Gli Oscar 2019 e il record delle donne, da Lady Gaga a Domee Shii

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È salita sul palco con un look che ricordava Audrey Hepburn, si è seduta al pianoforte cantando e incantando tutti.

Lady Gaga ha vinto il suo primo Oscar ieri notte per la canzone del film “A Star is Born”. Appassionante, coinvolgente, potente, Lady Gaga, ieri ne ha dato la conferma se ce ne fosse ancora bisogno, è una donna talentuosa e forte che ha avuto la sua grande occasione e l’ha afferrata. Ha lavorato duro, con coraggio e tenacia ed è arrivata a vincere un riconoscimento importantissimo.

Che sia invaghita o meno di Bradley Cooper o che lui si sia innamorato di lei, questi sono solo i rumors dopo la loro emozionante esibizione, non importa. È lei come donna e artista che ha trionfato:

«Ho lavorato a lungo per tanto tempo e sapete una cosa, non si tratta di vincere. Ma si tratta di non arrendersi. Se avete un sogno, combattere per realizzarlo. Ci vuole disciplina per la passione. E non si tratta di quante volte siete state respinti, siete caduti o siete stati sconfitti. Si tratta di quante volte vi siete rialzati e siete stati coraggiosi ad andare avanti»

Un discorso di accettazione del premio da vera role model.

Questa 91’ edizione della notte degli Oscar entra però di diritto nella storia per un’altra ragione. Il 27,8% delle onorificenze è andato alle donne secondo l’elaborazione del magazine The Wrap. Un record. Mai così tante vincitrici prima d’ora. Sono 15 le artiste che hanno potuto stringere tra le mani l’ambita statuetta.

Ecco i loro nomi:

Ruth Carter premio per i costumi di “Black Panther”
Elisabeth Chai Vasarhelyi e Shannon Dill per il documentario “Free Solo” (premio condiviso con Jimmy Chin ed Evan Hayes)
Rayka Zehtabchi and Melissa Berton per il corto “Period. End of Sentence”
Kate Biscoe and Patricia DeHaney make-up e hairstyling per “Vice” (condiviso con Greg Cannon)
Domee Shi e Becky Neiman – Cobb per il corto d’animazione “Bao”
Hannah Beachler per la scenografia di “Black Panther” (condiviso con Jay Hart)
Jaime Ray Newman per “ Skin”(condiviso con Guy Nattiv)
Nina Hartstone editing sound per “Boehmian Rapsody” (condiviso con John Warhurst)
Lady Gaga per la miglior canzone “Shallow” del film “A Star is born” (condiviso con Mark Ronson, Anthony Rossomando and Andrew Wyatt)
Regina King attrice non protagonista per “If Beale Street Could Talk”
Olivia Colman attrice protagonista per “The Favourite”

Un bel passo in avanti rispetto all’anno scorso quando le vincitrici sono state solo sei.
Sheryl Sandberg, numero due di Facebook, ha dedicato un post alla cerimonia:

sheryl«Ruth Carter ha lavorato a più di 40 film prima di vincere per i migliori costumi per “Black Panther”. Hannah Beachler si è occupata della scenografia di tanti film prima di vincere. Regina King e Olivia Colman hanno recitato in decine di film, e Lady Gaga ha fatto musica da prima di finire il liceo. Ora sono tutti vincitrici del premio Oscar.
Loro – e molte delle donne straordinarie che hanno vinto gli oscar stasera – ci ricordano che il successo non arriva da un giorno all’altro, il duro lavoro parla da solo. Prima o poi il tempo dà loro ragione.
Complimenti alle donne fantastiche che ovunque lavorano così duramente per tanti anni».

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Olivia Colman

Una delle grandi sorprese di questa edizione degli Oscar è stata la statuetta per la miglior attrice a Olivia Colman che ha vinto per il ruolo della regina Anna di Inghilterra nel film “La Favorita” battendo Glenn Close alla settima nomination e zero Oscar all’attivo. Colman non aveva un discorso pronto, ma ha voluto ricordare i suoi duri inizi: «A ogni ragazzina che sta provando il suo discorso davanti alla televisione, non lo puoi sapere: io lavoravo come donna delle pulizie e amavo quel lavoro, ma ho passato un bel po’ di tempo a immaginarmi questo momento».

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Regina King

Previsioni rispettate per il premio per la miglior attrice non protagonista che è andato a Regina King che si era portata a casa anche il Golden Globe, proprio durante quella premiazione aveva pronunciato un potente discorso sulla parità di trattamento nel cinema affermando che d’ora in poi lavorerà con delle produzioni che prevedano la partecipazione delle donne al 50%.

