Covid-19, lo stop allo sport non ferma le campionesse italiane

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Tutto lo sport italiano è fermo per decreto della presidenza del consiglio dal 9 marzo scorso, per far fronte all’emergenza coronavirus. Prima di allora, comunque, l’attività aveva già avuto diverse ripercussioni. Il primo stop registrato è probabilmente quello della partita Italia-Scozia, valido per la terza giornata del Sei Nazioni femminile. L’incontro, in calendario per il 23 febbraio 2020 alle 18.10 a Legnano, è stato rinviato a data da destinarsi a poche ore dal calcio di inizio e a soli due giorni da quando – il 21 febbraio – è stato riscontrato quello che è considerato il primo paziente in Italia, il 38enne di Codogno ricoverato in gravi condizioni.

Parma, 13/12/2015, raduno della Nazionale femminile, squadra e profili individuali, Elisa Giordano, 01/11/90, Valsugana Rugby Padova.

Eravamo a Milano dopo un raduno e la sera prima della partita non vedevamo l’ora di giocare. Poi è arrivata la notizia”, racconta a Alley Oop, Elisa Giordano, capitano della Nazionale femminile di rugby. “Abbiamo avuto come una sensazione di vuoto, anche se si trattava solo di una partita, non giocarla ci è dispiaciuto, ci alleniamo per quello, l’avevamo preparata e vissuta fino a quel momento – continua – Da lì la situazione è peggiorata, è stato sospeso tutto. Noi giocatrici volevamo comunque andare in raduno per preparare Italia-Inghilterra (poi rinviata, ndr) ma vista l’evoluzione è stato sospeso tutto”.

Sul dispiacere per un torneo interrotto neanche a metà, tuttavia, prevale la responsabilità per la grave crisi sanitaria: “Parliamo della vita delle persone, se possiamo preservare chi ci viene a vedere…” meglio stare a casa, come previsto dai decreti. Per chi è abituato ad allenarsi e ha una attività agonistica, una delle difficoltà più grandi in questa fase è riuscire a non perdere l’allenamento. “I preparatori ci mandano i programmi da seguire, con sedute extra di lavoro”, spiega Giordano, anche se per ora di giocare a rugby – uno degli sport di contatto per eccellenza – non se ne parla. A settembre 2020 l’Italia femminile di rugby avrà gli incontri decisivi per la qualificazione ai mondiali di categoria, la speranza è che per allora la situazione si sia risolta completamente, tanto da poter giocare senza limitazioni.

gasparotto-marta-difesa-ita-grega-valancic-1Non sono le qualifiche mondiali ma le Olimpiadi il traguardo a cui punta Marta Gasparotto della Nazionale italiana i softball. La squadra azzurra si è qualificata e guarda a Tokyo 2020 per mettersi in gioco nella competizione più importante per un qualsiasi sportivo. “Voglio essere ottimista. Spero e penso che i Giochi Olimpici si svolgeranno regolarmente. Essendo a fine luglio, spero che per allora la situazione si sia risolta”, dichiara Gasparotto. Il campionato italiano femminile di softball 2020 sarebbe dovuto iniziare il 28 marzo e per ora è stato rinviato al 19 aprile. Gli allenamenti sul campo – che erano ripresi da una settimana quando sono arrivati gli stop – potranno ricominciare il 3 aprile, salvo ulteriori proroghe. “Il rinvio degli allenamenti in campo ha rallentato tutti i progressi fatti durante l’inverno con gli esercizi in palestra. Vedremo quando torneremo sul campo”, spiega ancora.

