerebbe e causa in molti lavoratori che hanno patito nell’ultimo semestre. Si confronti la tabella di vendita per tipologia di farmaci. Articolo comparso credo su LinkedIn. Chi di noi ha mai provato a fare un brain-storming da remoto, o chi di noi ha provato a delineare una strategia commerciale o di posizionamento da remoto, e non meno importante, vendere un immobile da remoto… anche se è già pronta una piattaforma per poterlo fare con l’approvazione dei Signori Notai…
    Però Rifkin lo diceva già nel 2000
    Grazie
    Ivan Sabatino

  • UGO D'ALBERTO |

    credo che la gamification per la gestione delle risorse umane sarà un tassello importante per gestire le relazioni lavorative e la produttività.

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