Oltre 20mila donne accolte, di cui 14mila per la prima volta. La metà ha tra i 30 ei 49 anni, oltre 1.600 le donne con oltre 60 anni. Si tratta di donne prevalentemente italiane, un 30% è di origine straniera. E’ la fotografia – che si conferma nel tempo – delle donne accolte nel 2022 dalla rete nazionale dei centri antiviolenza D.i.Re – Donne in rete contro la violenza, che raccoglie 80 organizzazioni con 105 strutture. Resta alta, ancora troppo alta, la percentuale delle donne che decide di non denunciare (solo il 27% arriva alla denuncia), un segnale allarmante di sfiducia nella capacità di protezione e azione delle istituzioni.
“I Centri antiviolenza continuano a essere punto di riferimento fondamentale per migliaia di donne che decidono di intraprendere il loro percorso di uscita dalla violenza, in Italia” ha dichiarato Antonella Veltri, presidente D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza. “Il lavoro è continuo, anche se l’attenzione delle istituzioni preposte si concentra su azioni securitarie pressoché inutili e sull’incremento dei fondi ai Centri per uomini maltrattanti. Questa scelta ci lascia ancora più perplesse, soprattutto dopo gli ultimi, tragici, fatti di cronaca, mentre i fondi per i centri antiviolenza continuano ad essere scarsi e irregolari. Abbiamo bisogno del sostegno di tutte e tutti per continuare a lavorare per la libertà delle donne e per una società più equa” conclude la presidente.
Aumentano le donne accolte di origine straniera
Nel 2022 sono state accolte complessivamente 20.711 donne, di cui 14.288 sono “donne nuove”, numeri sostanzialmente stabili rispetto all’anno precedente (14.565 nel 2021). Le caratteristiche della donna che si rivolge a un centro antiviolenza D.i.Re sono consolidate negli anni: per quanto riguarda l’età, anche nel 2022 quasi la metà (47,3%) delle donne accolte ha un’età compresa tra i 30 e i 49 anni.
Di particolare rilevanza il numero delle donne che superano i 60 anni: 1.638. Un dato che rappresenta la trasversalità della violenza maschile alle donne, anche rispetto all’età delle donne che la subiscono. Il 29% delle donne che nel 2022 si sono rivolte a un centro antiviolenza è di origine straniera, segnando una crescita di 3 punti percentuali rispetto agli ultimi due anni, 2021 e 2020 (26%). Il dato è allineato con quello nazionale Istat del 2021 (30%) e del 2020 (27,7%).
L’autore della violenza è prevalentemente italiano (soltanto il 28% ha provenienza straniera) e questo dato, oramai consolidato negli anni, mette in discussione lo stereotipo diffuso che vede il fenomeno della violenza maschile sulle donne ridotto a retaggio di universi culturali situati nell’“altrove” dei paesi extraeuropei. Tuttavia, rispetto al dato del 2021, si registra un aumento di un punto percentuale per i maltrattanti di provenienza straniera (27%).
Sono ancora poche le donne che denunciano
Ancora molto basso il numero di donne che decide di denunciare: soltanto il 27% delle donne accolte, percentuale che diminuisce di un punto percentuale rispetto all’anno scorso (28%). La vittimizzazione secondaria da parte delle Istituzioni che entrano in contatto con le donne (servizi sociali, forze dell’ordine, tribunali ecc.) o da parte dei media continua a frenare l’avvio di un rapporto di fiducia con le donne che intendono rivolgersi alla giustizia, anche per il timore dell’esposizione mediatica, come la cronaca di questi giorni dimostra.
Al Nord la metà dei centri
I 105 centri antiviolenza della Rete D.i.Re, gestiti dalle oltre 80 organizzazioni socie, sono presenti in tutte le regioni italiane, tranne che nella Regione Molise e continuano ad avere una distribuzione non omogenea sul territorio nazionale: nell’area del nord si trovano oltre la metà dei centri (57 pari al 54%); in quella del centro 23 centri (pari al 22%) e tra sud (17) e isole (8) si arriva a 25 centri (pari al 24%).
Insieme al numero delle donne accolte, rispetto al 2021 è rimasta sostanzialmente stabile anche la risposta che i centri antiviolenza danno sul territorio: le organizzazioni della Rete che hanno partecipato all’indagine (78 su 81), attraverso i loro 105 Centri antiviolenza, gestiscono 176 Sportelli antiviolenza, con una lieve flessione rispetto ai 182 sportelli del 2021. Oltre la metà dei centri (59%) può contare su almeno una struttura di ospitalità (62 in totale). A questo proposito si registra un incremento significativo degli appartamenti di cui dispongono i centri: 198 nel 2022, a fronte dei 185 del 2021. I posti letto disponibili sono oltre 1.000.
Il nodo dei fondi: i centri si reggono ancora sul volontariato
Le attività che i Centri garantiscono alle donne sono sempre molteplici: accoglienza e possibilità di consulenza legale nella quasi totalità dei casi, consulenza psicologica e percorsi di orientamento al lavoro in circa il 90% dei casi. Dalla comparazione con il 2021 emerge una sostanziale stabilità rispetto all’incremento significativo registrato lo scorso anno per la consulenza delle donne immigrate non in regola (76% dei centri) e il servizio di orientamento al lavoro (94% dei Centri). Questo dato è particolarmente significativo se si pensa che una donna su tre (30% tra disoccupate, casalinghe e studentesse) è a reddito zero, in linea con il 2021 (31,9%) e il 2020 (32,9). Solo il 36,7% (tra occupate e pensionate) può contare su un reddito sicuro, in linea con gli anni passati.
L’attività dei centri antiviolenza della Rete si sostiene per gran parte sul lavoro volontario delle attiviste, di cui solo il 32,5% è retribuito, anche a causa della scarsità e non strutturalità dei fondi. Per far fronte a questa situazione, oltre a continuare a sollecitare le istituzioni, ed in particolare il Dipartimento Pari Opportunità, D.i.Re ha lanciato una raccolta fondi, a cui si può partecipare dal sito Internet della Rete.
“La raccolta dei dati di D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza – ancora una volta – fotografa una situazione che si conferma strutturale: le donne accolte dai centri antiviolenza e accompagnate nei loro percorsi di uscita dalla violenza si attestano su cifre molto alte, dato ancora più impressionante se si pensa a quanto questo fenomeno sia ancora sommerso, spesso non riconosciuto e stigmatizzato” dichiara Antonella Veltri, presidente D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza. “Attraverso questo lavoro di monitoraggio e analisi dei dati raccolti, è anche possibile mettere in evidenza le caratteristiche degli autori di violenza e le peculiarità della violenza maschile alle donne, in tutte le sue diverse forme” conclude Veltri.
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