Smart working, dopo l’emergenza resterà fra le scelte delle aziende

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Photo by Etienne Girardet on Unsplash

Qual è stato l’impatto della crisi sulle aziende italiane ed europee? Quali sono le strategie più efficaci per superarla e ripartire? Domande che rimbalzano nella testa di tantissimi lavoratori, manager ed imprenditori italiani da ormai qualche mese. Abbiamo provato a chiederlo a Simone Del Bianco, managing partner e presidente di BDO Italia. Le sue risposte sono frutto sia dell’esperienza diretta di chi si sta preoccupando di dare continuità ad un’azienda che in Italia ha oltre 800 dipendenti, sia dell’indagine che BDO ha condotto su 244 senior manager di aziende europee di differenti settori in 8 Paesi (Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Spagna e UK).

Il nostro Paese nella ricerca condotta da BDO era rappresentato da oltre 30 manager di aziende con fatturati superiori ai 20 milioni di euro che operano in diversi segmenti di mercato: tecnologia e telecomunicazioni, servizi professionali, trasporti e logistica, energetico, sanità, farmaceutico, manifatturiero, media e spettacolo.

Insieme a Simone del Bianco siamo partiti da un dato che probabilmente a sensazione pensavamo di conoscere, ma che i numeri rappresentano ancor meglio: pur essendo storicamente in ritardo sulla digitalizzazione, l’Italia ha adottato nel 84% dei casi lo smart working per consentire la continuità operativa del business e per tutelare la salute dei propri lavoratori. Circa la metà di queste aziende è convinta che il lavoro a distanza sarà una pratica efficace e da portare avanti anche al termine del periodo di emergenza.

Questo tema se da un lato ridisegna le opportunità di work life balance e di work life integration per le persone che, integrando il lavoro in presenza e a distanza, potranno adottare soluzioni che riducano i tempi e lo stress da viaggio e che lascino più tempo ad attività personali, dall’altro lato avrà un impatto sulle città ridisegnandone il tessuto urbano in termini di mobilità e occupazione degli spazi.

Aspetto più sorprendente viste le frequenti lamentele che rimbalzano sui social, è quello legato all’importanza che i manager italiani riconoscono al governo e agli aiuti forniti alle imprese durante la crisi. Il 77% dei rispondenti considera molto utile il sostegno ricevuto, soprattutto per far fronte alle pressioni legate alla gestione dei flussi di cassa nel breve periodo. La soddisfazione dei colleghi europei sullo stesso tema si è fermata al 65%.

Tre i pilastri individuati da Simone Del Bianco per sostenere la ripartenza: investire sulla gestione e il mantenimento dei talenti, sostenere la digitalizzazione e far crescere l’innovazione. Infatti, sebbene nella prima fase della ricerca il focus delle aziende per uscire dal periodo emergenziale sembrava essere orientato alla riduzione dei costi e alla sostenibilità finanziaria, con il passare del tempo le risposte sono cambiate: adozione di nuove tecnologie e soluzioni digitali (71%), valorizzazione dei talenti (61%), sviluppo di nuovi prodotti e servizi (61%), incremento della produttività e miglioramento dei processi di gestione (61%) e riorganizzazione della supply chain (52%) sono le principali iniziative proposte dalle aziende italiane per superare la crisi. Un più basso 45% delle Aziende ha invece continuato a porre l’accento sulla riduzione dei costi.

Particolarmente confortante è stato sentire Simone Del Bianco quando, rispondendo alla domanda di una ascoltatrice, non ha avuto esitazioni nel descrivere una classe manageriale pronta, capace di esercitare una leadership a sostegno e supporto delle persone e in grado di indicare la direzione da percorrere per condurre le aziende verso la ripresa. Consapevoli delle sfide che questa emergenza ci riserverà ancora per qualche tempo, possiamo però trovare sostegno in questo messaggio di fiducia nei confronti di chi guida il tessuto imprenditoriale del nostro paese.