Qualche settimana fa Mark Rice-Oxley ha pubblicato su The Guardian un’inchiesta impietosa sullo stato attuale della mascolinità e l’ha intitolata The masculine mystique, parafrasando il celebre saggio di Betty Friedan, The Feminine Mystique. Nel 1963 quel testo ha contribuito alla seconda ondata storica del femminismo, raccontando la frustrazione delle donne schiacciate nei canoni della casalinga, della madre e dell’angelo del focolare. Eserciti di donne infelici allora affollavano i sobborghi residenziali degli Stati Uniti d’America, senza saper riconoscere che alcune di loro avrebbero voluto lavorare, essere prese sul serio nella vita pubblica.
Mark Rice-Oxley parte invece da un’iperbole e scrive che potremmo – donne e uomini – essere uguali, di più ancora, intercambiabili. Donne a capo di governi e multinazionali, uomini a metà pomeriggio fuori dalle scuole o a casa fra pappe e canzoncine. E continua sostenendo che sarebbe naturale aspettarsi un effetto a catena: il divario retributivo si annullerebbe, le molestie sessuali e le violenze non scomparirebbero, ma disaccoppiare l’uomo dalla forza e dal potere migliorerebbe sicuramente le cose.
La crisi della virilità che descrive Rice-Oxley è quella germinale di questi anni, con una sempre più ampia domanda di tempo per la famiglia e di affettività, un tempo che rende legittimo pensare che alcuni di noi potrebbero voler lavorare meno ed essere presi sul serio nella vita privata, nella cura. Una situazione speculare a quella delle donne descritte dalla Friedan, ma con la complessità di essere ancora e ampiamente il genere che controlla la maggior parte del potere pubblico e privato.
Lasciamo a Mark Rice-Oxley il compito eccellentemente svolto di suffragare la sua posizione con dati e testimonianze e giungere alla conclusione che le nozioni di potere, forza, orgoglio, vergogna e onore fanno male agli uomini e al mondo, citando la preponderanza di suicidi maschili, di dipendenze da alcol e droghe, e ancora i tassi di criminalità. Noi proseguiamo su una strada differente ma tangente. Ne abbiamo già parlato in molte occasioni e forse è stato uno dei fil rouge di tanti interventi. Crediamo che agli uomini tocchi fare un passo indietro e uno avanti. Da una parte riconoscere i desideri e le ambizioni, superando gli stereotipi di genere, arretrando volontariamente senza temere lo stigma sociale, dall’altra avanzare pretese per conquistare uno spazio in quel territorio di cura che è – tradizionalmente, per mero costume – appannaggio del femminile: la cura, l’educazione, l’affettività.
Iniziamo questo 2018 appuntandoci, al maglione o al bavero della giacca, una spilla da balia. Un oggetto magnifico la spilla di sicurezza, simbolo di caregiving e di trasgressione, tornato in auge come simbolo di impegno civile in occasione dell’elezione di Donald Trump e del referendum su Brexit. Potrà forse servire per ricordare a noi stessi che “il risveglio è appena iniziato” e non potrà fare a meno del nostro coraggio.