Quote rosa, svolta storica in India: alle donne il 33% dei seggi

Photo: UN Women/Gaganjit Singh Chandok

Il 33% dei seggi alle donne. Il 21 settembre 2023 è una data che resterà nella storia dell’India, il secondo Paese al mondo ad aver avuto una premier al comando, Indira Gandhi, nel 1980: dopo sei tentativi andati a vuoto a partire dal 1996, durante la sessione parlamentare straordinaria convocata dal 18 al 22 settembre, la Camera alta e poi la Camera bassa hanno approvato il Nari Shakti Vandan Adhiniyam, la legge sulla rappresentanza che riserva alle donne un terzo dei posti nella Camera bassa e nelle 28 assemblee legislative statali, dalla cui metà ora dovrà ottenere il via libera. La quota si applica anche ai seggi riservati ai gruppi emarginati, le cosiddette Scheduled Castes, o Dalit, e Scheduled Tribes. “Un’ora storica, un momento cruciale nel viaggio democratico del nostro Paese”, ha salutato il provvedimento il premier indiano Narendra Modi.

Il plauso delle Nazioni Unite

Il varo del provvedimento è stato accolto con soddisfazione dall’Alto Commissario Onu per i diritti umani, Volker Turk, che ha invitato i parlamentari di tutto il mondo a imitare l’esempio indiano adottando le misure legislative necessarie, quote comprese, per garantire che la voce delle donne “sia al centro del discorso politico delle loro nazioni, in piena parità con gli altri”. “Questo disegno di legge storico – ha aggiunto la portavoce dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Ravina Shamdasaniconsoliderà anche costituzionalmente la rappresentanza delle donne in Parlamento e rappresenterà una mossa trasformativa nel sostenere il diritto alla partecipazione delle donne e all’uguaglianza di genere in India”.

L’incognita dei tempi di attuazione

L’Alto Commissario, oltre a sollecitare il “rapido sostegno” dei 28 Stati indiani, ha invitato il Governo Modi ad attuare il nuovo sistema il prima possibile. Perché, come ha spiegato la ministra delle Finanze, Nirmala Sitharaman, la nuova legge non entrerà subito in vigore: occorre prima aspettare la conclusione del nuovo censimento della popolazione, necessario per rivedere le circoscrizioni. L’ultimo risale al 2011 e si prevede che il Paese non riuscirà a ridisegnare i seggi prima della fine del decennio. È dunque alle elezioni del 2029 (e non a quelle in programma a maggio 2024) che si guarda come la tornata più probabile per l’applicazione delle quote.

I numeri delle donne in India

Indira Gandhi non ha fatto scuola. Mai più nessuna donna è stata premier e appena in 15 hanno ricoperto il ruolo di ministro, anche se l’India ha avuto due presidenti donna: Pratibha Devisingh Patil, nel 1934, e Droupadi Murmu nel 2022, la prima ad avere origini tribali. Anche la presenza delle donne nelle istituzioni legislative del Paese è rimasta debole: oggi sono 82 su 550, circa il 15%, nella Camera bassa, mentre sono appena 31 su 250 (il 12%) nella Camera alta. Non stupisce che la più grande democrazia al mondo, per quantità di popolazione, sia al 127° posto su 146 nell’ultimo Global Gender Gap Report del World Economic Forum, migliorata sì di otto posizioni rispetto al 2022, ma quasi esclusivamente per i progressi sul fronte dell’istruzione.

I partiti si contendono la paternità della legge

La novità assoluta è che tutti i partiti si stanno contendendo la paternità della legge. Il motivo è presto detto: le donne rappresentano ormai quasi la metà dei 950 milioni di elettori registrato in India, un numero cresciuto a ogni elezione negli ultimi vent’anni. Il loro voto fa gola. Il premier Modi e il suo Bjp, partito della destra nazionalista indù, cercano di ampliare il consenso in vista delle elezioni del prossimo anno. Sonia Gandhi, leader del Congresso nazionale indiano, il principale partito di opposizione, ha aperto il dibattito in Parlamento rivendicando il provvedimento come “nostro”. “Il contributo delle politiche indiane alla storia dello sviluppo del Paese – ha affermato – è spesso dimenticato. Donne come Sarojini Naidu e Sucheta Kripalani hanno speso la vita perché l’India immaginata dal Mahatma Gandhi e da Babasaheb Ambedkar diventasse realtà”. La speranza è una: che le quote permettano un’iniezione di empowerment femminile. A tutto beneficio della democrazia.

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