Migranti, ad Acquaformosa l’accoglienza è di casa e genera valore economico

Può un progetto di accoglienza generare valore per un territorio, creare nuove risorse economiche e allo stesso tempo creare una osmosi di culture e idiomi? La risposta è sì e non bisogna andare molto lontano per toccare con mano questa realtà: il piccolo miracolo, sociale ed economico, avviene ogni giorno in un paese della Calabria, in provincia di Cosenza. Acquaformosa è un piccolo centro italo-albanese (arbëreshe) che ad oggi conta 990 abitanti e dove ancora oggi viene correntemente parlato l’albanese. Qui dal 2010 l’associazione “Don Vincenzo Matrangolo” è impegnata nei progetti di accoglienza e di inclusione dei richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale. La visione lungimirante è da attribuire all’ex sindaco di Acquaformosa e presidente dell’associazione, Giovanni Manoccio, che non ha dimenticato il fenomeno migratorio che nel XV secolo aveva visto protagonista proprio la popolazione albanese che dall’Albania, dall’Epiro e dalla Morea si sono spostate verso l’Italia meridionale.

Al fianco dei rifugiati, in difesa dei loro diritti civili

Gli scopi primari dell’associazione sono l’assistenza ai migranti per la tutela e la realizzazione dei loro diritti civili; lo scambio interculturale tra soggetti provenienti da diversi contesti socio-culturali e la prevenzione e il contrasto di ogni forma di discriminazione e intolleranza, in particolare, nei confronti dei migranti e dei rifugiati. A questo si aggiunge il sostegno, l’accoglienza e la tutela dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo e profughi di guerra al fine di favorire il loro inserimento all’interno della Stato di approdo. L’associazione ha dato vita a un centro multiculturale volto a favorire l’integrazione fra italiani e migrati, oltre che offrire servizi di mediazione culturale e interpretariato. Nel 2010 fu proprio l’allora sindaco di Acquaformosa ad accogliere la prima famiglia di origine africana: marito e moglie, quest’ultima incinta. Da lì a poco sarebbe nato il loro primo figlio che i genitori decisero di chiamare proprio Giovanni, in segno di riconoscimento di chi gli salvò la vita. La famiglia, che nel corso degli anni si è andata via via allargando, vive ancora oggi ad Acquaformosa, perfettamente integrata con il resto della cittadinanza.

Il sistema Sprar e la valorizzazione delle risorse territoriali

Sin dai suoi primi anni di vita l’associazione Don Vincenzo Matrangolo decide di entrare a far parte del sistema Sprar. Si tratta del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, costituito dalla rete degli enti locali che per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. A livello territoriale gli enti locali garantiscono interventi di “accoglienza integrata” che superano la sola distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo in modo complementare anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico. In parallelo l’associazione ha da sempre perseguito lo scopo di dare vita ad uno sviluppo eco compatibile attraverso la valorizzazione delle risorse del territorio. Una scelta dettata dalla  posizione geografica in cui si trova il comune di Acquaformosa: nel cuore del Parco Nazionale del Pollino.

Manoccio, in 13 anni accolte oltre 290 famiglie

Quella di Acquaformosa, ha spiegato il presidente, Giovanni Manoccio, è «un’esperienza che ormai dura da 13 anni e che ha accolto oltre 290 famiglie e circa 450 persone provenienti da 4 continenti e da oltre 70 nazioni». Si tratta, ha precisa l’ex primo cittadino del comune calabrese, «del secondo progetto nato in provincia di Cosenza e che ha destato, fin dall’inizio, molte curiosità da parte sia delle istituzioni che del mondo universitario e di tantissime associazioni internazionali, con i quali sono state sottoscritte molteplici convenzioni e protocolli d’intesa. Il progetto di Acquaformosa è stato presentato nell’aula Aldo Moro del Parlamento europeo cosi come nel festival del Granducato di Lussemburgo e nella sede dell’Unesco a Parigi, cosi come nell’Università della Calabria e alla Sapienza di Roma». Manoccio non ha dubbi: «Quella di Acquaformosa è da considerarsi una  best practice in quanto è stato replicato in vari paesi della provincia di Cosenza soprattutto di origine Arbëreshe».

Grazie all’accoglienza salvate le scuole e creati posti di lavoro

Lo spopolamento che da sempre caratterizza i territori del Meridione, rischiava di dare vita a una vera e propria desertificazione del comune di Acquaformosa. Un fenomeno che avrebbe compromesso l’intero plesso scolastico con la chiusura delle scuole (sia primarie che secondarie). Il progetto di accoglienza ha fatto si che ciò non accadesse. «Oggi – dice Manoccio – nelle scuole dell’obbligo sono iscritti 12 bambini stranieri su un totale di 41 più altri 3 alle scuole materne su un totale di 12». Inoltre «mentre la popolazione è diminuita, passando da 1105 del 2011 a 990 del 2023, il progetto ha rallentato gli indici di spopolamento rispetto a quelli delle zone circostanti e dell’intera Calabria. Infatti mentre ad Acquaformosa percentuale è del 10%  nei  paesi confinanti si passa dalla  percentuale del 26% di San Donato di Ninea al 21% del comune di Lungro».  Per quanto riguarda la popolazione straniera «siamo passati dal 2% del 2011 al 10,6% del 2022. Questo è stato reso possibile grazie al fatto che sette famiglie, precedentemente ospitate all’interno dei nostri progetti,  hanno deciso di rimanere in Paese». Il lavoro dell’associazione ha contribuito anche a un miglioramento occupazionale ed economico finanziario del paese: «Oggi – spiega il presidente – nel progetto di Acquaformosa lavorano 20 persone tra professionisti e semplici operatori. Ci sono 15 appartamenti affittati per l’accoglienza dei migranti e gli ospiti mantengono e rafforzano il sistema commerciale, tant’è che dal 2011 gli esercizi commerciali sono incrementati. L’esempio di Acquaformosa è quello di un’economia sociale che avviene attraverso la  redistribuzione delle risorse nazionali, che rimane al 90%  nel territorio stesso. Oggi – conclude Manoccio – l’associazione è diventata la prima azienda del comprensorio, avendo chiuso il bilancio 2022 con oltre 3 milioni di euro  di attività».

Il festival delle migrazioni

Tra le iniziative messe in campo dall’associazione, c’è il Festival delle Migrazioni: una settimana dedicata a incontri, scambi, formazione, musica, approfondimenti, mostre, rassegne cinematografiche e culturali che diventano la base di un confronto attivo con uomini e donne migranti, e per il loro tramite, con le loro storie e competenze.  L’iniziativa, che quest’anno arriverà alla sua tredicesima edizione, «pur trattenendo a sé la sua dimensione di festa, ha nelle sue intenzioni dichiarate di essere e divenire strumento di crescita oltre che di aggregazione sociale», spiega Manoccio. «Un Festival che con i suoi ritmi, melodie e magie concorre a creare quegli spazi cerniera necessari a chiudere gli strappi sociali adoperati contro uomini e donne che cercano riparo da condizioni di vita sempre più rarefatte e dall’agire inconsapevole di un sistema globale reso sempre più discriminante». Quest’anno il festival si svolgerà dal 22 al 30 agosto e come accaduto in passato sarà una edizione itinerante: toccherà infatti tutti i paesi calabresi di origine albanese che rientrano nella provincia di Cosenza.

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