Orfani di femminicidio, arrivano i fondi dello Stato per lo studio e il lavoro

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Il sostegno dello Stato allo studio, alla formazione e all’inserimento nel mondo del lavoro per gli orfani a causa di femminicidio e di crimini domestici sta per diventare realtà: è approdato il 1 luglio in Gazzetta ufficiale il regolamento che fissa i criteri per l’erogazione dei fondi previsti già nella legge di Bilancio 2017. Si tratta di un decreto del ministro dell’Economia di concerto con i ministri dell’Istruzione, dell’Interno, del Lavoro e della Salute che entrerà in vigore il prossimo 16 luglio.

In base a queste norme, gli orfani potranno fruire di borse di studio e della gratuità (totale o parziale) della frequenza presso convitti, educandati o altre istituzioni educative. Per questa finalità si prevede lo stanziamento di 2 milioni per il 2017, 4 milioni per il 2018, quasi 6 milioni per il 2019, 3,5 milioni nel 2020, 2 milioni nel 2021 e 1,5 milioni dal 2022.

Altre risorse (2 milioni nel 2020 e un milione dal 2021) vengono assegnate alle Regioni e alle Province autonome per iniziative di orientamento e formazione. Vengono inoltre fissati i criteri per incentivare le assunzioni a tempo indeterminato, anche part-time, con sgravi per il datore di lavoro fino al 50% dei contributi dovuti per un massimo di 36 mesi. Lo stanziamento è di 500mila euro nel 2020 che sale a un milione nel 2021 e a 1,5 milioni dal 2022. Infine, è previsto il ristoro di alcune spese mediche e assistenziali esplicitate in allegato al regolamento (con uno stanziamento di 500mila euro per ciascun anno del triennio 2018-2020).

Si prevede che ai minori sia riservata almeno una quota del 70% delle risorse disponibili, mentre la quota restante sarà destinata ai soggetti maggiorenni economicamente non autosufficienti. C’è poi il capitolo dedicato al sostegno e all’aiuto economico delle famiglie affidatarie, incluse quelle parentali, con la previsione di 300 euro mensili per ogni minore affidato (o in misura proporzionale agli stanziamenti disponibili) con una stima di 6 milioni relativa al 2019 e 8 milioni dal 2020.

La pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale è un “passo avanti fondamentale nella battaglia contro la violenza di genere e la tutela dei diritti delle vittime” commentano i componenti della commissione Femminicidio di Palazzo Madama. “Come senatrici e senatori della Commissione di inchiesta abbiamo lavorato alacremente per ottenere questo risultato e per aumentare lo stanziamento di risorse. Si tratta di un risultato concreto atteso da tempo” affermano Valeria Valente (Pd), Cinzia Leone (M5S), Maria Rizzotti (FI), Gianfranco Rufa (Lega), Donatella Conzatti (Iv), Luisa Angrisani (M5S), Marzia Casolati (Lega), Danila De Lucia (M5s), Raffaele Fantetti (Fibp-Udc), Nadia Ginetti (Iv), Francesco Laforgia (Leu), Alessandra Maiorino e Susy Matrisciano (M5S), Giulia Papatheu (FI-Udc), Pietro Pisani (Lega), Roberto Rampi (Pd), Isabella Rauti (FdI), Julia Untenberger (Aut), Gelsomina Vono (Psi).

E’ fondamentale – aggiungono – sostenere i figli minori e maggiorenni delle vittime di femminicidio nel percorso fino all’autonomia, visto che si tratta di orfani di madre e spesso anche di padre, che in molti casi hanno assistito alla violenza e che quindi hanno bisogno di cure psicologiche e che sono stati privati della loro famiglia a causa di crimini efferati. In questo senso è fondamentale anche garantire alle famiglie affidatarie risorse indispensabili per prendersi cura di bambini e ragazzi già duramente colpiti, che hanno bisogno di cure, di studiare, di poter costruire un futuro diverso per sé”. Il provvedimento, rileva la presidente Valente, “rende disponibili 14,5 milioni di euro per il 2020 e 12 milioni all’anno dal 2021 al 2024”.

La Commissione, riferisce sempre la senatrice Dem, ha approvato all’unanimità un documento di monitoraggio sulle violenze domestiche nel periodo del lockdown. Dai dati forniti dal ministero dell’Interno emerge “un generale calo degli omicidi volontari, ma con una significativa diminuzione degli omicidi con vittime di sesso maschile, ed una meno rilevante diminuzione di quelle con vittime di sesso femminile, che di solito avvengono infatti in casa. Si è registrata poi la diminuzione delle denunce per i reati spia della violenza, ma con alcune importanti differenze tra delitti. Se, da un lato, i reati di violenza sessuale e di atti persecutori, delitti commessi prevalentemente in strada e legati alla vita sociale, hanno subito un netto dimezzamento rispetto ai mesi di marzo-aprile 2019 per le misure di contenimento, dall’altro il reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi ha fatto registrare un calo ben più contenuto di circa il 20 per cento. A diminuire, infatti, più che i reati contro le donne sono state le denunce. Soprattutto per quanto riguarda i reati commessi in ambito domestico, con l’avvio della fase 2 e quindi con la progressiva riduzione dei limiti alla circolazione delle persone, si è registrato infatti un aumento delle denunce per maltrattamenti rispetto a quelle rilevate nell’analogo periodo del 2019 (1.598 rispetto a 1.519)”.