Nessuno escluso, neanche le aziende. La violenza di genere abbraccia ogni ambito della società, compreso quello lavorativo. Consapevoli della responsabilità sociale connessa alla loro missione, sono sempre di più le imprese che attivano policy e organizzano campagne, iniziative e raccolte fondi in occasione del 25 novembre per contrastare la violenza di genere. Un fenomeno che culmina nei femminicidi ma che si nutre di violazioni quotidiane fatte di linguaggio discriminatorio, stereotipi e violenza economica.
La responsabilità sociale delle aziende
La violenza di genere entra in azienda in molti modi, essendo, a tutti gli effetti, uno dei più grandi limiti all’emancipazione femminile. Le donne che subiscono violenza domestica tendono ad avere un percorso di lavoro più farraginoso, a interrompere spesso l’attività professionale e a diventare fragili economicamente. Quando una donna tenta di lasciare un partner violento, per altro, il posto di lavoro diventa un luogo in cui l’aggressore può localizzarla e farle del male. Questo, genera insicurezza, ansia, stress. Secondo l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE), il costo della violenza di genere nell’UE, tenendo insieme tutte queste dimensioni, ammonta a 366 miliardi di euro all’anno. In questo contesto, le aziende possono e devono agire per il cambiamento.
Come dimostrato anche dai dati dell’ultimo “Osservatorio D” realizzato da SWG per Valore D, secondo più di due italiani su tre la violenza domestica influisce sulla sfera professionale. Il 62% del campione intervistato, ritiene che le aziende dovrebbero avere un ruolo più incisivo nel contrasto alla violenza domestica. Le donne, in particolare, richiedono che i datori di lavoro offrano supporto legale (46%) e assistenza psicologica (37%) alle vittime.
Per accompagnare le aziende nell’adozione di una policy contro la violenza di genere, Valore D ha presentato il progetto “Dal silenzio all’azione”: un documento nato dalla collaborazione con Una Nessuna Centomila, fondazione dedicata alla prevenzione e al contrasto della violenza sulle donne, che mira a fornire strumenti concreti per agire e fare rete. E in concomitanza all’iniziativa, è stato lanciato anche il vodcast “Scomodiamoci,” per comprendere meglio il fenomeno della violenza di genere, e una campagna digitale rivolta alle aziende con un kit per tutte le realtà che desiderano amplificare la propria azione di sensibilizzazione.
Motorola, in campo contro il revenge porn
Dal supporto psicologico ai programmi di sicurezza e gestione delle emergenze, ogni azienda può contribuire a creare ambienti di lavoro più sicuri e rispettosi in diversi modi. Motorola, in collaborazione con Telefono Rosa e con il contributo della Polizia di Stato, ha lanciato un progetto di education sull’uso responsabile dello smartphone, che si propone di ridurre il fenomeno del revenge porn, ovvero la diffusione illecita di contenuti sessualmente espliciti. Un fenomeno di cui sono vittime soprattutto le ragazze più giovani che spesso non sanno come comportarsi di fronte a situazioni di questo tipo.
La campagna, intitolata NonMiViolare, è partita da un’indagine realizzata da Nielsen su ragazzi e ragazze tra i 18 e i 27 anni. Dalla survey è emerso che 1 GenZ su 4 conosce una vittima di revenge porn, ma che la consapevolezza dei rischi legati alla condivisione di contenuti intimi non è così diffusa: il 50%, infatti, lo rifarebbe, nonostante le gravi conseguenze psicologiche e fisiche (senso di colpa, vergogna, depressione, isolamento e persino suicidio sono riconosciute da circa 2/3 dei GenZ). Preoccupa anche la scarsa propensione alla denuncia: meno della metà denuncerebbe se conoscesse la vittima, e solo un uomo su quattro se si trattasse di un estraneo. Il 95%, però, vuole acquisire maggiore consapevolezza sul tema e il 79% desidera informazioni su come proteggersi.
