Vulnerabili, ma resilienti. Così sono stati definiti i comportamenti dei bambini del lockdown 2020 rilevati a due mesi di distanza – quando si erano ridotte le limitazioni alla vita quotidiana – da un’indagine condotta dalla Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche Lombardia in collaborazione con l’Università di Milano-Bicocca.
L’indagine, per rispondere a queste domande, e ancor prima di iniziare a ragionare sul futuro dei figli, parte dai genitori. Susanna Mantovani, pedagogista e coordinatrice scientifica dello spin off Bambini Bicocca, spiega che: “Nell’insieme i genitori ce l’hanno fatta, ma sono in ansia e hanno bisogno di supporto in questo tempo di straordinaria incertezza”.
Il quadro che emerge dall’indagine evidenzia da un lato una “sostanziale tenuta” sia da parte dei bambini nell’accettare le limitazioni (l’80,6% dei bambini più piccoli ha “accettato le limitazioni”, seguito dall’83,3% dei bambini più grandi) sia dei genitori (il 60,4% delle madri dei piccoli e il 54,4% di quelle dei bambini più grandi dice di “avercela fatta” con “alti e bassi”) ma dall’altro mette in luce anche molteplici fonti di forte preoccupazione: alimentazione, sonno, attenzione, irritabilità, paure.
La ricerca ha coinvolto più di 3.000 famiglie – di cui la quasi totalità (93%) madri con un titolo di studio medio alto – con bambini di età compresa tra 1- 5 anni e bambini dai 6 ai 10 anni, residenti in tutte le province della Lombardia, la regione più colpita dalla pandemia Covid-19.
I genitori dei bambini più piccoli hanno riscontrato innanzitutto maggior irritabilità e un aumento dei capricci, anche se sottolineano un miglioramento delle relazioni con i loro bambini e tra i fratelli e nello sviluppo linguistico. Oltre a questi aspetti del percorso di crescita dei bambini, molti genitori hanno riscontrato rilevanti alterazioni nell’alimentazione e nel sonno. I bambini avevano meno appetito, ma consumavano più snack, e dormivano meno ore di sonno rispetto al solito, con un aumento però della frequenza dei risvegli notturni.
Ben l’83% dei genitori dei più grandicelli ha riportato che il bambino ha accettato le limitazioni imposte dall’emergenza, dimostrando grande resilienza. Altro dato positivo, un miglioramento complessivo dei rapporti in famiglia: con i fratelli (lo segnalano oltre il 30%) e con i genitori (38 per cento). Al contrario dei più piccoli, in relazione alle abitudini alimentari, nel 46,7% dei bambini di questa fascia d’età si è riscontrato un aumento di appetito e di consumo di snack. Alterazioni che si sommano alle difficoltà ad addormentarsi (72,4%) e ai risvegli notturni (30%). Anche i genitori dei bambini più grandi hanno notato nei figli un comportamento più irritabile, unito a manifestazioni di rabbia (68,2%) e una bassa e frammentata attenzione (83%).
Che ruolo ha giocato l’utilizzo delle nuove tecnologie? Tutti i genitori hanno sottolineato l’esigenza di una riflessione dedicata. Mentre i genitori dei più piccoli sottolineano che i legami educativi a distanza (LEAD per i bambini 1-5, proposti dai Nidi e dalle Scuole dell’Infanzia), sono stati vissuti in modo positivo, per i più grandi la didattica a distanza, pur adeguata per il 42,2%, ha evidenziato diverse criticità e limiti (dalle relazioni alla gestione familiare).
Entrambi i questionari terminavano infine con l’unica domanda aperta: “Quali sono le preoccupazioni per il futuro?”. Le prime analisi delle risposte segnalano alcune preoccupazioni “ricorrenti”: tra queste, su 1688 risposte di genitori di piccoli e 1703 risposte di genitori di bambini più grandi, ne emergono due, oggi molto attuali, su “come sarà la scuola” e “sulle relazioni sociali tra pari”.
“Quest’indagine – sottolinea Susanna Mantovani – è stata un’esperienza preziosa di collaborazione tra pediatri e ricercatori in ambito educativo: è la prima fase di un percorso per monitorare se i problemi riscontrati permangono e per orientare e sostenere i genitori nel periodo della ripresa. Coinvolgeremo anche insegnanti ed educatori, oggi è essenziale fare rete”.