Edilizia, nei cantieri ancora solo una donna ogni 10 addetti

Nei cantieri le donne sono meno di una ogni dieci addetti. Il settore resta ancora a prevalenza maschile e la percentuale femminile rimane risicata. L’intera filiera dell’edilizia conta il 12% di lavoratrici donne e solo il 7% considerando le aziende direttamente operative in cantiere. Eppure parliamo di un settore particolarmente trainante per l’economia: nel 2021-2022 l’edilizia ha infatti contribuito a circa un terzo della crescita del Pil (+12,3%), dato che sale al 50% se si considera anche tutta la sua filiera, come indicato dai dati dell’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni dell’Ance-Associazione nazionale costruttori edili.

E proprio per questa evoluzione positiva cresce anche l’occupazione del comparto: secondo i dati delle Casse edili si registra un aumento del numero di ore lavorate del +0,9% e dei lavoratori iscritti del +2,9%, nei primi nove mesi del 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022. E proprio l’espansione dell’occupazione in questa industria è un’altra delle occasioni perse per le donne in Italia per entrare nel mondo del lavoro.

Se è pur vero, infatti, che il settore nell’immaginario è legato ad uno sforzo fisico, è altresì vero che il ventaglio di professioni legate all’edilizia si sta via via ampliando grazie a due diverse spinte, quella della digitalizzazione e quella della sostenibilità. Due ambiti che possono offrire la possibilità a uomini e donne di svolgere le stesse attività professionali in condizioni di parità di diritti e opportunità.

Più studentesse nei corsi di settore

L’interesse delle donne verso l’edilizia e i cantieri, sembra effettivamente crescere: secondo i dati forniti da Formedil, l’ente unico di formazione e sicurezza per il settore edile (riferiti al 2022), le studentesse iscritte ai corsi di formazione in Italia sono state 9.004 (nel 2020 erano 4.007) e rappresentano il 32% di tutti gli iscritti ai corsi di formazione delle scuole edili. In particolare sono aumentate le donne iscritte ai corsi per operaie, passate da 700 nel 2020 a 1.574 nel 2022. Nel dettaglio, inoltre, eerge come le donne seguano soprattutto i corsi sulla formazione per la sicurezza, sia per le operaie sia per le tecniche, ma cresce anche il numero di allieve che hanno preso parte ai percorsi di alternanza scuola-lavoro.

Per altro il tema di un maggiore coinvolgimento della componente femminile della forza lavoro in questa industria non è solo italiano. Già nel 2017 l’Unione Europea lanciava il progetto triennale Women Can Build, un’iniziativa per promuovere la parità di genere nel settore delle costruzioni, sensibilizzando anzitutto le ragazze verso le professioni edili, e promuovendo l’inserimento di figure altamente specializzate, soprattutto nell’edilizia green, nella riqualificazione, nel riuso dei materiali e nel rispetto della normativa sul consumo del suolo.

Le sfide di un settore non ancora paritario

Abbattere i pregiudizi dei colleghi uomini, sostenere una nuova cultura di allestimento del cantiere, promuovere l’ideazione di equipaggiamenti ad hoc, favorire l’avanzamento di carriera: certamente le sfide che vanno affrontate per promuovere la parità di genere nei cantieri sono molteplici e diversificate, ma a pensarci non sarà stato tanto diverso accogliere le donne nei corpi militari e nelle forze dell’ordine. Quando un settore è a prevalenza maschile, è necessario lavorare su più fronti per sradicare i pregiudizi e agevolare il cammino verso la parità.

«Credo che l’aspetto fondamentale per una donna che voglia affermarsi dal punto di vista lavorativo, sia quello di rivendicare il potere della propria parola, che deriva dal riconoscimento della propria statura professionale» racconta Daria Berni, project manager Gse Italia, player dell’edilizia industriale a livello globale. «In una mia precedente esperienza professionale, mi capitava di trovarmi in riunioni in cui ero l’unica donna e l’unica a essere chiamata per nome e cognome, mentre tutti gli altri erano presentati con il loro titolo. Abituarsi ad atteggiamenti svilenti come questo può portare una donna a non esprimersi e a dimenticare di avere una voce».

Certo non spetta solo alle donne combattere per conservare la fiducia in se stesse. Quanto è importante che l’ambiente circostante sia aperto e capace di accogliere la presenza femminile? Moltissimo, se consideriamo che, quando si parla di donne e materie scientifiche, solo il 23% dei laureati italiani in materie Stem è donna; percentuale che si alza al 59% se prendiamo in considerazione il numero totale di laureati.

A questo proposito, Sofia Lamberti, responsabile quality system manager Gse Italia afferma: «Sono convinta che questi dati siano spiegati dal fatto che esistono ancora troppi preconcetti riguardo ai ‘lavori da uomo’ e ai ‘lavori da donna’. Per superare questa situazione penso sia fondamentale puntare sulle nuove generazioni in modo concreto. Per esempio, mi piacerebbe andare nelle scuole per condividere la mia esperienza e dimostrare che per una donna è possibile coordinare un team di 60 uomini, persino in ambito edile. È importante lavorare sulla consapevolezza delle giovani ragazze, offrendo esempi positivi e incoraggiandole a perseguire i propri obiettivi senza lasciarsi condizionare dai retaggi culturali».

Donne ai vertici

Elena Lovera, presidente Formedil

Retaggi culturali che sono già sotto scacco: a capo di Ance, l’associazione nazionale costruttori edili, c’è una donna, Federica Brancaccio; la presidente di Federcostruzioni è Paola Marone; Regina De Albertis è la presidente di Assimpredil Ance; Angelica Krystle Donatiè la presidente di Ance Giovani, mentre la presidente di Formedil è Elena Lovera.

Proprio quest’ultima lo scorso marzo agli Stati generali della formazione e della sicurezza in cantiere ha affermato: «L’edilizia è un lavoro che possono fare tutti. Di certo ci sono alcune caratteristiche femminili che lo rendono particolarmente adatto. Come la creatività: in edilizia si parte con un progetto orizzontale e bidimensionale per poi trasformarlo in un qualcosa che possiamo definire come la quarta dimensione, vale a dire la durata nel tempo. Questo, lo dico da donna, mi sembra un aspetto adatto all’emisfero femminile».

Di certo è vero che mai come oggi nel settore si sono aperte delle brecce per una edilizia moderna e qualificata, innovativa e tecnologica, sostenibile, sicura e per questo inclusiva. Ripensare le città, rigenerare i centri storici, progettare e costruire gli spazi del domani sono azioni in cui la mente e le mani delle donne possono davvero fare la differenza.

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