C’è un esercito di 54.706 donne che, almeno una volta in un anno, ha bussato alla porta di un centro anti violenza per cercare aiuto, protezione dalle minacce e dalle botte, in alcuni casi temendo per la propria vita. Il 59,6%, cioè 32.632 donne, ha deciso di iniziare un percorso di uscita dalla violenza nei 338 centri esistenti in Italia, censiti ufficialmente per la prima volta da Istat e Cnr. Si tratta di 103 donne in media per ogni centro che ha partecipato al questionario. I dati tuttavia, che si riferiscono al 2017, mostrano un divario tra Nord e Sud del Paese: nel Settentrione sono state infatti accolte 143 donne per ogni centro in media, quasi il doppio di quelle registrate nel Mezzogiorno (58).
A fornire un censimento completo dei centri anti violenza, di cui Alley Oop aveva già raccontato una prima rilevazione, sono stati Istat e Cnr-Irpps che lavorano a braccetto per monitorare le strutture esistenti in Italia, un punto di snodo chiave nella lotta alla violenza contro le donne. Il monitoraggio dei centri anti violenza, affidato dal dipartimento per le Pari opportunità ai due istituti, rientra nel piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne adottato a novembre 2017.
Saltata “per motivi personali” di Spadafora la conferenza stampa sui dati
I dati avrebbero dovuto essere presentati oggi pomeriggio dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Vincenzo Spadafora, assieme alla ministra Giulia Bongiorno, nel corso di una conferenza stampa sull’attuazione del piano operativo anti violenza. Tuttavia, in mattinata, la conferenza stampa, e la precedente cabina di regia, sono state sconvocate, e rinviate, “per motivi personali” del sottosegretario. Spadafora, nell’intervista a La Repubblica che oggi ha anticipato i dati, aveva parlato di “pericolosa deriva sessista. Come facciamo a contrastare la violenza sulle donne, se gli insulti alle donne arrivano proprio dalla politica, anzi dai suoi esponenti più importanti?“. Le sue parole hanno suscitato immediate polemiche in area Lega: Erika Stefani, ministro per gli Affari regionali, ha per esempio affermato: “Utilizzare il dramma della violenza che troppe donne hanno subito o subiscono per attaccare Salvini è vile. Un comportamento che male si addice a chi ha un incarico di Governo così delicato“.
338 centri e servizi anti violenza, 253 quelli finanziabili
Tornando alla sostanza dei dati, su un totale di 338 centri e servizi che sono entrati nel monitoraggio, 253 sono risultati riconosciuti dalle regioni e segnalati al dipartimento per le Pari opportunità come finanziabili. I restanti 85 centri non hanno i requisiti richiesti dall’Intesa Stato Regioni . In Italia, tirando le somme, esistono in media 1,2 centri/servizi per ogni 100mila donne dai 14 anni in su. Il dato medio è uniforme tra Nord e Centro, ed è più elevato nel Mezzogiorno dove i centri/servizi anti violenza risultato 1,5 per 100mila donne residenti. Nonostante poi, a conti, fatti, l’affluenza verso le strutture anti violenza sia molto maggiore al Nord rispetto al Sud. Tra le Regioni, spicca l’Abruzzo con 2,3 centri/servizi per 100mila donne, la Provincia autonoma di Bolzano con 2,3, il Molise con 2,1 e la Campania con 2. In Sicilia, Basilicata e Lazio il numero è invece di poco inferiore a 1 per 100mila donne. In numeri assoluti la Campania (con 51 centri) e la Lombardia (47) accolgono quasi il 30% del totale presente in Italia.
Centri promossi per l’ascolto e accoglienza, criticità per minori e donne migranti
I centri anti violenza vengono promessi a pieni voti dall’indagine Istat-Cnr riguardo ad esempio ad alcune prestazioni fondamentali, come il colloquio di accoglienza, l’orientamento e l’accompagnamento ad altri servizi presenti sul territorio, la consulenza psicologica, quella legale, che sono presenti e offerte in più del 90% dei centri. Restano alcune criticità. L’indagine individua infatti aree problematiche nell’accoglienza in emergenza (o al pronto intervento) offerta dal 63,6% dei centri/servizi, dovuta principalmente alla minore presenza di strutture che offrono questo tipo di servizio nel Centro Italia rispetto al Nord e al Sud. Problematica anche l’offerta di prestazioni rivolte a minori vittime di violenza assistita e donne migranti in cui i centri/servizi specializzati che forniscono prestazioni rivolte a questo target di destinatari si attestano tra il 60 e il 65 per cento.