Per questo, è nato un booklet digitale che aiuterà i e le più giovani a comprendere cos’è il revenge porn, quali sono le sue implicazioni legali, fisiche e psicologiche, a prevenirlo e a reagire in caso di diffusione di immagini intime, indicando a chi rivolgersi e quali passi intraprendere per tutelarsi. Il progetto proseguirà nelle scuole ed è sostenuto anche da AC Monza, Pallacanestro Varese e UYBA Volley che sono scese in campo nelle partite di Serie A, lo scorso 10 novembre, riportando sulle maglie da gioco, il simbolo della campagna: un mirino dell’inquadratura di una fotocamera a significare che tutti/e possono essere vittime di questo reato e che non bisogna vergognarsene, ma denunciare e reagire.
Generali, tolleranza zero
Generali Italia è stata la prima compagnia assicurativa italiana a firmare il protocollo “Tolleranza Zero” contro qualsiasi forma di violenza o molestia, grazie alla collaborazione con le organizzazioni sindacali. Il protocollo, nato nell’ambito della Commissione pari opportunità aziendale, stabilisce una politica chiara di “Tolleranza Zero” contro le molestie e le violenze di genere, delineando non solo le condotte vietate ma anche le misure preventive, i processi di segnalazione e le modalità di gestione delle stesse con potenziali azioni disciplinari.
L’azienda si impegna a garantire un ambiente di lavoro etico e sicuro, inclusivo e rispettoso e a formare i/le dipendenti sul tema, perché la consapevolezza è il primo passo verso l’azione. Questo impegno riflette l’approccio sistemico della compagnia verso la lotta alla violenza di genere e, più in generale, la promozione della parità di genere, un aspetto che le ha permesso di posizionarsi al primo posto tra le aziende italiane nella classifica World’s Top Companies for Women stilata da Forbes, per l’impegno nell’attrarre e valorizzare i talenti femminili.
Inoltre, attraverso percorsi di formazione, iniziative di welfare aziendale, politiche di gender equality e programmi di empowerment femminile, la compagnia offre modelli di lavoro flessibili, sostiene la genitorialità condivisa e combatte attivamente ogni forma di discriminazione.
Coop, anche il silenzio parla
Un luogo popolare come il supermercato può diventare un amplificatore per diffondere la lotta alla violenza di genere con la campagna “Il silenzio parla” lanciata da Coop in collaborazione con l’associazione Differenza Donna che gestisce il 1522, il numero nazionale antiviolenza e stalking della Presidenza Consiglio dei ministri Dipartimento Pari Opportunità.
Oltre 800.000 pacchi di pasta si presentano in una veste completamente bianca, con un QR code da scansionare che rimanda a un podcast composto da sei storie vere raccolte dalle operatrici del 1522. Storie che danno voce agli uomini che hanno visto o vissuto varie forme di violenza, fino al femminicidio, con l’interpretazione di tre attori: Francesco Migliaccio, Edoardo Barbone e Giacomo Ferraù. C’è chi ha notato strani lividi sulle braccia di una collega; chi ha percepito i segni dei maltrattamenti sul volto della propria figlia; chi ha visto la propria mamma essere portata via per sempre da un marito violento o chi ha vissuto l’esperienza di incontrare un fisioterapista abusante all’interno di una palestra. Ai pacchi di pasta, si accompagna un invito ad agire: contattare il 1522 per denunciare situazioni di violenza subite o di cui si è a conoscenza.
Una call to action che è impressa sulle tabelle nutrizionali dei prodotti, sugli scontrini emessi dalle casse degli oltre 1000 punti vendita coinvolti nella campagna e sulle 44.000 shopper in tela a edizione limitata disegnate dalla fumettista attivista Anarkikka. Parte dei proventi raccolti dalla vendita della pasta e delle borse andranno a favore di molteplici associazioni ed enti locali che si occupano di accogliere e sostenere le donne vittime di violenza, promuovendo una cultura di riconoscimento e rispetto dei diritti umani.
