Violenza, in crescita le richieste di aiuto da parte delle donne

Oltre 120 segnalazioni al giorno ai numeri di emergenza 112 e 113 per reati da codice rosso. Un incremento del 59% delle chiamate al numero anti violenza e stalking 1522, con 300 contatti al giorno da novembre, il doppio rispetto al 2022. Un aumento di accessi, telefonate e richieste ai centri antiviolenza, anche da parte delle scuole. I numeri del 2023 mostrano in Italia una crescita significativa delle donne che segnalano situazioni di violenza, con un aumento delle richieste da parte delle giovanissime, soprattutto dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin l’11 novembre. Segno di una maggiore presa di coscienza e consapevolezza, che deve partire soprattutto dagli uomini.

Le richieste di aiuto

Il mio compagno mi controlla, non mi fa uscire”, “mio marito mi minaccia: se vai via di casa te la faccio pagare”, “vorrei lasciare mio marito, ma ho paura che mi portino via i bambini”, “il mio ragazzo si arrabbia se metto i pantaloni attillati a danza e non vuole che frequenti la mia amica, vuole la password dei mei social”, “ho paura per mia figlia, ha una relazione non sana“. Queste sono solo alcune delle chiamate arrivate negli ultimi mesi al 1522 – il numero antiviolenza e stalking promosso dal Dipartimento pari opportunità e gestito dall’associazione Differenza donna. Nel 2023 le chiamate al 1522 – numero gratuito, attivo 24 ore su 24 – sono cresciute del 59% arrivando a 51.713, una media di 142 al giorno. Dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin l’11 novembre, le chiamate sono cresciute in maniera esponenziale.

Trecento contatti al giorno al 1522

Arianna Gentili, responsabile Differenza Donna del 1522, racconta che da metà novembre c’è stato un aumento dei contatti proseguito nella settimana del 25 novembre – Giornata internazionale contro la violenza sulle donne – e quella successiva, fenomeno che si verifica ogni anno. “Quello che è accaduto quest’anno è che, mentre solitamente dopo quella settimana i numeri tendono a tornare alla media di ottobre, questa volta sono rimasti molto alti in maniera costante – spiega Gentili – il 1522 sta ricevendo il doppio delle chiamate rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, intorno ai 300 contatti al giorno, rispetto ai 150 abituali. La settimana del 25 novembre – come nel 2022 – siamo arrivati a 800”.

Una maggiore consapevolezza

La chiamata più frequente, sottolinea Gentili, è: “Non so se ho fatto il numero giusto, aiutatemi a capire se quello che mi accade è realmente grave”. La donna vuole capire se si trova in una situazione di violenza. Per quanto riguarda l’età, solitamente il maggior numero di chiamate arriva da donne tra i 35 ai 50 anni. “Dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin sono aumentati i contatti da parte di famigliari, amici e parenti preoccupati per qualche loro figlia, amica, conoscente. Il femminicidio di Giulia ha creato una sorta di riconoscimento della violenza: molte madri e amiche hanno riconosciuto nella relazione vissuta dalla propria figlia o amica, un rapporto molto simile a quello descritto da Giulia negli audio whatsapp pubblicati dopo la sua morte”, conclude Gentili.

In aumento anche le chiamate a 112 e 113

Nel 2023, sono state circa 44.600 – 122 al giorno – le chiamate ai numeri di emergenza Nue – Numero unico europeo per le emergenze 112 e alla linea 113 della Polizia di Stato, per quanto riguarda le richieste d’intervento per segnalazioni di reati spia riconducibili alla sfera del codice rosso, ovvero liti in famiglia, liti in strada o protocollo Eva (Esame delle Violenze Agite). Il che significa il 9% del totale (4,8 milioni). “Trattandosi di linee di emergenza, chi chiama questi numeri vuole chiedere un intervento immediato da parte delle forze di polizia”, spiega Francesca Fava, direttrice servizio controllo territorio della Polizia di Stato. “Possiamo trovarci di fronte alla vittima stessa o a qualcuno che segnala una situazione di pericolo che sta vivendo qualcun altro. Situazioni riconducibili alla sfera del codice rosso. Tutti questi reati spia purtroppo sono in crescita rispetto al 2022: segnalazioni di liti, violenza, maltrattamenti registrano un trend in aumento”.

