La Corsa di Billy, il cult da 10 milioni di copie su gay e sport

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A credere a certe coincidenze, a come certi libri ti vengono a cercare, ci si diventerebbe matti.
Appena ho iniziato a leggere La Corsa Di Billy, mi si è stretto qualcosa in pancia, sotto forma di fastidio. Ecco, ho pensato, il solito libro di formazione gay che non ho voglia di leggere, pensando (e sbagliando) ormai di sapere tutto, di avere imparato tutto, di poter bollare come “vittimismo letterario” un racconto di dolore forse talmente ancora vivo, da dovermene difendere con uno stupido pregiudizio. Come se bastasse quello che hai vissuto tu, per capire il mondo, e non volerlo più sentire soffrire.
Stavo per abbandonarlo, per cedere a quell’arroganza, quando sono andato a leggere qualcosa in più di quel titolo che per caso, e nemmeno mi ricordo come, mi è capitato tra le mani. E così, googolando, la prima cosa che scopro, è che quel libro è stato scritto nel 1974. Ben 46 anni fa. Dunque capisco, il linguaggio, l’atmosfera, quel post Stonewall che solo chi lo ha vissuto può raccontare. Scopro anche che l’autrice, Patricia Nell Warren (lesbica dichiaratasi in età adulta) è stata una poetessa, giornalista, scrittrice e attivista gay tra le più importanti degli Stai Uniti. Atleta la cui storia, senza nemmeno tanto nasconderlo, raccontata al maschile un po’ somiglia a un pezzo del romanzo.
E così, con queste consapevolezze, ho capito che avevo tra le mani un romanzo praticamente tanto di culto – ha venduto 10 milioni di copie nel mondo – quanto (forse) poco conosciuto in Italia. Ho continuato a leggere, e ci sono caduto dentro. Dentro la vita ombrosa di Harlan Brown, dentro la luminosità schietta di Bily, dentro il loro amore e non solo. L’america gay degli anni ’70, la violenza, la paura, la lotta di una comunità, la voglia di normalità. Il coraggio di prendersela a pezzetti. Ma anche la sfida contro se stessi, il mondo dell’atletica, la voglia di farcela, di vivere, di vincere, di arrivare.
Senza svelare troppo, in queste pagine c’è il racconto non di una lotta gay, ma di una lotta per la propria vita, per il proprio amore per lo sport, la propria libertà, e tutto questo, coincide meravigliosamente con il fatto che a condurla senza nasconderla, questa vita, questa lotta, questa libertà, siano i gay di una generazione lontana, che in realtà, è tremendamente contemporanea. E forse lo sarà per sempre, come noi lo saremo a quelle future, come sempre avviene, quando nel tempo, si corre la stessa corsa.
Già la corsa, perchè questo romanzo parla di atleti, di un atleta in particolare, di Billy, e di come il mondo dell’atletica e dello sport internazionale e nazionale, abbiano fatto di tutto per distruggere le sue aspirazioni di esistere e gareggiare in una disciplina per ciò che è. Per ciò che ha, per il talento, per la sua voglia di vincere, in la pista come fuori. Di come nessuno, alla fine, ti perdoni la pretesa di essere libero.
La scrittura è forte, sincera e mai scontata, e per nulla risente del tempo passato quando racconta. Segno, purtroppo, di quanto ancora, appunto, le conquiste sui diritti, sul diritto alla felicità, siano e sia attuale.
Dopo l’uscita del romanzo, l’eco del successo fu tale che nel 1976 a San Francisco nacquero i Frontrunners (titolo originale del libro): un gruppo di atleti gay, lesbiche, bisessuali e transessuali riuniti per praticare sport. Oggi, esistono club di Frontrunners praticamente in tutto il mondo, e sono stati, probabilmente, i progenitori dei tanti gruppi sportivi lgbt nati negli anni. Pionieri nel tentativo di rompere la barriera di omertà che attraversa (ancora oggi) il mondo dello sport ad ogni livello.
Tra qualche settimana, in parlamento verrà discussa finalmente la prima legge contro l’omo-bi-transfobia che questo Paese ancora troppo cattivo (sì cattivo) potrebbe finalmente approvare. Come dicevo, a credere a certe coincidenze, a come certi libri ti vengono a cercare, ci si diventerebbe matti.
Io non sono uno facilmente impressionabile dalle coincidenze, voglio però chiudere con una frase, che alla fine, è tutto La Corsa di BIlly, e probabilmente anche tutto il significato di ogni “corsa” per la libertà, compresa la mia:
Vivi libero dall’odio anche tra coloro che odiano”.
Non dirò quando e perchè viene detta. Chi leggerà questo romanzo, chi correrà con Billy pagina dopo pagina, se ne ricorderà immediatamente.