
“The Power of the Unpredictable” è il filo conduttore dell’edizione di quest’anno del WOBI, che invita leader e organizzazioni a trasformare l’incertezza in una leva strategica per innovare e generare valore. L’evento, che riunisce oltre 2.800 partecipanti da più di 700 aziende, per il 90% italiane, vede in platea un pubblico di alto profilo: 45% C-level, 34% director, 11% manager, a testimonianza del crescente interesse verso un nuovo modo di interpretare la leadership.
Gary Hamel: “Serve una rivoluzione nel management”
Ad aprire la 22ª edizione è Gary Hamel, docente alla London Business School e autore di Humanocracy, che richiama l’urgenza di superare la burocrazia per dare spazio a organizzazioni agili, sperimentali e meritocratiche.
Per Hamel, la vera partita si gioca sulla capacità di liberare l’intelligenza collettiva e rendere l’innovazione una competenza diffusa, non un esercizio delegato a pochi.
Ana Mazzeo: la leadership come autenticità
A guidare WOBI Italia è Ana Mazzeo, che sottolinea l’importanza di una leadership capace di esprimersi con autenticità e umanità—un’esigenza crescente soprattutto tra le nuove generazioni. Nei suoi 20 anni di esperienza nella squadra di WOBI Ana ha sperimentato anche quanto la leadership femminile si sia dimostrata più coraggiosa, anche nell’usare le proprie emozioni o nell’ammettere l’errore quando accade. Caratteristiche cruciali per guidare in tempi incerti.
Quella di WOBI è una leadership che si lascia ispirare dagli stessi speaker che ospita ogni anno in tutto il mondo, e considera la diversità un valore aggiunto, perché la multiculturalità delle 70 persone che formano il team a livello globale permette loro di calare il messaggio “better people, better company, better world” nel modo più adatto ai vari contesti culturali.
Brené Brown, il coraggio della vulnerabilità
Il nome più atteso della prima giornata di questa edizione del WOBI è quello della ricercatrice e consulente globale Brené Brown, che occupa il palco con la sua consueta abilità di arrivare con la sua sapienza alta, tagliente e diretta. Ricercatrice universitaria texana, una delle voci più autorevoli quando si parla di nuova leadership coraggiosa, autrice di best seller globali, protagonista di un ted talk sulla vulnerabilità ancora fra i più visti al mondo, Brown fonda la sua ricerca sui temi del coraggio, della vulnerabilità e della vergogna.
Sul palco di WOBI sottolinea quanto non esista coraggio senza vulnerabilità: è di leadership coraggiosa, che abbiamo bisogno. Ma cos’è la vulnerabilità se non l’esperienza di incertezza, di rischio e di esposizione che sta caratterizzando il nostro momento storico? Brown ha sfidato il pubblico a pensare ad un esempio di coraggio che potesse non essere connesso al rischio, e da qui ha sottolineato come sia necessario negoziare la vulnerabilità per poter arrivare a esprimere un grande coraggio.
Non è mancata anche una provocazione alla leadership reattiva evidentemente nota anche oltre oceano, che Brown assimila a quella texana, che lei conosce più direttamente, e dal palco informa il pubblico che spaventare, o fare paura, alle persone con questo fuoco reattivo non funziona, e lo spiega proprio a livello neuroscientifico.
La nuova leadership deve passare dallo stato di knower (chi sa) a learner (chi apprende). Una leadership capace di mostrarsi in divenire, che apprende e che chiede, non più una leadership che ha tutte le risposte. Una leadership capace di ascoltare le critiche costruttive, e che anzi, favorisce il contributo e anima il dialogo perché «chi ha il coraggio di contrastare il leader nelle sue scelte dimostra di tenerci più all’azienda che al proprio ego».
Brené Brown dedica poi un incontro riservato al HR executive club di Zeta Service ed è lì che esprime quanto sia fondamentale il momento per chi si occupa della funzione risorse umane, in questo contesto di incertezza e vulnerabilità delle aziende il ruolo di chi si occupa di persone e cultura è vitale.
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