Carrefour Italia, punti vendita sicuri
Sempre in ambito GDO, Carrefour Italia ha aderito al progetto “Punti Viola” di DonneXStrada per rendere i propri punti vendita luoghi sicuri, riconoscibili per chi è in difficoltà e dotati di personale formato contro la violenza di genere. Il progetto parte da 14 punti vendita a Milano, Roma, Torino e Bergamo, aperti h24 e particolarmente visibili o di riferimento per la comunità in cui sono inseriti. Inoltre, in occasione del 25 novembre, i punti vendita Carrefour sostengono il progetto Stand UP di L’Oreal Paris, un’attività di sensibilizzazione e presa consapevolezza contro le molestie nei luoghi pubblici. Infine, fino al primo dicembre si potranno acquistare i ciclamini “Carrefour per Lei” con cui contribuire al progetto Spazio Donna di WeWorld, con cui nelle precedenti edizioni Carrefour ha già aiutato oltre 560 donne e 200 bambini vittime di violenza.
Nespresso, “Ma dai, era solo una battuta”
Anche le micro-aggressioni sono una forma di violenza di genere. Parliamo di espressioni verbali, atteggiamenti e comportamenti che comunicano messaggi ostili ma che sono spesso difficili da riconoscere e arginare. Nespresso ha condotto un’indagine sulla comunità di LinkedIn scoprendo che il 62% di chi ha risposto è stato o stata vittima di micro-aggressioni, il 70% ha assistito almeno una volta a un messaggio aggressivo e per più di 1 persona su 4 questo ha significato provare disagio e rabbia.
Per arginare il fenomeno, l’azienda ha stilato un vocabolario condiviso che aiuta a leggere le situazioni in maniera chiara e decidere come reagire, con 23 tipologie di discriminazioni e micro-aggressioni verbali, descritte in modo semplice ed accessibile. Affinché nessuna debba più dire “Ma dai, era solo una battuta”.
Inoltre, per amplificare il messaggio antiviolenza, anche Nespresso ha scelto di riportare sui suoi scontrini il QRcode che rimanda al 1522 e in occasione del 25 novembre, tutte le persone che lavorano nelle boutique del marchio indosseranno una spilla con fiocco rosso.
Terna, un’academy per il linguaggio inclusivo
Insiste sulla comunicazione anche il progetto di Terna con un programma formativo sul linguaggio inclusivo e sull’uso consapevole delle parole rivolto alla popolazione aziendale. Attraverso attività di formazione d’aula, pillole formative digitali e Academy Talks, il programma promuove un linguaggio orientato al rispetto e per rafforzare la rilevanza del percorso formativo, i livelli di partecipazione sono stati inseriti tra gli obiettivi del Piano ESG e del Piano strategico della Parità di Genere. Inoltre, per ogni persona in azienda, compresi i dirigenti, il superamento di un test di apprendimento è collegato alla valutazione positiva delle performance e a un relativo bonus aziendale.
A questo, si aggiungono altre iniziative come la collaborazione con Sistech, associazione europea no-profit che promuove l’accesso delle donne rifugiate al mondo del lavoro digital e tech, con cui Terna ha messo a disposizione 9 borse di studio in ambito STEM per donne comprese tra i 24 e i 54 anni, con l’obiettivo di favorire l’inclusione lavorativa e l’indipendenza economica attraverso la riqualificazione delle competenze. Infine, anche Terna sostiene l’associazione DonneXStrada al fine di migliorare la sicurezza esterna grazie all’attivazione dei “punti viola”.
Enilive, consapevolezza in strada
Enilive, sempre in collaborazione con l’associazione non profit DonneXStrada, sta contribuendo a diffondere attraverso la rete delle stazioni di servizio “Ti riguarda! Una guida pratica contro la violenza di genere”. Il documento indica a quali contatti rivolgersi in caso di necessità o emergenza e come procedere dal punto di vista psicologico, legale e medico. È disponibile tramite QRcode sui terminali digitali di oltre 3.000 stazioni di servizio e sui banconi degli Eni Cafè ed è oggetto anche di una campagna trasmessa radiofonicamente su Radio Enilive Station.
