Dare voce alle donne, ascoltate in anni di attività, e accendere un faro sulla specificità dei centri antiviolenza come luoghi di ascolto, accoglienza e tutela ma anche, e soprattutto, in cui si realizza un lavoro ‘politico’ di ‘profondo e radicale’ cambiamento culturale. E’ l’obiettivo del libro ‘Non è un destino. La violenza maschile contro le donne, oltre gli stereotipi’ scritto da Lella Palladino (Donzelli editore), come emerso nel corso della conferenza stampa di presentazione in Senato.
Palladino ha sottolineato che lo stereotipo “attraversa le donne, oltre che gli uomini e l’identità di genere è costruita in maniera talmente precoce che diventa un bisogno e un desiderio radicato”. Il lavoro dei centri antiviolenza è appunto “far capire a tutte le donne che possono riprendere in mano la propria vita, cambiarla e cambiare il mondo”.
Un percorso di ‘empowerment’ di cui ha parlato anche la ministra delle Pari Opportunità, Elena Bonetti, che ha rilevato la persistenza “di un problema, di un tema educativo di fondo e di un modello di società” che, anche quando è apparentemente neutra, in realtà è declinata al maschile. “Bisogna investire – ha sottolineato la ministra – dal punto di vista educativo e istituzionale. Promuovendo un diritto che è collettivo, non solo di una parte”. Anche la giornalista Maria Novella De Luca, ha evidenziato che “il libro ci fa capire cosa succede nei centri antiviolenza, dove le donne imparano a riconoscere la violenza e da questa uscire e difendersi, non si tratta solo dell’assistenza legale e della protezione fisica. I centri antiviolenza vanno potenziati, finanziati e non vanno confusi con ‘associazioni di volontariato’”.
Per Valeria Valente, presidente della commissione Femminicidio del Senato, questi centri “sono preziosi perché riescono a leggere in maniera corretta la violenza” e sono centrali per “costruire una cultura corretta e formare anche gli altri operatori”. Valente, che ha scritto la prefazione al libro, ha ricordato che “il libro intreccia il lavoro della Commissione” da lei presieduta. La senatrice Pd ha poi affermato che “noi, in questo momento, dobbiamo fare un salto di qualità nel pretendere da tutti una lettura diversa della violenza sulle donne. Non si risolve questo problema facendo norme e pene più severe: sono indispensabili, correggeremo ancora tante cose ma il tema vero è una lettura corretta della violenza, e in questo, questo libro è importante e prezioso”.