Non era ancora suonata l’ultima campanella che decretava la fine della scuola e migliaia di genitori dovevano già fare i conti con l’organizzazione estiva dei proprio figli. Tra marzo e maggio, tutti i genitori che si trovano nell’impossibilità di gestire in autonomia il tempo libero della lunga pausa estiva dei propri figli hanno consultato la variega offerta sportivo-linguistico-ludica proposta nella propria città e hanno prenotato il Summer camp, ovvero la versione più smart della vecchia colonia estiva. E non senza sensi di colpa, soprattutto per chi, per la prima volta, doveva affidare i propri figli a una struttura extra familiare ed extra scolastica.
E oggi, quasi a fine estate, tirano le somme di questa scelta che ha impegnato energie ed economia della famiglia in quanto le settimane in cui i figli vengono affidati al Summer Camp prescelto sono, molto spesso, più di una.
Le vacanze degli studenti italiani infatti non solo sono molto diverse da quelle di molti “colleghi” europei che rimangono per meno tempo lontano dai banchi di scuola nel periodo estivo ma, quasi sempre, sono incompatibili con le ferie dei genitori che, in media, possono contare su poco meno di 30 giorni di ferie in un anno, rispetto alle circa 13 settimane di ininterrotta vacanza dei figli.
Da un sondaggio condotto dall’American Camp Association e pubblicato su National Today sono emersi però tutti i benefici che i Summer Camp hanno sui bambini, dallo sviluppo della socializzazione al miglioramento della propria autostima, fino all’aspetto più interessante: lo sviluppo delle social-emotional skills, ovvero tutte quelle competenze trasversali che contribuiscono a formare il carattere e che, se sviluppate adeguatemene, aiutano i bambini ad affrontare al meglio la scuola, il futuro lavoro e la vita di tutti i giorni. Tra queste spiccano la resistenza allo stress, l’indipendenza, il multiculturalismo e il bilinguismo.
“I Summer Camp rappresentano il luogo ideale per permettere ai più piccoli di trovare tutto quel che serve per svilupparsi sia dal punto di vista fisico sia psicologico – spiega Vania Popova, pedagogista – Con il giusto bilanciamento tra attività programmate e gioco libero all’aperto i ragazzi possono accrescere le proprie capacità relazionali e motorie senza rinunciare al divertimento e al riposo che rimane essenziale durante la pausa estiva. Ancora meglio se il campo è tenuto da docenti madrelingua inglese che permettono ai ragazzi di sviluppare le abilità linguistiche attraverso le attività quotidiane senza doversi obbligatoriamente recare all’estero”.
Dallo studio emerge che il 70% dei bambini dichiari di avere più sicurezza in se stessi dopo l’esperienza al Summer Camp, oltre che stringere nuove amicizie (per il 96%) spesso con bambini di altre culture e altre lingue, soprattutto quando inseriti in quei Summer camp dove apprendono e sviluppano nuove lingue attraverso il gioco e la vita quotidiana in ambienti diversi dalla scuola.
“I Summer Camp hanno il potere di spingere i bambini ad abbandonare gli schermi di smartphone, computer e televisori per trascorrere le giornate insieme, vivendo esperienze di vita quotidiana ma anche magiche scoperte – spiega Eva Balducchi, co-fondatrice di Baby e Junior College – favorendo l’apprendimento della lingua inglese attraverso esperienze ludiche e creative. Durante il Summer Camp i ragazzi si trasformano in attori, sceneggiatori e registi che interagiscono tra loro per preparare un evento in lingua inglese il cui tema spazia dal Wild West, all’ecologismo, alle culture e tradizioni del mondo”.
I Summer Camp dovrebbero aver quindi rappresentato per tutti i giovani bambini e studenti un importante momento di crescita personale e arricchimento sociale e non un posto qualsiasi dove parcheggiare i figli in attesa della ripresa scolastica. Almeno noi genitori vogliamo credere che sia così in attesa di vederne i frutti.