Alienazione parentale, chi è costei? Non riconosciuta come malattia mentale dalla comunità scientifica, ritenuta priva di fondamento dalla Cassazione, mai inserita in alcuna legge dello Stato, è una teoria che va però di moda da anni nei tribunali di tutta Italia. Sotto diverse denominazioni: dalla Parental alienation syndrome (Pas), ideata dallo psichiatra statunitense Richard Gardner (accusato in più occasioni di giustificare la pedofilia), al disturbo relazionale. Nella maggior parte dei casi è evocata durante le separazioni conflittuali quando un genitore accusa l’altro, quasi sempre la madre, di ostacolare la “bigenitorialità”, principio introdotto in Italia con la legge 54/2006 sull’affido condiviso. E si è rivelata una clava usata contro le donne, anche nei casi di violenza. Perché se i figli rifiutano di vedere un genitore, ecco che l’altro viene risucchiato in un vortice di consulenze tecniche d’ufficio, colloqui con gli assistenti sociali, guerre di carte bollate. Con finali spesso drammatici: madri descritte come malevole, istrioniche, colpevoli di scatenare conflitti di lealtà nei bambini. Che, per “guarire” possono essere collocati in case famiglia o affidati al genitore che non vogliono incontrare. Obiettivo: il “resettaggio”.
L’ultimo decreto choc è stato emesso la scorsa settimana dal Tribunale dei minori di Roma. E oggi alla Camera è arrivata la solidarietà delle deputate a Laura Massaro, la donna che potrebbe veder prelevato in qualunque momento suo figlio da una task force di poliziotti in borghese, assistenti sociali, pediatra, psicologo e tutrice per portarlo dal padre dove sarà collocato con l’assistenza di un operatore dei servizi sociali per 24 ore al giorno e in caso di difficoltà trasferito in una casa famiglia. È una vicenda emblematica dei tanti casi in cui donne che denunciano violenza in famiglia vengono accusate da chi doveva difenderle, spiega Veronica Giannone, deputata del Gruppo Misto e segretaria della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, che ha voluto fortemente promuovere la conferenza stampa di martedì scorso alla Camera sul tema, presente Massaro, dedicato al “paradosso” dell’alienazione parentale su cui ha anche presentato un’interpellanza ai ministri Bonafede e Speranza. A suo avviso, l’applicazione del principio della bigenitorialità va rivisto, soprattutto nei casi in cui obblighi il minore a frequentare contro la sua volontà un genitore maltrattante o abusante.
L’ex presidente della Camera Laura Boldrini, oggi deputata Pd, è stata netta: “La Pas va messa al bando in tutte le sue formulazioni. Le associazioni sanno bene che è una pratica non scientifica diffusa grazie allo stesso vento di restaurazione che ha prodotto il Ddl Pillon e che mette le donne nella condizione di non essere credute. Una via per accanirsi proprio sulle madri, accusate di essere cattive e di fare il lavaggio del cervello, private di personalità giuridica insieme ai loro figli”. Basta casi Massaro, è anche l’auspicio della senatrice democratica Valeria Fedeli: Siamo davanti a inaccettabili, pericolosi, incoerenti ribaltamenti del principio dell’interesse primario del minore. Lucia Annibali (Italia Viva) concorda: Contro l’alienazione parentale è necessario assumere un impegno politico chiaro e netto. Troppo spesso, in violazione della Convenzione di Istanbul, viene usata per mettere in discussione la competenza genitoriale delle madri, colpevolizzando quelle che denunciano la violenza. La deputata ha ricordato la tragica vicenda di Antonella Penati, altra madre giudicata “alienante”: peccato che suo figlio Federico Barakat, 9 anni, fu ucciso dieci anni fa con 30 coltellate, durante un incontro protetto, proprio da quel padre che lo spaventava.
Il grimaldello sono proprio le consulenze tecniche d’ufficio redatte da psicologi, psicoterapeuti e psichiatri nominati dai giudici. Il Ctu deve valutare, non mediare o riconciliare, ha avvertito la senatrice dem Valeria Valente, presidente della commissione d’inchiesta sul femminicidio. “Non vorrei che su questa storia si stiano costruendo carriere di Ctu e avvocati, come se fosse uno sbocco professionale”, è il timore espresso da Alessandra Menelao, responsabile dei centri d’ascolto mobbing e stalking della Uil.
Spesso sono le stesse scuole di specializzazione a far passare per malattia qualcosa che nessun manuale nosografico riconosce. Di decreti raccapriccianti ha parlato l’avvocata Laura Terracciano, volontaria di Telefono Rosa. La Convenzione di Istanbul è totalmente ignorata, gli stessi magistrati spesso non la conoscono. Nei Tribunali dei minori le donne non vengono credute dai giudici, che smentiscono i loro colleghi penalisti. La più dura è la psicologa Bruna Rucci, Ctp dell’associazione Maison Antigone: “Quando sento dire che la Pas è un costrutto ascientifico che non deve essere usato penso che sono tutte e soltanto parole: la verità è che in tutta Italia avviene lo stesso scempio. L’alienazione entra nelle Ctu, nella testa dei giudici e in quella dei consulenti di parte. È nelle università, nell’Ordine degli psicologi, nell’Ordine dei medici. Si sono inventati una psicologia parallela, ascientifica, che serve soltanto a giustificare i violenti. E il volere dei minori, che dovrebbe essere il faro, non conta nulla”. Anche per Elisa Ercoli, presidente dell’Associazione Differenza Donna, l’alienazione parentale è stata l’invenzione patriarcale per screditare le testimonianze delle donne e dei bambini che provano a uscire dalla violenza.
Per capire come cambiare rotta Giannone intende riunire un tavolo aperto alla politica, all’associazionismo e agli esperti di settore. Anche per fare chiarezza: la questione si intreccia non sempre in maniera appropriata con quella degli affidi, salita alla ribalta delle cronache dopo Bibbiano. La deputata dem Stefania Ascari, presente alla conferenza stampa, ha depositato una proposta di legge di riforma del sistema e chiede innanzitutto dati aggiornati: Perché non abbiamo un database? Quante case famiglia ci sono in Italia? Come stanno i bambini? Quante sono le pratiche pendenti nei tribunali? Da Forza Italia anche l’ex ministra delle Pari opportunità, Mara Carfagna, sta lavorando su questo fronte. Convinta innanzitutto che occorra istituire un registro degli affidi per sapere “quante madri perdono l’affido dei figli in caso di conflitti familiari che mascherano talvolta abuso e violenza”, ma anche che è ora di stabilire per legge l’incompatibilità tra il ruolo di giudice onorario, consulente tecnico d’ufficio, operatori dei servizi sociali con qualunque tipo di legame con gli istituti di accoglienza dei minori. Intrecci, questi sì, malevoli.