La collaborazione con DonneXStrada prevedere una formazione per i gestori delle stazioni di servizio affinchè possano riconoscere, prevenire e contrastare episodi di violenza di genere. Del percorso di formazione, che si concluderà a marzo 2025, hanno già fruito circa 1.000 gestori.
Alexa, rompere il silenzio
Anche una tecnologia come Amazon Alexa è scesa in campo per combattere la violenza contro le donne. Dal 18 al 29 novembre, alla richiesta “Alexa, rompi il silenzio”, corrisponderanno una una serie di contenuti inediti, realizzati dalla Dottoressa Stefania Andreoli, psicoterapeuta, scrittrice, divulgatrice scientifica e opinion leader con oltre 20 anni di esperienza clinica. Obiettivo: contribuire ad educare e sensibilizzare la popolazione, portando direttamente nelle case delle e degli italiani una riflessione autorevole sul tema. I contenuti realizzati dalla psicoterapeuta spaziano, infatti, dalla prevenzione al riconoscimento dei segnali di allarme, fino alle risorse disponibili per chi si trova in situazioni di pericolo.
«Dialogare a due voci con Amazon Alexa, offrendo le mie competenze al servizio della prevenzione della violenza di genere, ha significato far passare sotto le porte dei messaggi che per la loro importanza dovrebbero abitare in ogni casa, raggiungendo gli utenti proprio là dove dovrebbero sentirsi più al sicuro, anche se non sempre è così» – ha commentato Andreoli.
Pomellato, la libertà passa dall’indipendenza economica
Potenziare l’educazione finanziaria, favorire l’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole e promuovere la sostenibilità sociale nelle aziende. Queste le riflessioni emerse durante l’evento organizzato da Pomellato in collaborazione con CADMI, Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate, lo scorso 19 novembre al Teatro Manzoni di Milano. Una serata a cui hanno partecipato oltre 500 persone per riflettere sul fenomeno dilagante della violenza: secondo i dati del Tribunale di Milano, il 90% dei reati di genere è commesso da uomini, di cui il 51% ha tra i 18 e i 41 anni.
Un fenomeno dettato da tre ragioni principali: una cornice culturale che non condanna abbastanza la violenza, un modello familiare che perpetua la subordinazione femminile e una carenza nella prevenzione primaria che non trasmette ai giovani l’importanza di riconoscere la fragilità maschile e di rispettare le diversità di genere. «Troppo spesso noi uomini ci defiliamo pensando ‘io sono rispettoso, non sono violento”. Ma non è così. Come uomini dobbiamo essere protagonisti attivi nel creare una contaminazione positiva, perché solo attraverso l’impegno di ciascuno potremo costruire una vera cultura del rispetto» – ha sottolineato il magistrato Fabio Roia, presidente del Tribunale di Milano.
Pomellato ha annunciato una collaborazione strategica con Università Bocconi che porterà a una ricerca sulla violenza economica, i cui risultati saranno presentati nel novembre 2025. «Inoltre, con la partnership consolidata con CADMI, organizziamo le “giornate della parola” ovvero momenti di dialogo aperto che favoriscono un’espressione più libera e una comunicazione circolare. Iniziative che si traducono in azioni concrete come sistemi di supporto pragmatici, assistenza legale ed economica e permessi lavorativi specifici per permettere alle persone di ricostruire la propria vita, quando necessario» ha spiegato Sabina Belli, ceo del Gruppo Pomellato.
BPER Banca, insieme per le donne
Si concentra sul tema dell’indipendenza economica anche BPER Banca che ha lanciato fino al 30 novembre una raccolta fondi a favore dell’associazione D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza con l’obiettivo di supportare le donne accolte nei centri antiviolenza e nelle case rifugio, molte delle quali prive di risorse economiche. Secondo i dati di D.i.Re, il 34,6% delle donne che accedono ai loro centri ha subito violenza economica, una forma di controllo che ostacola la capacità di autodeterminarsi e di costruire un futuro indipendente.
