Più preparate ma meno retribuite: la fotografia delle giovani lavoratrici

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Un consiglio alle laureande che si approcciano al mondo del lavoro? “Siate assertive”. Lo dice Daniela Arlenghi, co-general manager di Future Manager Recruitment commentando i risultati del rapporto “Giovani laureati in cammino tra università e carriera”. “Esprimere le proprie opinioni, fare valere i propri diritti e se ci sono delle discriminazioni fare sentire la propria voce cercando di combattere gli stereotipi” aggiunge.

Lo studio è il frutto di una indagine condotta da Future Manager Alliance, gruppo specializzato in recruitment per laureati fino a 10 anni di esperienza professionale, ed è dedicato ai giovani laureati italiani. Fotografa la loro situazione occupazionale, retributiva e contrattuale con un occhio di riguardo per la condizione lavorativa femminile e l’uguaglianza di genere.

La relazione è arrivata quest’anno alla quarta edizione e registra un trend positivo. Rispetto a tre anni fa i laureati presentano livelli occupazionali più alti e la differenza di genere è diminuita: oggi lavorano l’83% dei laureati intervistati e l’80% delle laureate. Nel 2014 risultavano occupati l’80% degli uomini contro il 73% delle donne. “In confronto al passato – commenta Arlenghi – le cose sono migliorate. Le ragazze sembrano un po’ più consapevoli del loro potenziale. Si laureano con voti più alti, più spesso conseguono il loro titolo di studio nei tempi previsti. È aumentato il numero di laureate in ingegneria come anche la percentuale di ragazze che ha fatto un’esperienza Erasmus”. Oggi il 30% degli iscritti in ingegneria sono donne. Ad inizio anni 2000 erano circa il 20%. Le giovani lavoratrici sono anche più flessibili: “sono disposte a sperimentare lavori e mansioni che vadano oltre il loro campo, accettano un lavoro anche se non è coerente con il loro indirizzo di studio. Questa intraprendenza dalle aziende è molto apprezzata”, puntualizza.

Bloomberg Photo Service 'Best of the Week': A woman waits to cross a road in the Kasumigaseki area of Tokyo, Japan, on Thursday, Sept. 11, 2014. Losing women from the workforce in their 20s and 30s to look after children is no longer an option for Japan as its aging workforce means there will be fewer and fewer men to fill the positions. Photographer: Tomohiro Ohsumi/Bloomberg

Finiti gli studi, quando ci si affaccia nel mondo del lavoro la situazione è quasi paritaria tra uomini e donne in termini di contratti e inquadramento, sebbene con un leggero scarto a sfavore di queste ultime. Le differenze maggiori iniziano a mostrarsi già dopo pochi anni: “Gli uomini fanno più carriera. Ci sono più quadri e dirigenti tra gli uomini che donne, di conseguenza le retribuzioni sono diverse. La differenza di trattamento salariale però è percepita anche allo stesso livello di inquadramento e di ruolo” commenta Arlenghi. Il divario retributivo esiste soprattutto per le retribuzioni più elevate visto che quasi il 37% dei laureati guadagna tra i 1.500 e i 2.000 €, contro il 15,8% delle laureate.

Le discriminazioni ancora oggi resistono e le pari opportunità sul lavoro, nella pratica, rimangono un traguardo distante. La mancanza di parità si traduce in minori possibilità di carriera. Uomini e donne non sentono di avere le stesse possibilità di successo nel lavoro: il 53% degli intervistati e addirittura per l’84% delle intervistate sente che uguali possibilità di avanzamento esistono raramente o addirittura non si concretizzano mai. Un dato su tutti: a quattro anni dopo il diploma, il 35% delle donne laureate guadagna meno di 1.000 euro, contro solo il 19% degli uomini laureati.

La prima causa di discriminazione per la maggior parte degli intervistati di entrambi i sessi è la maternità che viene vista come un ostacolo. Ma qui interviene il ruolo etico delle risorse umane, dice Arlenghi: “da una parte abbiamo il compito di fare capire alle aziende che si possono sperimentare altri tipi di organizzazione del lavoro che non penalizzino le donne che si fanno carico anche del lavoro familiare e dall’altro mostrare anche come derivino miglioramenti e maggiori capacità con la maternità in termini di intelligenza sociale ed emotiva”. La seconda motivazione indicata è la percezione di vivere ancora in una società maschilista, dove gli stereotipi negativi nei confronti delle donne sono duri a morire. Nel 66% dei casi le intervistate hanno detto di avvertire una fastidiosa relazione tra aspetto fisico e avanzamento professionale, a prescindere dalla preparazione.

Nonostante le difficoltà le ragazze nutrono grande fiducia nel futuro. Sono coscienti delle delle discriminazioni ma sono molto più fiduciose rispetto al passato e più felici: Il 92% delle laureate ha fiducia nelle proprie potenzialità e il 12% è certa che farà carriera. Le giovani lavoratrici sanno di potercela fare e sono determinate ad ottenere ciò che meritano.