Volontariato: il 5 dicembre si celebra chi dona il proprio tempo

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“Il volontariato costruisce comunità resilienti”.

È uno slogan importante quello prescelto dall’Unv  per celebrare la giornata del 5 dicembre, che pone l’accento su un aspetto nuovo di questa realtà, silente e operosa, che conta un miliardo di persone nel mondo. È, infatti, grazie ai volontari che le nostre comunità riescono a essere più vivibili – resilienti, appunto – soprattutto in un momento storico come questo, quando guerre, disastri ambientali, povertà e disagio sociale si allargano a dismisura con conseguenze sempre più devastanti. Per la 33°ma Giornata Internazionale del Volontariato viene evidenziato l’importante ruolo sociale dei volontari come riequilibratori di situazioni deviate e difficili, come preziosi alleati del vivere civile nel consorzio umano, piccolo o grande che sia. Dall’assistenza agli anziani a quella per i disabili, dalla promozione culturale alla tutela dell’ambiente, dalla protezione civile al sostegno alla povertà. Il mondo del volontariato è variegato e ricco più che mai. Basta toccarlo con mano.

_mg_5679E oggi il volontariato ha contagiato anche il mondo dell’impresa. Alcune aziende, infatti, si avvicinano ai temi di responsabilità sociale e ad esperienze di solidarietà e gratuità, proponendo attività di volontariato ai loro dipendenti. È così che è entrato a far parte della “famiglia” composta da circa 300 volontari del centro Caf – Centro Aiuto alle Famiglie – Onlus di Milano, associazione fondata  nel 1979 da Ida Borletti come primo Centro in Italia dedicato all’accoglienza, alla terapia e allo studio del maltrattamento infantile e dell’abuso (ispirandosi a esperienze anglosassoni), Luigi Pignattai, oggi pensionato felice del settore finanziario.

«Mi colpì subito il modo di lavorare al Caf – racconta Pignattai – che ho conosciuto durante una giornata di volontariato aziendale. Devo dire che lavoravo per un’azienda americana particolarmente sensibile. Da quel momento ho iniziato e non ho più smesso, anzi, adesso che sono in pensione, sono paradossalmente più impegnato di prima, ma lo faccio con estremo piacere». «Si riceve più di quello che si dà – precisa – sembra una banalità, una frase fatta, ma è la pura verità. Se ognuno di noi facesse qualcosa, un piccolo gesto, davvero la nostra società potrebbe essere migliore».

«I volontari come Luigi sono per preziosi per le nostre attività che comunque vengono portate avanti da operatori professionisti e da personale specializzato, circa un centinaio spiega Emanuela Angelini, responsabile comunicazione e raccolta fondi dell’Associazione CAF Onlus – danno sicuramente una grande mano. Non siamo un’associazione di volontariato vera e propria però il lavoro dei volontari è più che mai prezioso, sono “donatori” di tempo, e fanno da corollario all’attività di professionisti ed educatori che operano nella nostra struttura. Nel terzo settore il loro ruolo, la presenza attiva, costante è fondamentale per la buona riuscita dei progetti e delle attività».

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In Italia il CSVnet, l’associazione che tiene insieme i Centri di Servizi al Volontariato, che quest’anno festeggiano venti anni di attività, sarà presente in una manifestazione nazionale organizzata a Roma, insieme a Forum del Terzo Settore e a Caritas Italiana dal titolo “Quando le persone fanno la differenza. Il volontariato che tiene unite le comunità” che declina gli spunti dati dall’Unv sulla situazione nazionale. “Con quasi 340 mila organizzazioni in cui operano 5,5 milioni di volontari e 800 mila dipendenti, – si legge nel programma, – il non profit rappresenta l’architrave delle nostre comunità perché opera per la coesione sociale”. “E nel contempo vive un periodo storico di profondo cambiamento sia al suo interno che nei confronti della politica e dell’opinione pubblica, mentre attende l’applicazione concreta della riforma del terzo settore approvata nel 2016” si legge nel comunicato.

«Noi come Caf  – aggiunge Angelini – ci occupiamo di minori a vario livello, con attività di prevenzione, di accoglienza e cura dei minori tra i 3 e i 18 anni, vittime di traumi fisici e relazionali, allontanati dalle famiglie con un provvedimento del Tribunale per i Minorenni, all’interno di Comunità Residenziali psico-educative  – che è un percorso temporaneo, ci tengo a precisarlo – e di un Centro Diurno Teen Lab nel quale sostenere il processo di crescita degli adolescenti in difficoltà e di sostegno alle famiglie, anche cercando di prevenire la dispersione scolastica. Attualmente contiamo circa 300 volontari, distribuiti tra le varie attività di supporto, di promozione o di manutenzione, a seconda delle esigenze. Per la maggior parte sono persone in pensione, studenti universitari, lavoratori part-time o donne che non lavorano. Ne abbiamo una sessantina che chiamiamo “con i minori” che formiamo attentamente perché sono preposti ad attività delicate, nelle quali c’è necessità di sensibilità particolari. Poi ci sono quelli che ci aiutano nelle attività di promozione, con banchetti informativi, e in quelle di manutenzione di struttura».

_mg_3982E questo del disagio e dei maltrattamenti sui minori è un settore che necessita di grande attenzione, visti anche i dati allarmanti emersi anche dall’ultimo Dossier Indifesa 2018 di Terre des Hommes, nel quale si registra un record riguardo ai numero dei minori vittime di reati in Italia: 5.788 nel 2017, l’8% in più dell’anno precedente, il 43% in più rispetto a 10 anni fa, quando erano 4.061. Ancora una volta abusi e violenze si abbattono soprattutto su bambine e ragazze (60% del totale delle vittime), inoltre, “Il reato che miete il maggior numero di vittime tra i minori è il maltrattamento in famiglia: trattandosi di casi che hanno richiesto l’intervento delle Forze dell’Ordine appare particolarmente agghiacciante la cifra di 1.723 bambini in un solo anno”.

«Io non potrò mai dimenticare quando – aggiunge Pignattai –  in una giornata speciale del “cuoco della domenica”, in cui noi volontari ci sostituivamo alle cuoche che avevano diritto al riposo domenicale, una bimba di quattro anni si aggrappò improvvisamente alla mia gamba. Mi raccontò con semplicità e candore perché era lì, al Caf, una storia, di dolore e di violenza. Non potei fare altro che andarmene in un angolo a piangere. Da lì è cominciata questa mia vita da volontario».