L’iniziativa è affiancata da un vademecum “Insieme contro la violenza economica”, disponibile sul sito istituzionale.bper.it e tramite QR code nelle filiali della Banca, che fornisce indicazioni utili per riconoscere, affrontare e prevenire la violenza economica. Questo strumento rappresenta un supporto fondamentale per acquisire maggiore consapevolezza e autonomia nell’utilizzo dei servizi bancari. Inoltre, tutti i dipendenti e le dipendenti del Gruppo BPER sono stati coinvolti in una serie di attività di sensibilizzazione, divulgazione e formazione, in particolare in percorsi di empowerment e valorizzazione di profili femminili di leadership.
WINDTRE, 113 donne aiutate a uscire da contesti di violenza
Oltre 650 contatti telefonici e 113 donne supportate dal punto di vista legale e psicologico per aiutarle a uscire da contesti di violenza. Questo il bilancio dei primi 18 mesi di attività del Centro Antiviolenza “S.O.S. LEI” del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, nato grazie alla partnership fra WINDTRE, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Associazione Assolei. Ai numerosi casi di violenza fisica, psicologica o verbale, si accompagnano anche fenomeni di violenza digitale e stalking (7%) e di violenza economica (5%).
L’accesso al Centro è consentito grazie a un ingresso riservato all’esterno del Pronto Soccorso del Policlinico Gemelli, ed è disponibile per tutte le donne vittime di violenza a cui viene quotidianamente garantita accoglienza in totale riservatezza. Il Centro è aperto il lunedì mattina dalle 09:30 alle 12:30 e il mercoledì pomeriggio dalle 14:00 alle 17:00 con una reperibilità telefonica h24 al numero 320.346.4044 raggiungibile anche tramite messaggio SMS e WhatsApp. Per gli altri giorni della settimana l’accoglienza e i colloqui sono garantiti presso le altre sedi di Assolei.
Per rafforzare ed estendere il proprio impegno, tra dicembre 2024 e gennaio 2025, WINDTRE sarà presente anche in alcune scuole superiori d’Italia con un nuovo progetto per il contrasto al bullismo e alla violenza digitale. Un progetto che porterà avanti con ‘Ma Basta’, movimento ideato da studenti per arginare proprio questo fenomeno
Vodafone, rinascere, oltre la violenza
Azadeh, Beatrice, Laura, Marina, quattro donne sopravvissute al femminicidio, sono protagoniste della mostra fotogiornalistica “Rinate – Oltre il femminicidio” di Stefania Prandi presentata dall’associazione Rea, Reagire alla Violenza in collaborazione con Fondazione Vodafone e Fondazione Media Literacy.
Attraverso i ritratti di queste donne, le foto di oggetti e le loro parole, si sviluppa il racconto dei meccanismi della violenza maschile. La mostra, che ha già fatto tappa in 10 scuole secondarie di primo e secondo grado tra Calabria, Puglia, Lazio, Emilia-Romagna, Piemonte e Lombardia, arriva ora al Parlamento Europeo, ed è parte integrante di un progetto per l’individuazione e il superamento degli stereotipi negativi e delle giustificazioni dirette o indirette delle violenze di genere.
Mondadori, in piedi contro la violenza
Ha scelto il linguaggio dell’arte anche Mondadori con un’installazione curata dal fotografo Nicola Ughi e dal regista Tommaso Casigliani, visibile dal 18 al 25 novembre a Palazzo Niemeyer. 100 sedie rosse sfilano una accanto all’altra, a simboleggiare l’urgenza di un impegno collettivo, mentre una sola sedia è aperta, in piedi, emblema di forza e resistenza, circondata da sedie chiuse e “abbattute”, come tributo a tutte coloro che lottano quotidianamente contro la violenza.
Il progetto di sensibilizzazione #InPiediControLaViolenza si estende anche all’illuminazione di Palazzo Mondadori, i cui archi si tingono di rosso in segno di solidarietà. La promozione di una cultura basata sul rispetto e sulla parità è stata al centro anche dell’incontro “Convinzioni e micro aggressioni. Tra bias e intelligenza artificiale”, tenutosi il 21 novembre e dedicato a dipendenti, collaboratrici e collaboratori.
