Ddl Bilancio, sale al 40% la quota di genere nei cda e collegi sindacali delle quotate

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La quota di genere negli organi societari delle quotate sale da un terzo previsto dalla Legge Golfo-Mosca a due quinti (circa il 40%).  E’ quanto prevede un emendamento alla manovra approvato dalla commissione Bilancio del Senato. La richiesta, prima firmataria Donatella Conzatti (Iv) e appoggiata da Valeria Fedeli (Pd), ha ottenuto un
consenso trasversale. L’emendamento di fatto estende quanto previsto dalle legge 120 del 2011, che introduceva la quota nel riparto dei membri per i consigli di amministrazione e i collegi sindacali delle società quotate in Borsa e controllate pubbliche.

“Il grande lavoro che abbiamo fatto per estendere ed ampliare il disegno di legge Golfo Mosca è stato tradotto in un emendamento per il 40% di donne nei cda delle aziende quotate in borsa. Esprimo grande soddisfazione per questa proposta che Italia Viva ha fortemente sostenuto e che è stata approvata in commissione”. Così in una nota la senatrice di Italia Viva Donatella Conzatti, capogruppo in commissione bilancio a palazzo Madama, mentre Valeria Fedeli commenta: “Bene l’approvazione in commissione bilancio del Senato dell’emendamento che introducendo la norma antidiscriminatoria porta al 40% la presenza del genere meno rappresentato, oggi quello femminile, nei cda e nei collegi sindacali delle società quotate. Ritengo che, rispetto a quella approvata dalla commissione finanze della Camera che mantiene la quota al 30%, il governo adotterà questa modifica migliorativa contenuta peraltro nel ddl che Donatella Conzatti per il gruppo di Forza Italia e la sottoscritta per quello del Partito Democratico presentammo già all’inizio di questa legislatura”.

Il prolungamento di 3 mandati già approvato alla Camera

Si tratta di un uteriore passo avanti rispetto a quanto già approvato la scorsa settimana alla Camera. Le quote di genere previste dalla legge Golfo-Mosca (120 del 2011) saranno prolungate per altri 3 mandati, rispetto ai 3 previsti dalla legge in vigore. La Commissione Finanze della Camera, infatti, ha approvato l’emendamento 58 septies, presentato come prima firmataria da Silvia Fregolent (Italia Viva), che dispone che il criterio di riparto perequativo per il genere meno rappresentato in consiglio di amministrazione – che fu introdotto con l’articolo 147 ter, comma 1ter, e con l’articolo 148, comma 1bis, del testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria (decreto legislativo 24 febbraio 98 numero 58) – si applichi per sei mandati consecutivi.

Nel dettaglio, quindi, la norma che sarebbe andata ad esaurimento nel 2022, verrà applicata per altri tre rinnovi degli organi societari, recependo integralmente – in sede di Commissione Finanze – la proposta di legge avanzata dall’avvocata Cristina Rossello per il rinnovo della legge Golfo Mosca.

Il lavoro parlamentare in questa direzione, infatti, era iniziato un anno fa con la proposta di legge avanzata il 29 dicembre 2018 dall’avvocata Cristina Rossello (Fi), che aveva raccolto i consensi di larga parte dei partiti. La notizia aveva ricevuto il plauso di una delle firmatarie della legge del 2011, Alessia Mosca (allora parlamentare del Pd), che su Twitter ha scritto: «Piena soddisfazione per l’approvazione nella Commissione Finanze della Camera dell’emendamento che proroga per altri tre mandati la legge #GolfoMosca».

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Gli effetti della legge Golfo-Mosca

L’Italia, in quanto a presenza femminile nei board, è fra i Paesi più virtuosi. Secondo il testo dell’audizione Consob alla Commissione Finanze del Senato del maggio 2019 la percentuale di donne negli organi di controllo delle società quotate a Piazza Affari è del 36% per i consigli di amministrazione e del 38% per i collegi sindacali. Un dato straordinario se si pensa che nel 2011 si viaggiava poco sopra il 6 per cento.

Per dare un’unità di misura, negli Stati Uniti si raggiunge il 20,8% nelle società dell’indice Russell 1000. In Gran Bretagna va un po’ meglio, con un 29% nel Ftse 100, anche perché il governo ha dato come obiettivo alle aziende il 33% entro il 2020.

Le due integrazioni, temporale e di percentuale, che arrivano ora con la Manovra, porranno l’Italia come apripista in un ambito non certo semplice anche per i Paesi nordici europei. La Finlandia, celebrata in questi giorni per la più giovane donna Prima ministra al mondo Sanna Marin, ha una quota di donne del 31,9%, secondo i dati dell’ultima ricerca Deloitte. In Europa svetta la Norvegia che fu il primo Paese ad inserire le quote di genere per legge e pose subito la soglia del 40%.