L’ottimismo non è una caratteristica che manca all’azzurra: “Forse è un bene per noi che ci abbiano bloccato così presto, ci sarà tempo per recuperare prima delle Olimpiadi” e poi, considerando che la stessa situazione stanno iniziando a viverla anche altri Paesi, è probabile che tutte le squadre perderanno allenamenti. Nel frattempo, “con le compagne di Nazionale ci sentiamo tutti i giorni e per allenarci facciamo quello che possiamo: di tecnico purtroppo poco o niente. Gli allenatori di Bollate (il club in cui Marta Gasparotto gioca, ndr), ci hanno mandato dei programmi da seguire e ci sono molto vicini in questo senso. Tra compagne ci siamo mandate solo messaggi positivi, siamo tutte sulla stessa barca e questo ci dà forza. Credo che quando sarà finita, saremo più forti, saremo diverse in senso positivo”. Nel frattempo si combatte la noia “e si mangia un po’ di più”.

aj1milano-73rt11Stare a casa e mangiare è una condizione comune a tutti. Nausicaa Dell’Orto, giocatrice di football americano e creatrice di contenuti per Nfl Films, non si è persa d’animo in questa situazione e, oltre ad allenarsi in casa, ha anche preparato qualche breve video per dare consigli a chi vuole mantenersi in forma durante l’isolamento forzato. “Vivo questa situazione serenamente. Sono molto fortunata. Il football americano ha finito la stagione a gennaio e il mio coach americano era venuto in Italia per seguirmi. Con il blocco dei voli è rimasto qui, lo sta ospitando la mia famiglia e così continua ad allenarmi in terrazza e in giardino”, ci dice. “Comunque anche se non ci fosse lui, mi allenerei lo stesso. Ci si adatta e si prova a fare del proprio meglio. Noi del football facciamo uno sport che ci permette di lavorare sulla forza e quindi possono non servire grandi spazi”, aggiunge.

Intanto fino al 3 aprile tutte le attività federali sono ferme, il pensiero comunque è per chi si trova in difficoltà peggiori: “Dispiace di non poter fare la vita di tutti i giorni ma in fondo ci viene chiesto di avere pazienza e stare a casa. Pensiamo a chi una casa non ce l’ha o a chi è in guerra: questa non è la guerra. Se ci venisse chiesto di fare i turni degli infermieri e dei medici sarebbe difficile ma stare a casa non è difficile”. Lo sport in questo è un grande insegnamento. “Il mio è uno sport di squadra nel quale se non difendi il tuo compagno, non vinci. Ora mi sento nello stesso modo, faccio quello che posso per proteggere gli altri. Nel football diciamo ‘sacrifing for a greater good’, ovvero sacrificarsi per un bene più grande”, spiega Dell’Orto che oltre ad allenarsi continua il suo lavoro per Nfl Film e da vero vulcano: “Ho più tempo per leggere, sto leggendo la raccolta di poesie di Emily Dickinson Sillabe di seta, poesie di Alda Merini, sto imparando a suonare l’ukulele e scrivo tante lettere, ho la fortuna di avere una cassetta postale proprio davanti casa”.

edwige-gwendNon solo gli sport di squadra stanno subendo ripercussioni per i divieti e le limitazioni introdotti per fronteggiare la pandemia da Covid-19, tutte le discipline hanno dovuto adattarsi all’emergenza. Il judo ha visto modificare i calendari delle qualificazioni alle Olimpiadi di Tokyo 2020. “È stato cancellato tutto fino alla fine di aprile e sono state prolungate le qualificazioni fino a giugno. Anche gli Europei sono stati rinviati”, spiega Edwige Gwend, judoka delle Fiamme Gialle in corsa per conquistare un posto ai Gioghi Olimpici, non nascondendo un po’ di preoccupazione per il comportamento degli altri Paesi: “Sono un problema”.

Fino al 3 aprile non possiamo allenarci, il judo non si può proprio praticare – impossibile rispettare la regola del metro di distanza – e le palestre sono chiuse. Non poter fare judo è forse la cosa più brutta per noi ma bisogna stare alle regole per tutelarci tutti”, continua. Anche se, “adesso pensare alle Olimpiadi passa in secondo piano, cerchiamo di arrangiarci come possiamo con esercizi in camera o nel campo di atletica della caserma”, dove risiede con i compagni del gruppo sportivo della Guardia di Finanza. Una delle difficoltà più grandi, al momento, è la distanza da casa di molti atleti: “Siamo lontani dalla famiglia e si pensa a chi è lontano. In tanti abbiamo i genitori al Nord. Speriamo si ridimensioni tutto. Meno male che c’è la tecnologia, facciamo video chiamate, ci mandiamo messaggi. In altri tempi sarebbe stata più tosta”.