Astra Make-Up, bellezza e libertà
Con la consapevolezza che la libertà passa anche dall’espressione di sé a livello estetico, il beauty brand Astra Make-Up ha scelto di sostenere Libera…mente Donna ets, associazione impegnata sul territorio umbro per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere, con una donazione che contribuirà alla realizzazione di progetti volti a promuove il diritto di donne e minori a una vita senza violenza e a eliminare gli stereotipi legati al ruolo della donna nella società. Il tutto, con la presentazione di un prodotto virtuale: “un primer transfemminista” che contiene tutti gli elementi fondamentali per sensibilizzare al rispetto e all’educazione sentimentale. Tra gli ingredienti: consapevolezza, coraggio e indipendenza.
Amref, EmpowHER
Amref, da oltre 60 anni impegnata nell’empowerment femminile attraverso un approccio che interviene contemporaneamente su diverse aree tematiche (salute sessuale e riproduttiva, salute materna, corretta alimentazione, lotta ad ogni forma di violenza sulle donne, promozione delle opportunità economiche, promozione dei diritti e della partecipazione politica) ha lanciato, il 21 novembre, la II edizione di “EmpowHER. Alliance”, una rete di donne impegnate per le donne. La rete, di cui fanno parte diverse esponenti del mondo delle grandi, medie e piccole imprese, e non solo, porta al centro del dibattito le testimonianze di giovani donne che contrastano la violenza in Africa e in Italia.
Invitalia, sostegno alle imprese femminili
Contrastare la violenza di genere significa anche supportare le donne che vogliono fare impresa e che proprio attraverso l’impresa supportano le vittime di violenza. È il caso di due realtà finanziate da Invitalia: Progetto Quid, onlus fondata da Anna Fiscale e Ludovico Mantoan, che mette insieme sostenibilità ed etica nel mondo della moda; e Vesti Solidale, cooperativa sociale che ha creato a Rho (Milano) il più grande impianto di recupero tessile del Nord Italia. La prima è una realtà che coinvolge 120 persone che creano capi d’abbigliamento e accessori in edizione limitata: per il 90% sono donne, nel 70% dei casi ex detenute, tossicodipendenti o vittime di violenza con un passato spesso difficile da dimenticare. Anche la seconda realtà coinvolge persone in difficoltà, tra cui molte donne, impiegandole nella filiera tessile, della gestione dei resi, degli invenduti e dei prodotti fallati e da recuperare. L’hub seleziona e igienizza i materiali per il riutilizzo nei negozi che vendono capi di abbigliamento di seconda mano. Entrambe le imprese sono state finanziate da Italia Economia Sociale, incentivo del ministero delle Imprese e del Made in Italy: Progetto Quid con oltre 400mila euro e Vesti Solidale con 2,1 milioni di finanziamento agevolato.
Il sostegno all’empowerment femminile e il contrasto alle discriminazioni di genere, del resto, sono una priorità trasversale del Pnrr, con un fondo da 400 milioni. Promosso dal Mimit e avviato da Invitalia è anche il programma Imprenditoria femminile che prevede tre linee di intervento con attività di orientamento, formazione e diffusione delle professioni Stem. Nell’ambito di questa misura sono stati istituiti 10 premi di laurea e 5 borse di studio in memoria di Giulia Cecchettin per le studentesse di ingegneria biomedica dell’Università di Padova.
Nella stessa direzione di incoraggiare le donne sui percorsi Stem vanno il progetto Cod(H)er, in partnership con Generation Italy, che punta a formare e accompagnare al lavoro 50 giovani donne, neet, disoccupate o inoccupate tra i 18 e i 29 anni, nelle regioni del Sud, e il percorso di accelerazione Life, in partnership con la Fondazione Emblema, dedicato alle startup innovative che sviluppano o vogliono sviluppare soluzioni ad alto contenuto tecnologico, con una compagine composta almeno per il 50% da donne di qualunque età e nazionalità.
Invitalia, che quest’anno ha azzerato il gender pay gap, solo nel 2023 ha sostenuto 4.200 nuove imprese, di cui circa il 40% formate da imprenditrici.
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