Un Oscar è andato anche al documentario “Period. End of sentence” della regista Rayka Zehtabchi, sul tabù delle mestruazioni in India racconta la vita di una ragazza Sneh e delle altre sei donne, tutte tra i 18 e i 31 anni, che in una piccola fabbrica creata due anni fa dalla ong Action India produce assorbenti sanitari femminili. Il riconoscimento se lo è aggiudicato anche Domee Shii, regista classe ‘89, prima donna a scrivere dirigere una produzione della Pixar. «A tutte le ragazze nerd che si nascondono dietro i loro quaderni di schizzi, non abbiate paura di raccontare le vostre storie al mondo» ha detto durante il suo discorso.

Nonostante lo storico record nessuna donna quest’anno è stata menzionata nell’importante categoria di miglior regista. Nei 91 anni in cui sono stati assegnati i premi, solo cinque donne sono state nominate per questo prestigioso riconoscimento – e solo una, Kathryn Bigelow ha vinto la statuetta. Le donne sono l’1% dei nominati e dei vincitori in tutta la storia degli Oscar per questa categoria in cui quest’anno ha trionfato Alfonso Cuarón con “Roma”, film che ha una forte donna come protagonista.

È una statistica quella che riguarda le registe incredibilmente bassa, anche se si tiene conto del fatto che solo l’8% dei 250 film di Hollywood nel 2018 sono stati diretti da donne. «Nel 2017 – ricorda Claire Jenkis accademica dell’Università di Leicester che si occupa di studiare il mondo del cinema – l’America’s Equal Employment Opportunity Commission, che si occupa delle pari opportunità nel mondo del lavoro, ha riconosciuto che Hollywood è colpevole di discriminazione nei confronti delle donne, ma finora non ci sono stati cambiamenti significativi nel numero di donne che dirigono».

Secondo il rapporto “Inequality in 1.100 Popular Films”, che ha analizzato i primi 100 film dell’anno dal 2007 al 2017 per capire se ci sia stato un miglioramento per quanto riguarda la diversità, il mondo del cinema non è ancora sufficientemente inclusivo. Sono i dati a rivelarlo. In questi dieci anni presi in esame, su 48.757 personaggi protagonisti solo il 30,6% erano donne. I dati più recenti, quelli relativi al 2017, dicono che su un totale di 4.454 personaggi parlanti apparsi nei 100 film più importanti del 2017 il 68,2% erano uomini e il 31,8% donne. Sempre per il 2017 solo 19 storie sono state bilanciate in base rispetto al genere. Trentatré film hanno avuto una protagonista o una coprotagonista. Solo 4 erano di colore. Solo 5 le attrici che rappresentavano donne con più di 45 anni.

E anche per la diversità razziale ed etnica i numeri non sono confortanti: nel 2017 il 70,7% dei 4.444 personaggi era bianco, il 12,1% era nero, il 6,2% era ispanico, il 4,8% era asiatico, il 3,9% misto-razza, l’1,7% medio-orientale e meno dell’1% i personaggi identificati come nativi americani o nativi hawaiani.

black-panther-tchalla-posterLa diversità nei film dovrebbe essere un dato di fatto. Non è così, nonostante al botteghino un cast multiculturale premi. Come ha dimostrato “Black Panther”, il primo film di supereroi mainstream con un cast quasi interamente nero, che è diventato il primo film nel 2018 a raggiungere 1 miliardo di dollari di incasso in tutto il mondo.

In termini di inclusività LGBTQ, invece oltre il 99% dei personaggi nei film del 2017 è stato eterosessuale e cisgender. Inoltre solo il 2,5% aveva una disabilità.

Un altro studio pubblicato alla fine del 2018 e realizzato dalla Creative Artists Agency (CAA) e dalla società tecnologica Shift7, ha analizzato i 350 film di maggior successo pubblicati tra il 2014 e il 2017 e ha scoperto che il pubblico del cinema (composto dal 52% delle donne) non è poi così sessista come Hollywood fa pensare. Al contrario: l’analisi ha rivelato che i film con protagonisti femminili superano di gran lunga al botteghino quelli che hanno dei protagonisti maschili.

I film sono molto più che un mero intrattenimento. Il cinema è cultura, una registrazione storica della società contemporanea. È importante quindi che ci siano sempre più donne protagoniste e non c’entra solo il business.

«Se continuiamo a non icludere le donne in questa narrativa – scrive la giornalista Harriet Hall – ignoriamo i loro contributi e supportiamo una loro cancellazione dalla storia. Quando vediamo le donne apparire solo come personaggi secondari, diciamo al pubblico che le donne non hanno ruoli principali dentro o fuori dal grande schermo».

È tempo di far brillare le donne. Di raccontarle e di dare loro la possibilità di raccontare.