Il ruolo dei centri antiviolenza

Spesso le vittime di violenza pensano che l’unica via sia denunciare, così magari per paura restano nella situazione di violenza. Ma così non è. I centri antiviolenza garantiscono l’anonimato e hanno al loro interne professioniste – avvocate comprese – che possono aiutare la donna a 360 gradi. In un anno sono oltre 26mila le donne che avviano un percorso di uscita dalla violenza. Dopo il femminicidio di Giulia – studentessa di 22 anni – tanti centri hanno registrato un aumento di accessi, telefonate, richieste, non solo da parte delle donne ma anche da parte di aziende per incontri di sensibilizzazione sul tema e delle scuole.

L’elevato sommerso

Il centro antiviolenza Thamaia di Catania ha registrato un forte incremento dei contati negli ultimi mesi. “I nostri numeri sono cresciuti per due motivi in particolare – spiega Anna Agosta, presidente del centro e consigliera nazionale della rete D.i.Re, Donne in rete contro la violenza – Il primo è che abbiamo implementato le ore di apertura telefonica: questo vuole dire che la richiesta c’è e i numeri non si fermano: il sommerso è elevatissimo. Il secondo è il cambio di passo nella consapevolezza della violenza maschile sulle donne dopo il caso Cecchettin. Donne che si sono rispecchiate nella relazione vissuta da Giulia e hanno deciso di chiedere aiuto. C’è stato un aumento dei contatti con i centri in quasi tutti i territori, da nord a sud”. Ogni anno con un’apertura telefonica di 16 ore settimanali chiamano il centro Thamaia di Catania in media 250 donne, 400 con un’apertura di 42 ore. Nel 2024 i numeri sono aumentati, l’incremento è intorno al 30%.

L’importanza del lavoro nelle scuole e sugli uomini

Il centro Demetra Donne in aiuto della provincia di Ravenna, dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, ha avuto un incremento delle chiamate del 10%, trend che sembra riconfermato anche all’inizio dell’anno. “Abbiamo avuto ragazze anche tra i 18 e i 22 anni che si sono rivolte al centro per denunciare violenze sessuali subite qualche mese fa e atti di stalking commessi da ex che avevano appena lasciato – sottolinea Nadia Somma, fondatrice del centro e consigliera nazionale D.i.Re. “La fascia d’età tra i 18 e i 25 anni di solto è quella meno rappresentata: le ragazze non si rivolgono ai cav perché magari non si identificano con donne maltrattate o donne a rischio. Giulia Cecchettin è una ragazza in cui tutti si sono identificati, è stato un campanello d’allarme. Per questo è fondamentale il lavoro nelle scuole. Bisogna fare assolutamente azioni a livello educativo. Mai come quest’anno è forte il nostro impegno negli istituti scolastici – medie e licei – soprattutto a prevalenza maschile. Questo è importante per far riflettere i ragazzi, l’intervento va fatto soprattutto sulle giovani generazioni di uomini”.
Lavorare sulle scuole è infatti fondamentale per aumentare la consapevolezza. Delle donne ma soprattutto degli uomini.

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Il reportage completo di Livia Zancaner su Radio 24 si può ascoltare qui.

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Se stai subendo stalking, violenza verbale o psicologica, violenza fisica puoi chiamare per avere aiuto o anche solo per chiedere un consiglio il 1522 (il numero è gratuito anche dai cellulari). Se preferisci, puoi chattare con le operatrici direttamente da qui.

Puoi rivolgerti a uno dei numerosi centri antiviolenza sul territorio nazionale, dove potrai trovare ascolto, consigli pratici e una rete di supporto concreto. La lista dei centri aderenti alla rete D.i.Re è qui.

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